Il tunnel dell'orrore, la recensione dell'horror di Tobe Hooper

Due coppie di giovani fidanzati decidono di trascorrere la notte all'interno di un luna park a tema horror, con conseguenze spaventose.

Il tunnel dell'orrore, la recensione dell'horror di Tobe Hooper
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La giovane Amy sta per trascorrere una serata insieme al fidanzato Buzz e a un'altra coppia di amici, Liz e Richie. La meta designata - all'insaputa dei genitori della ragazza - è un luna park itinerante che sosta da poco in città. Il quartetto gira per le varie attrazioni della fiera e dopo aver assunto delle sostanze stupefacenti ha la malsana idea di trascorrere la notte all'interno della FunHouse, un tunnel dell'orrore, anche dopo l'orario di chiusura, nascondendosi allo sguardo degli inservienti. Ma l'imprevista sosta finirà per rivelarsi un grosso errore quando Amy & Co. diventano testimoni dell'omicidio della fattucchiera Madame Zena, uccisa brutalmente da un misterioso individuo con la maschera di Frankenstein.
E mentre anche il fratellino di Liz, uscito di nascosto da casa e recatosi proprio ai baracconi, deve affrontare altre insidie, i protagonisti si trovano a lottare per la sopravvivenza dopo essere stati inavvertitamente scoperti dal gestore dell'attrazione.

Non aprite quella giostra

All'inizio degli anni '80 Universal Pictures aveva intenzione di replicare il grande successo di Venerdì 13 (1980) della rivale Paramount realizzando un horror incentrato su un gruppo di teenager e affidando la regia a un maestro del genere come Tobe Hooper. L'uomo dietro Non aprite quella porta (1974) ha colto la palla al balzo e dato vita a un film nel quale ha gettato molte influenze di classici a lui cari: dall'inizio con Psyco (1960) nella celeberrima scena della doccia a La sposa di Frankenstein (1935) trasmesso in televisione, dal corollario sulle deformità antesignane di Freaks (1932) fino all'autocitazione nella gestione di un villain che altro non è che una versione caricaturale del suo Leatherface, rimodellato sui prototipi classici del cinema di mostri.
Il tunnel dell'orrore gioca proprio su questo calderone di situazioni improbabili che sfruttano il tema del luna park maledetto e, pur senza la poesia di grandi cult a tema, più giocati sull'atmosfera, quali il Carnival of Souls (1962) originale, il divertimento non manca di certo.

Un binario sicuro

Si respira, e non poteva essere altrimenti, quella sana e ludica atmosfera tipica del periodo, capace di smussare anche i passaggi dal tasso tensivo maggiore, e la mattanza adopera la particolare ambientazione con una certa inventiva, resa dei conti finale in primis. Manca a dire il vero una final girl degna di nota - Elizabeth Berridge è una presenza più passiva che combattiva - e alcune forzature in fase di sceneggiatura sono evidenti anche a un occhio meno esperto, ma Il tunnel dell'orrore ha il merito di procedere dritto e spedito senza curarsi troppo dei propri limiti concettuali e di adattarsi con efficacia alle linee guida del filone.
La prima parte offre una discreta varietà nell'esposizione di attrazioni e numeri artistici sempre più inquietanti, ideale preambolo a quanto avverrà da lì a poco, e alcune soluzioni estetiche sono state di probabile ispirazione per il futuro stile di Rob Zombie.
La parziale prevedibilità della seconda metà è un male necessario ma per nulla fastidioso e la scarsa caratterizzazione dei personaggi coinvolti è un difetto di poco conto, adeguata alla linearità di un titolo che propone uno "spaventoso intrattenimento" a uso e consumo del suo pubblico.

Il tunnel dell'orrore Un gruppo di giovani allo sbaraglio, un luna park a tema horror e un inquietante villain sono al centro di questo film diretto all'inizio degli anni '80 da uno dei maestri del genere quale Tobe Hooper. Che, autocitandosi e omaggiando grandi classici del genere, mette in scena una fiera a base di sangue e gradevole terrore nella piena tradizione del periodo, trasformando la semplicità della trama in un elemento a proprio vantaggio. Il tunnel dell'orrore è girato con inventiva e utilizza con efficacia le peculiarità della location, con una violenza parzialmente più soft del previsto ma una sana consapevolezza nella gestione delle molteplici situazioni mortali. Il caleidoscopio di bizzarra umanità che caratterizza la prima metà di visione ci insegna ancora una volta come i veri mostri siano forse altri e che mentire ai genitori non è mai una buona idea. Il film andrà in onda stasera, martedì 19 maggio, alle 00.45 su RETE4.

6.5

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