Recensione Il mondo fino in fondo

Un viaggio verso il profondo sud per ritrovare (forse) sé stessi

Recensione Il mondo fino in fondo
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Opera prima per il genovese Alessandro Lunardelli, Il mondo fino in fondo (che vede nel cast Luca Marinelli, Filippo Scicchitano, Alfredo Castro e anche - per un piccolo cameo - Barbora Bobulova) è il tentativo di ‘sondare' e analizzare alcune questioni contemporanee seguendole e sciogliendole attraverso un percorso on the road spinto fino al suo limite ultimo, il confine glaciale (a sud) della terra sulla quale viviamo. Sarà questo il viaggio che intraprenderanno (più per caso che per volontà) due fratelli (il diciottenne Davide e il trentenne Loris) in fuga di ricognizione da una vita agiata nella provinciale Agro (località fittizia), dove il padre - noto industriale - possiede una passamaneria nella quale entrambi i figli lavorano. Ma il materiale da elaborare lungo il percorso diventerà strada facendo sempre più ingarbugliato e complesso, perché si sommeranno lungo la via un gran numero di personaggi irrisolti e conflittuali. Dalla non confessata (né ai genitori né tantomeno al fratello) omosessualità di Davide, passando per la strada di vita imboccata non per scelta ma quasi per inerzia da Loris (sposato e in attesa di un figlio), proseguendo per la manifesta confusione esistenziale di Andy (un cileno ecologista determinato - forse - a porre fine alla sua esistenza), fino alla ‘ossessione' ecologista di Ana (che nasconde in sé un profondo senso di solitudine e insicurezza), ogni situazione seguirà un suo percorso verso il profondo sud e verso (possibilmente) una propria riconciliazione.

In fuga... ma da cosa?

Classico caso di uno di quei film che mettendo troppa carne al fuoco perdono di vista il loro fulcro narrativo, Il mondo fino in fondo non riesce a non impantanarsi in un approccio che tende a ‘sommare' esternamente le tematiche e che non trova mai il tempo (o il modo) di scavare invece fino all'essenza delle stesse. Così facendo, ogni questione seminata (narrativamente parlando) dal film resta a galleggiare sulla superficie di un prodotto che diventa via facendo sempre più frammentario, a comparti stagni, e dove ogni tappa geografica (Italia, Spagna, Cile, i ghiacciai della Patagonia) corrisponde sommariamente a una tappa tematica. Di conseguenza il film perde ben presto la sua visione d'insieme e anche la recitazione (come conseguenza della crescente frammentazione) risulta in più di un'occasione innaturale, forzata, per quanto emerga nel complesso una sottile ironia capace di rendere più scorrevole la narrazione. In ogni caso, il viaggio da Agro alle distese della Patagonia smarrisce la sua carica esistenziale assumendo invece l'aspetto di una corsa alla meta che è più un gioco al traguardo che non un vero momento di riconciliazione con i propri demoni. E in questo dilungarsi anche quelle che erano buone intuizioni filmiche vanno a diluirsi nella sensazione generale di un prodotto poco riuscito. A metà tra commedia situazionale e dramma esistenziale, l'opera prima di Lunardelli manca in fondo di centrare il risultato proprio per l'incapacità di scegliere un suo registro, una sua strada e arrivare alla meta non per un caso 'logistico' ma per la precisa intenzione di percorrere quel ‘cammino'.

Il mondo fino in fondo Presentato Fuori Concorso nella sezione Alice nella Città al Festival Internazionale del Film di Roma 2013, Il mondo fino in fondo (opera prima di Alessandro Lunardelli) non riesce a convogliare il grande carico di temi messi in gioco (omosessualità, l’appiattimento nelle grigie realtà periferiche, ecologia) in un film che ‘risolva’ almeno parte delle questioni sollevate. Troppo aperto nella struttura narrativa, il film di Lunardelli spreca gran parte del suo potenziale riflessivo, trasformando la meta esistenziale quasi in una mera meta geografica.

5.5

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