Il silenzio della palude, la recensione del noir Netflix con Pedro Alonso

Il regista spagnolo Marc Vigil adatta l'omonimo romanzo in un noir psicologico di difficile decifrazione, tra elementi di fascino e debolezze strutturali.

Il silenzio della palude, la recensione del noir Netflix con Pedro Alonso
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Q è un ex giornalista diventato scrittore di romanzi gialli: un autore di successo amato da milioni di lettori che però nella sua vita cela degli insospettabili segreti. Dietro un'immagine rispettabile l'uomo nasconde infatti il suo carattere instabile, che lo porta ad avere accese discussioni con il fratello minore Nacho e una tendenza alla solitudine. Ma ancora più preoccupante è l'inclinazione all'omicidio di Q, che non esita a dar sfogo a comportamenti psicopatici nella sua propensione per i delitti, utilizzata poi come fonte d'ispirazione per i libri. Dopo aver pubblicato un ultimo volume, sull'assassinio di un tassista da lui effettivamente commesso, il protagonista sceglie un'altra vittima per la futura opera e per l'occasione decide di puntare in grande.
Il suo obiettivo è infatti Ferrán Carretero, professore universitario nonché in passato membro di un importante partito e di recente coinvolto in uno scandalo su un presunto caso di corruzione. Il rapimento del docente scatena però forze incontrollabili, giacché personalità politiche di alto livello temono che questi possa spifferare il loro coinvolgimento in un traffico di droga ai più alti livelli.

Le vie del noir

L'esordio per il grande schermo del regista spagnolo Marc Vigil, attivo da tempo nella serialità, è un torbido thriller psicologico che accompagna lo spettatore in un mondo marcio e corrotto, privo di eroi o figure da prendere a esempio. Il silenzio della palude, reso disponibile in esclusiva nel catalogo di Netflix, è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Juanjo Braulio e vede al centro della vicenda, come nella migliore tradizione kinghiana, proprio uno scrittore. Soprattutto nella prima parte la narrazione gioca sul tema del "doppio", con il voice-over delle pagine scritte che si alterna a quanto effettivamente compiuto dal protagonista, e pur con un background esposto in maniera frettolosa i punti di interesse non mancano.
Col procedere degli eventi e l'entrata in scena di nuovi personaggi l'insieme rischia di perdere parzialmente omogeneità e si va così verso una frammentazione poco equilibrata, per quanto alla fine dei conti il puzzle si componga in maniera abbastanza chiara e precisa.

ll cielo sopra Berlino

Vigil riesce a gestire bene toni e atmosfere e a coprire le mancanze di una sceneggiatura che a tratti palesa un fiato corto e non riesce sempre a caratterizzare al meglio tutte le numerose figure coinvolte. Questo impedisce anche l'immedesimazione da parte del pubblico, d'altronde già restio a identificarsi in personaggi figli di un sottobosco criminale. È allora l'intreccio ad acquistare forza rispetto alle pedine in esso coinvolte e la resa dei conti finale chiude il cerchio con una spietata quanto inevitabile catarsi.
Il silenzio della palude non è quindi un'operazione di facile assimilazione ma, pur al netto di un ragionato scostamento dai canonici thriller di genere, la marcata spinta su influenze noir e le affilate caratterizzazioni dei personaggi offrono alcuni spunti degni di attenzione.
Le performance dell'eterogeneo cast, popolato da volti taglienti e sporchi e guidato da quel Pedro Alonso ben conosciuto dagli appassionati de La casa di carta in quanto interprete di Berlino, si adattano con concretezza al relativo contesto, per un film ostico e affascinante in egual misura.

Il silenzio della palude Il regista Marc Vigil ha dichiarato: "Sono rimasto intrigato dalle dinamiche narrative del romanzo e l'idea era di realizzare un film nello stile di Brian De Palma e Alfred Hitchcock, dove lo spettatore fa una serie di scoperte che lo conducono alla conclusione ma non può essere sicuro se quello che sta vedendo sia reale o parte della storia che il protagonista sta scrivendo". E proprio finché gioca sulle carte dell'ambiguità Il silenzio della palude trova i suoi momenti migliori, salvo poi svelarsi lentamente in dinamiche più affini a un noir di periferia, tra sottoboschi criminali e casi di corruzione nelle stanze del potere. Un film a tratti scostante che punta su atmosfere tese e crepuscolari ma pecca in più di un'occasione di una visione non organica e omogenea, rischiando di trascinare il racconto in un ingorgo narrativo prima di ritrovare compattezza nell'efficace resa dei conti finale. Per 90 minuti che possono affascinare e irritare al contempo nell'inesorabile discesa agli inferi di tutte le figure coinvolte.

6

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