Illang - Uomini e lupi, la recensione del film originale Netflix

Nel futuro, con le due Coree prossime alla riunificazione, un agente di un gruppo speciale e una ragazza della resistenza collaborano per sopravvivere.

Illang - Uomini e lupi, la recensione del film originale Netflix
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Nel 2029 i governi del Nord e Sud Corea annunciano un piano di cinque anni per riunificare il Paese al fine di risollevare l'economia nazionale, ma la prospettiva non è vista di buon occhio da gran parte della popolazione, che teme come dietro questo accordo si nascondano ben altri interessi di tipo politico.
Nascono così dei gruppi anti-governativi e il più radicale di questi, conosciuto come La setta, si oppone anche con la violenza al nuovo corso, non facendosi scrupoli nell'utilizzare bambini come corrieri o kamikaze dinamitardi.
In Illang - Uomini e lupi, il Presidente crea un nuovo corpo speciale atto a stanare i terroristi, ma il servizio di intelligence della Pubblica Sicurezza, timoroso di perdere potere, organizza un piano per eliminare la ben equipaggiata concorrenza. Tra le fila di quest'ultima opera una banda di soldati, equipaggiati con indistruttibili armature e con le armi più moderne, ribattezza Wolf Brigade: i suoi membri scelti, addestrati per eseguire ogni tipo di ordine, si sono macchiati tempo prima di un massacro di innocenti studentesse che ha avuto il via in seguito a informazioni errate.
Im Joong-kyung fa parte di questa tecnologica squadra e, ancora arso dai rimorsi, entra in contatto con la sorella maggiore di una ragazzina morta suicida (si è fatta esplodere quando scoperta) durante un'operazione di rastrellamento.

Attenti al lupo

Il quarto adattamento del manga di culto di Mamoru Oshii, già trasposto su grande schermo dallo stesso fumettista in due live-action realizzati a cavallo fra gli anni '80 e '90 e nel film d'animazione Jin-Roh: The Wolf Brigade (1999), vede un cambio radicale d'ambientazione, con la vicenda che si sposta in una Corea prossima alla riunificazione (possibilità assai realistica di questi tempi, seppur in ottica ben più verosimile). Dietro la macchina da presa troviamo uno dei maggiori registi della penisola orientale, quel Kim Jee-woon che ha firmato opere di culto del calibro di Two Sisters (2003), A bittersweet life (2005), Il buono, il matto, il cattivo (2008) e I Saw the Devil (2010), nonché dell'hollywoodiano The Last Stand - L'ultima sfida (2013) con Arnold Schwarzenegger. Il cineasta, conosciuto per il suo stile spettacolare e la duttilità nell'adattarsi ai generi più disparati, sembra qui però spiazzato nel traslare l'opera originale e già in fase di sceneggiatura, da lui stesso curata, non si pone con il giusto approccio.
Le due ore e venti di visione infatti soffrono di una lentezza inesorabile, e il taglio di una mezz'ora e di alcuni personaggi avrebbe sicuramente giovato all'immediatezza dell'operazione; Illang - Uomini e lupi, i cui diritti per la distribuzione internazionale sono stati acquisiti in esclusiva da Netflix, paga una stanchezza di idee e situazioni che conduce a una certa monotonia nel lungo ed estenuante dipanarsi di intrighi e colpi di scena.

Chi troppo vuole...

Kim Jee-woon dirige al solito con grande eleganza e sfrutta al meglio le frequenti location notturne, trovando anche adeguato supporto dai convincenti effetti speciali, ma al racconto manca un effettivo climax in grado di appassionare realmente al destino dei personaggi principali, pedine di un gioco politico tra la varie fazioni governative in guerra tra loro. Il plot farraginoso, pur imbastendo qua e là sia disamine sull'attuale situazione sociale delle due Coree che curiose e affascinanti citazioni alla favola di Cappuccetto Rosso, affossa anche la relativa messa in scena e nessuno dei protagonisti riceve il necessario background introspettivo: lo stesso Im Joong-kyung, che dovrebbe essere scosso dagli incubi del passato e foriero di un reale cambiamento psicologico, risulta una figura abbozzata e la monolitica interpretazione di un altrove ottimo Gang Dong-won non aiuta di certo.
A mancare sono proprio quei dilemmi morali che avrebbero reso più stratificata l'anima emotiva del racconto, qui in fin dei conti appoggiato a una decorosa messa in scena e a una manciata di efficaci sequenze action che preparano il campo all'avvincente resa dei conti finale, con l'ambientazione fognaria e l'inquietante design delle tute della Wolf Brigade a suggerire un istinto horror rimasto purtroppo in superficie come tutte le altre ambizioni di partenza.

Illang - Uomini e lupi Il terzo live-action, dopo i due diretti tra gli anni '80 e '90 dallo stesso autore dell'opera originaria Mamoru Oshii (e con un adattamento animato del 1999), della Kerberos Saga batte bandiera coreana, trasportando l'ambientazione dall'originario Giappone in una penisola divisa in due ma pronta alla riunificazione. Illang - Uomini e lupi ci trascina all'interno di una spietata partita a scacchi tra gruppi terroristici e diverse agenzie governative, nel quale il mantra fondamentale è quello di "non credere a nessuno". Lo scopriranno ben presto i principali protagonisti della vicenda, un membro della famigerata Wolf Brigade e una ragazza invischiata in un gioco più grande di lei. Nonostante la firma, in fase di sceneggiatura e dietro la macchina da presa, del regista di culto Kim Jee-woon, le due ore e venti di visione risultano troppo lunghe per il racconto proposto e un taglio sia al minutaggio che alla miriade di figure secondarie avrebbe garantito un approccio più snello e coinvolgente. Qui, tolta la raffinata ed elegante messa in scena e un comparto action di ottimo livello (ma limitato), la tensione non è mai palpabile e lo spettacolo da blockbuster indigeno rimane ingabbiato negli eccessivi propositi di partenza.

5.5

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