Recensione Il Mondo di Jan Svankmajer

Benvenuti nel folle, caotico ed irrazionale mondo di Jan Svankmejer

Recensione Il Mondo di Jan Svankmajer
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« Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza... quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio. »

Anthony Lane, The New Yorker.

Cercando qualche articolo su Jan Svankmajer in google, finiremmo quasi inevitabilmente per ritrovarci a leggere un pezzo nel quale viene riportata la citazione del giornalista del The New Yorker che abbiamo posto in apertura. Questo perché essa è quello che normalmente viene definita come una "sacrosanta verità".
Imbattersi in un lavoro del regista e sceneggiatore praghese non è facile in un paese culturalmente discutibile dove vengono rivalutate le scorregge di Alvaro Vitali elevandole allo status di vezzo autoriale, geniale guizzo artistico di rigetto della società. Senza nulla togliere alle "invidiabili" capacità di produrre una cospicua quantità di gas metano del Pierino nazionale, è piuttosto irritante che, youtube a parte, gli amanti del cinema in Italia si siano sempre dovuti rivolgere al mercato dell'import per fruire dei lavoro di Svankmajer, mentre, tornando alle flatulenze di cui sopra, certi lacerti trash della cinematografia nazional-pecoreccia possono persino essere trovate in collector edition.
Fortunatamente, come spesso accade in questi casi, è stato il gruppo editoriale romano Minerva-Rarovideo a rattoppare la falla dandoci la possibilità di mettere le nostre bramose grinfie su un cofanetto che racchiude due dvd con 14 cortometraggi e un booklet monografico di 17 pagine.
Potremmo stare qua ore ed ore a disquisire su quanto l'opera del poliedrico regista ceco sia fondamentale per comprendere la poetica di director ben conosciuti dal grande pubblico e ai cinefili di mezzo mondo. Tim Burton, Terry Gilliam, Henry Selick sono degli "adepti" dichiarati e chi ha avuto la fortuna di conoscere le gemme dell'autore in questione, non faticherà a cogliere gli evidenti parallelismi.
Tuttavia, noi critici siamo il più delle volte degli imbrattacarte vanagloriosi che si crogiolano nell'utilizzo di metafore, allegorie, accortezze linguistiche (r)affinate utili a carpire l'attenzione di chi ha voglia di ascoltare la nostra prosopopea, ma siamo quanto di più lontano da un artista possa esistere. Come disse qualcuno, il giornalismo "Giustifica la sua esistenza attraverso il principio darwiniano della sopravvivenza del più volgare" e chi esercita il diritto di critica non fa eccezione.
Ecco perché per questa lieta occasione, abbiamo l'onore di ospitare sulle nostre pagine un vero artista, che, molto probabilmente, vi sarà capitato d'incontrare durante le peregrinazioni catodiche su Zelig o, più recentemente, sul discusso Fiorello Show di Sky Uno.
Stiamo parlando del Man in Blob Massimo Barbini, in arte Niba.
Mimo, attore, ma anche realizzatore di cortometraggi in stop motion come Contrappasso Uno e Cena Con-dita nei quali l'amore nei confronti di Svankmajer è realmente palpabile.
E per la prima volta avrete la possibilità di ascoltare Niba con la sua "vera" voce. Beh, più o meno.





La parola al Man in Blob

Durante la mia piccola "carriera" artistica, ho sempre vissuto due vite parallele: quella di mimo/attore/regista e quella di scenografo/scultore/installatore. Queste due mie passioni sono state sempre in conflitto tra di loro. Spesso mi tormentava la stupidissima domanda: "Che voglio fare realmente nella vita? Quale delle due è la strada giusta da intraprendere?".
Poi però è successo un fatto di non poco conto. Uno di quegli accadimenti in grado di sconvolgerti emozionalmente ed artisticamente. Ho conosciuto il lavoro di Jan Svankmajer nel 2004 ed ora, grazie a lui, queste due vite artistiche convivono serenamente, anzi si compensano del tutto, in autentica simbiosi. Oggi, con un progetto chiamato "Androni-ba", sperimento, fondendo il mio modo di fare teatro con le mie sculture-installazioni alle quali, con l'ausilio della tecnica d'animazione stop-motion infondo vita ed azione. Per creare ed assemblare questi miei "mutanti" utilizzo materiale di vario tipo che viene dalle discariche, dalle isole ecologiche: scarti, rifiuti che hanno esaurito il proprio ciclo produttivo, manichini, pezzi di motore, attrezzi da laboratorio, vecchi giocattoli. 

Il loro destino comune è l'oblio, la morte. GAME OVER.
 L'artista però è un creatore, un latore di vita all'interno di un linguaggio specifico. L'Arte, a mio modo di vedere, è quanto di più lontano dalla Morte esista.
Jan Svankmajer è il padre, il genio, il "dio creatore" di questa poetica.
Nelle sue pellicole, oggetti d'uso quotidiano,"normalmente" inanimati, prendono vita. Con uno stile, una maestria unica nel suo genere, anima qualsiasi cosa: ossa, parti organiche come lingua, fegato e cervello, piante, ortaggi, creta, pupazzi, uomini, materiale di cancelleria come compassi, forbici, temperini etc.
La prima volta che mi sono trovato davanti ad un suo cortometraggio ho pensato che il telecomando fosse diventato un terribile marchingegno, perché, dopo aver premuto play per avviare il dvd, mi sono trovato teletrasportato, impaurito, ma allo stesso tempo terribilmente affascinato e curioso, in un mondo magico dove nulla era inanimato. Si, perchè nell'universo di Jan Svankmajer, niente è prevedibile, niente è scontato, niente è impossibile, tutto è vivo.
Distrugge e destruttura tutti gli schemi senza alcuna logica e raziocinio, spiazzandoti completamente facendoti credere che quello che stai vedendo sia vero. Materiali e oggetti si compongono e scompongono dando vita ad uno dei più affascinanti spettacoli mai visti. 
In Darkness/Light/Darkness (Tma/Svetlo/Tma), uno dei miei corti preferiti, racconta (per lo meno secondo la mia interpretazione) la metamorfosi e la creazione dell'uomo in un mondo claustrofobico. Ma lo fa, con una struttura narrativa semplice, elementare, come se a raccontarla fosse un bambino che, giocando appunto al "Dio creatore", si diverte ad assemblare le diverse parti. Con manualità creativa associata alla tecnica di animazione dona vita all'argilla, agli oggetti e alle parti organiche, e lo fa con rispetto, senza recare loro alcun male, ma trasmettendo allo stesso tempo allo spettatore, dolore e sofferenza. Il risultato è un uomo che, magicamente e orribilmente, si autocompone in uno scenario opprimente e surreale. Quello che più mi affascina dell'arte di Svankmajer sono i set ricchi di dettagli, piccoli particolari che lasciano intravedere un certosino lavoro di artigianato, frutto d'esperienza nel campo del teatro e dei mestieri ad esso correlati come la scenografia, la pittura, la scultura e il design. Anche la fotografia, i movimenti di camera-spettacolare a mio avviso quello sul finale di Darkness/Light/Darkness- e il montaggio sono stilisticamente perfetti e coerenti con la sua cifra stilistca peculiare. Svankmajer è un esteta, un perfezionista, che offre sprazzi di fantastico humor nero. L'alchimia di questi magici ingredienti rende il suo lavoro Unico. E 'per questo insieme di fattori che ritengo Jan Svankmajer uno dei più affascinanti, inquietanti, magici ed innovativi artisti contemporanei. Se avete trovato motivo d'interesse in queste mie parole, oltre al maestro Svankmajer, vi consiglio d'entrare in contatto coi lavori altri due genii dell'animazione a passo uno, ovvero Ladislas Starewitch (Mosca RUSSIA 1882-1965) e The Brothers Quay (Philadelphia USA 1947).

L’edizione in dvd.

Rarovideo, nei due dvd che compongono il cofanetto, ci da l’opprtunità di possedere ben 14 cortometraggi di Jan Svankmajer. Ecco l’elenco, in ordine cronologico:

- Poslední trik pana Schwarzewaldea a pana Edgara (L’ultimo trucco del signor Schwarzewald e del signor Edgar) (1964)
- Johan Sebastian Bach: Fantasia in g-moll (J.S. Bach: Fantasia in sol minore) (1965)
- Et cetera (1966)
- Rakvièkarná (Punch & Judy, or The Coffin House) (1966)
- Historie Nature Suita (Historia Naturae Suite) (1967)
- Byt (The Flat) (1968)
- Zaharada (The garden) (1968)
- Tichý týden v domì (A Quiet Week in the House) (1969)
- Kostnice (The Ossuary) (1970)
- Leonardùv deník 72 (Leonardo's Diary) (1972)
- Otranský zámek (Il castello di Otranto) (1973-79)
- Zánik domu Usherù (The Fall of House Usher) (1980)
- Moznosti dialogu (Dimensions of Dialogue) (1982)
- Tma-svìtlo-tma (Darkness-Light-Darkness) (1989)


Ad arricchire il tutto, un booklet di 17 pagine, “Conversazione con Jav Svankmajer”, nonché un documentario di 24 minuti intitolato “Il Mondo dell’animazione parla di Jav Svankmajer” (a cura di Gianluca Aicardi), nel quale potremo ascoltare gli interventi d’insigni animatori, studiosi ed artisti surrealisti tutti accomunati dalla passione nei confronti delle opere del Maestro:

- Barry Purves (animatore di pupazzi)
- Bill Plympton (gagman americano due volte candidato all’Oscar)
- Ilan Nguyen (esperto d’animazione internazionale insegnante all’università di Tokyo)
- Koji Yamamura (autore indipendente giapponese)
- Giovanni Russo (fondatore di eMotion e direttore del festival di Lucca Animation)
- Rao Heidmets (animatore di pupazzi estone)
- Bruno Solarik (membro del movimento surrealista ceco)
- Stanislav Ulver (direttore di “Film&Doba” la più celebre e antica rivista di cinema di Praga)

Il Mondo di Jan Svankmajer Rarovideo si distingue ancora una volta per la qualità i il coraggio delle sue proposte, dando la possibilità ai bistrattati cinefili italiani di poter possedere un’immancabile raccolta di corti di quello che, senza paura di cadere in fallo, possiamo definire come un autentico, e spesso sconosciuto ai più, maestro del cinema d’animazione. Se, in aggiunta a ciò, amate il cinema di Tim Burton, Terry Gilliam ed Henry Selick (Coraline e la Porta Magica) allora non avete alcuna scusante. Non esiste alcun alibi per non possedere nella vostra collezione questa raccolta. Ringraziamo tanto Rarovideo per averci dato questa possibilità, tanto il nostro “special guest” d’eccezione Niba per le sue parole sul Dio Creatore Jan Svankmajer.

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