Recensione Il ricco, il povero e il maggiordomo

Aldo, Giovanni e Giacomo tornano sul grande schermo in tempo per il Natale 2014

Recensione Il ricco, il povero e il maggiordomo
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A quattro anni da La banda dei Babbi Natale (2010) di Paolo Genovese, pellicola campione d'incassi che ha ottenuto il Biglietto d'oro, il trio comico formato da Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti - meglio conosciuti come Aldo, Giovanni e Giacomo - torna al grande schermo per incarnare, appunto, Il ricco, il povero e il maggiordomo, firmando anche la regia al fianco del Morgan Bertacca che figurò tra gli sceneggiatori del film precedente.
Infatti, nel bel mezzo di un mercato, si comincia con il primo che, travestito da uomo di colore, fa il venditore abusivo e scopriamo che nel tempo libero allena una allegra e inconcludente squadretta di calcio costituita per lo più da bambini extracomunitari.
Ed è proprio durante una rocambolesca fuga dai vigili impegnati a controllare le licenze che viene investito dal secondo e dal terzo, l'uno maggiordomo cultore di arti marziali e della filosofia giapponese, l'altro spregiudicato broker appassionato di golf che gode non solo di uno spettacolare ufficio di rappresentanza presso Porta Nuova a Milano, ma anche di una villa con parco e piscina appena fuori città.
Villa in cui Aldo, di conseguenza, sognando di potersi comprare la tanto desiderata licenza da ambulante, accetta di effettuare qualche lavoretto propostogli da Giacomo in cambio di un risarcimento; prima che quest'ultimo, però, venga inaspettatamente colpito da un tracollo finanziario destinato a portare via tutta la sua fortuna, compresa la lussuosa abitazione.

Tre uomini e una mamma

Tracollo che, insieme al già citato maggiordomo, oltretutto privato dei propri risparmi, lo porta ad accettare l'invito da parte dell'investito a trasferirsi nella sua casa, dove vive con la burbera e combattiva madre Calcedonia, che non esita a trattarlo come un inetto.
Burbera e combattiva madre cui concede anima e corpo in maniera magistrale la veterana del teatro Giuliana Lojodice, la quale rappresenta il comparto femminile dell'operazione al fianco di Dolores alias Guadalupe Lancho, cameriera sudamericana di Giacomo con cui Giovanni ha una liason, della bella addetta ai finanziamenti in banca Assia, interpretata da Francesca Neri, e di una meccanica e una pasticcera che, rispettivamente incarnate da Chiara Sani e Rosalia Porcaro, tentano in continuazione di sedurre Aldo.
Mentre il Massimo Popolizio di Romanzo criminale (2005) veste i panni di un sacerdote nel corso della oltre ora e quaranta di visione che, con una colonna sonora spaziante da Se mi lasci non vale di Julio Iglesias a Me cago en el amor di Tonino Carotone ed i tre interessati ad ottenere un prestito che gli consenta di mettere un progetto che potrebbe salvarli tutti, si presenta, in fin dei conti, sulla falsariga dei plot che furono alla base di Un povero ricco (1983) con Renato Pozzetto e Che vita da cani! (1991) di Mel Brooks.
Ma la consueta simpatia sfoggiata dai protagonisti non risulta sufficiente a salvare dalla morsa della fiacchezza una banalissima favoletta morale che, volta a ribadire l'importanza dell'amicizia nei momenti più difficili, si rivela, purtroppo, tutt'altro che capace di regalare risate allo spettatore.

Il ricco, il povero e il maggiordomo Affiancati da Morgan Bertacca, Aldo, Giovanni e Giacomo realizzano il loro ottavo lungometraggio cinematografico in cui, come sempre, vestono anche i panni dei protagonisti. Il ricco, il povero e il maggiordomo, infatti, sono loro, nel corso di una moderna favoletta che riecheggia, in maniera evidente, i soggetti di titoli quali Un povero ricco di Pasquale Festa Campanile e Che vita da cani! di Mel Brooks. Però, mentre si cita il tarantiniano Django unchained ed emerge l’immortale morale mirata a ricordare che chi trova un amico, trova un tesoro, si sprofonda nella noia e, soprattutto, non si ride mai. Complice una comicità sicuramente non volgare e fastidiosa, ma di stampo eccessivamente vecchio per poter conquistare lo spettatore italiano del XXI secolo.

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