Recensione Il Nascondiglio

Pupi Avati torna a spaventare lo spettatore a distanza di 11 anni

Recensione Il Nascondiglio
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Intro

Era dai tempi de L'Arcano Incantatore (1996), affascinante pellicola dal tratto gotico e medievale che il regista emiliano non calcava gli inquietanti sentieri (a lui congeniali, diciamo la verità) dell'orrore. Genere scelto dal nostro già a partire dal lontano 1976, quando La Casa dalle Finestre che Ridono venne ultimato e distribuito nelle italiche sale per esser poi cultizzato ed annoverato tra i capolavori dell'horror nostrano. Dalle sinistre e disturbate terre padane dei settanta alla idillica (mica tanto...) provincia statunitense del duemila il passo è piuttosto breve: alla sinistra e mefitica 'dimora del pittore', testimone di indicibili avvenimenti, succede un'altrettanto inquietante magione abbandonata un tempo pensionato per anziani. Il tutto condito dalla presenza di una certa aurea magica e superstiziosa che grazie alla ricorrente presenza della Chiesa sposta di continuo la percezione degli eventi verso territori sovrannaturali.

Cenni narrativi

Il Nascondiglio parte da una semplice e breve premessa di carattere giallo e al tempo stesso favolistico: in una fredda notte del 1957, caratterizzata da un'intensa bufera di neve, una piccola città dell'Iowa è sconvolta da un'atroce sequenza di orrendi delitti avvenuti all'interno di una sorta di ospizio gestito da suore ma di proprietà di una ricca arpia, tale Mrs. Shields, dal carattere severo e possessivo, oltre che gelosa del figlio unico erede poi miracolosamente scampato alla strage assieme a due ragazze misteriosamente scomparse. La Snakes Hall ('Sala dei Serpenti', quasi ad indicarne la simbologia peccaminosa), verrà riaperta venticinque anni dopo da Laura Morante (vittima, cinematograficamente parlando, di un curioso caso di omonimia), donna appena uscita da un lungo ricovero psichiatrico causato dall'improvviso suicidio del marito che decide, seguendo le orme della zia, di aprire un ristorante proprio a Davenport, andando involontariamente a riesumare un passato forse troppo frettolosamente oscurato e dimenticato...

Considerazioni personali

Diciamo subito le cose come stanno: il lavoro è piu che buono dimostrandosi (finalmente) un ottimo prodotto nostrano di genere, capace di intrattenere lo spettatore per quasi due ore senza eccessive cadute di tono. Le basi per la riuscita vengono poste già in sede di script, con una sceneggiatura semplice ma non per questo banale, illesa nei confronti del pericolo superficialità. L'impianto narrativo si rivela infatti efficace e prevedibile quanto basta affinchè lo spettatore resti affascinato da eventi ed esistenti e resti in sala incollato alla sedia in attesa dello scioglimento finale. Proprio i personaggi, interpretati da attori ben diretti da Avati, risultano caratterizzati con mestiere rivelando con pochi gesti, parole e scene una personalità ben precisa ed identificabile. Su tutti spicca naturalmente la presenza della bravissima Morante, attrice che sembra nata per parti particolarmente 'difficili', cui è affidato il gravoso compito di reggere l'intero film sulla base delle sue portentose doti recitative. Tra una diabolica risata, alcuni gelidi sospiri e segreti rivelati a suon di torce accese, Pupi Avati riesce là dove in molti hanno rimediato figuracce: rendere credibile e 'reale' un plot che in mani meno esperte avrebbe sconfinato in pacchiani clichè del fantastico. Una volta 'aperto' infatti, questo Nascondiglio si rivela essere un giallo a tutti gli effetti, arricchito però da interessanti incursioni nel thriller psicologico. L'abbandono del tema della 'haunted mansion' avviene già dopo poche sequenze grazie anche ad un importante lavoro in sede di sound design volto a comunicare al pubblico molto più di quanto si pensi. Riz Ortolani fornisce inoltre il supporto di un'interessante componente musicale spesso coincidente con una sezione d'archi empaticamente chiamata in causa, con maestria classica, nel sottolineare gli stati emotivi più intensi di Laura. Cenno particolare per fotografia e scenografie, che raggiungono livelli di spessore soprattutto negli interni della Snakes Hall, dove l'accostamento ricercato tra luci ed ombre unito ad un uso dei colori molto espressivo pescano con successo all'interno di cento anni di storia del cinema horror.

Concludendo

Con questo Nascondiglio (disponibile anche l'omonimo libro) Pupi Avati si conferma uno dei pochissimi registi italiani capace di confezionare adeguatamente una pellicola che non abbia piglio autoriale. Dopo il suicidio di Dario Argento con la sua Terza Madre, una vera e propria boccata d'aria fresca per un settore qui da noi decisamente in crisi, retto unicamente da cine-panettoni natalizi trash e pellicole socialmente e volutamente impegnate.

Il Nascondiglio Estetica orrorifica e sostanza che sfiora il poliziesco. Questo è Il Nascondiglio, film che incarna appieno il celebre slogan carpenteriano del 'saper raccontare una storia'. Avati ci riesce benissimo, offrendoci oltre cento minuti di evasione sapientemente confezionata. Consigliato.

7.5

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