Recensione Il Violinista del Diavolo

Il violinista David Garrett interpreta un altro virtuoso della musica, il leggendario Paganini

Recensione Il Violinista del Diavolo
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David Garrett interpreta Paganini. Per chi conosce il virtuoso violinista tedesco-statunitense queste righe bastano a fare il film. Ne Il violinista del Diavolo di Bernard Rose, sono le mani magiche di Garrett a rendere giustizia alle evoluzioni strumentistiche del rivoluzionario predecessore italiano. Un Paganini un po’ rockstar, un po’ dandy, che si veste come il Dracula di Coppola e seduce le fanciulle con sguardi languidi, lontano dalla carica dark di Klaus Kinski che al musicista maledetto aveva dedicato, nel 1989, il suo ultimo film. La bellezza di Garrett è decisamente più canonica, la sua recitazione decisamente poco incisiva, ma una cosa è certa: sa come si impugna un violino, cosa che Kinski invece, con tutto il rispetto, non sapeva assolutamente fare.

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In conferenza stampa Garrett si dimostra umile e disponibile. Suona in esclusiva per i giornalisti e spiega: “Non voglio fare come Mick Jagger o David Bowie, non diventerò un attore. Era una cosa di una volta nella vita. Inizialmente avrei soltanto dovuto dirigere la colonna sonora (contenuta nell’ultimo cd David Garrett vs. Paganini, insieme ad altri brani come un duetto con Andrea Bocelli) ma poi ho accettato di ricoprire il ruolo principale perché ci voleva qualcuno che sapesse tenere in mano lo strumento come si deve. Non sono Al Pacino, ma non serviva. Paganini è la sua musica e le sue esibizioni necessitavano credibilità. E ad ogni modo, essendo lui una sorta di rockstar d’altri tempi non è stato poi così difficile. So cosa significa iniziare a suonare da giovane, lo stress della vita in tour, i rapporti con i manager, la difficoltà di mantenere relazioni stabili. Ho fatto ricorso alla mia esperienza”.
Nato musicista classico, Garrett si è specializzato nel cosiddetto ‘crossover’, ovvero il recupero in chiave ‘alta’ di melodie popolari: “Mutatis mutandis, io e Paganini non facciamo cose così distanti - dice - Lui non faceva altro che riprendere melodie popolari che la gente potesse riconoscere, e ci applicava delle variazioni. Io faccio lo stesso con i Metallica o con Michael Jackson. Principalmente mi considero un musicista classico, quella è la mia casa, ma beh, è bello ogni tanto prendersi una vacanza, così poi quanto torni a casa tua ti pare ancora più bella. Per il film ho mantenuto le partiture originali di violino ma ho lavorato sugli arrangiamenti e le orchestrazioni, che non erano mai state scritte direttamente da Paganini. Diciamoci la verità, lui era sublime ma non aveva i migliori arrangiatori a disposizione, forse perché non aveva tanti soldi per pagarsene di grandi. Quindi ho sentito l’esigenza di ampliare e modernizzare, usando sempre gli strumenti della tradizione”.

Il Violinista del Diavolo Il violinista del Diavolo non è una biografia esatta, ma prende spunto dai pochi elementi conosciuti della misteriosa vita di Paganini aggiungendo molto lavoro di fantasia e sfumature soprannaturali e romantiche, tra Amadeus e il Dracula di Coppola. Il risultato non brilla particolarmente di luce propria, complice anche la recitazione legnosa di Garrett e l’impostazione generalmente più simile a quella di uno sceneggiato televisivo che a quella di un film per le sale. Ma il senso del film sta altrove: sono le performance spettacolari di Garrett a dargli valore aggiunto, ed è la prima volta, a memoria d’uomo, che Paganini è interpretato sullo schermo da qualcuno che non solo sa come si tiene in mano lo strumento, ma lo suona anche divinamente, o ‘diabolicamente’, proprio come il suo predecessore, che si diceva avesse venduto l’anima al Diavolo per ottenere il talento.

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