Il mistero Henri Pick, la recensione del film con Fabrice Luchini

Adattamento dell'omonimo best seller francese, il film racconta lo straordinario successo di un romanzo del quale la paternità è oggetto di controversie.

Il mistero Henri Pick, la recensione del film con Fabrice Luchini
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L'omonimo romanzo dello scrittore francese David Foenkinos è stato un caso letterario Oltralpe e la sua trasposizione sul grande schermo è stata ben più che annunciata. Dopo il grande successo nelle librerie, la vicenda alla base del racconto ha replicato ai botteghini autoctoni e ha confermato, qualora ce ne fosse ancora stato bisogno, la consapevolezza dei "cugini" nel realizzare commedie brillanti di qualità.
L'adattamento porta la firma di Rémi Bezançon, regista noto anche al pubblico italiano vista la distribuzione nelle nostre sale di suoi passati lavori come il leggero Travolti dalla cicogna (2011) e il piccolo cult d'animazione Le avventure di Zarafa (2012), e vede nei panni del principale protagonista una star francese del calibro di Fabrice Luchini, volto ben noto agli spettatori cinefili e tra i più grandi attori contemporanei della scena europea nel filone. Vediamo dunque le carte vincenti, e qualche passaggio a vuoto, de Il mistero Henri Pick, titolo che già ampiamente suggerisce l'impianto investigativo che avrà luogo nel corso dei cento minuti di visione.

Una sola verità per Henri Pick

La storia ha inizio quando le cronache nazionali parlano del clamoroso responso di vendite di un libro, scritto da un pizzaiolo deceduto due anni prima. Il "caso" Henri Pick è sulla bocca dell'opinione pubblica e arriva fino alle emittenti nazionali, con diverse trasmissioni che cercano di svelare curiosità sull'autore del tomo. L'unico a nutrire dubbi sulla reale identità di questi è Jean-Michel Rouche, conduttore di un popolare talk-show, che ne mette in dubbio la paternità in una diretta alla quale partecipano anche la giovane editrice del romanzo e la figlia di Pick, Josephine.
Il manoscritto è stato rinvenuto in una piccola libreria di una cittadina bretone, contenente al suo interno centinaia di scritti mai pubblicati. Rouche decide così di indagare in prima persona e si reca nel paesino, dove viene aiutato nelle ricerche dalla stessa Josephine, finendo per scoprire un'incredibile verità.

Cinema a piccoli sorsi

Il mistero di Henri Pick dimostra una piacevole gradevolezza, riuscendo a gestire con ragionato equilibrio le diverse anime del racconto. In una formula sobria, elegante e ricca di un umorismo sottile e mai urlato, l'unico elemento parzialmente stonato è l'eccessiva verbosità strutturale, con una lunga serie di dialoghi che si susseguono nel corso delle personali e cocciute indagini da parte del protagonista, determinato a ogni costo a svelare il presunto "inganno perfetto".
Bezançon ovvia a una parziale monotonia di ritmo e situazioni con l'inserimento qua e là di una manciata di gag leggere, capaci di rinvigorire la narrazione. E in questo gran parte del merito è senza dubbio di Luchini, abile nel tratteggiare con giusti modi e tempi un personaggio a forte rischio caricaturale, che invece acquista sempre più sfaccettature nel dipanarsi dell'intreccio.

Elementare, Watson!

Tra citazioni a Sherlock Holmes e atmosfere vagamente melanconiche sul destino di tante opere perdute o sconosciute, sogni nel cassetto rimasti celati di aspiranti scrittori, l'insieme procede in una cospicua serie di interviste/interrogatori a figure che avevano qualcosa in comune con la persona scomparsa e la presenza fondamentale del personaggio di Josephine, un'altrettanto ottima Camille Cottin, pareggia i dubbi e le certezze dell'ostinato Rouche.

Il colpo di scena che si rivela con una millimetrica perfezione nelle fasi finali, e si incastra chirurgicamente con il resto del tessuto espositivo, conclude degnamente un'operazione apprezzabile e fresca che, con un pizzico di personalità in più a livello stilistico, avrebbe potuto regalare spunti anche da un punto di vista marcatamente più artistico.

Il mistero Henri Pick Un film amabile e leggero, gradevole trasposizione dell'omonimo romanzo, best seller in patria: Il mistero Henri Pick offre quanto promesso e i cento minuti di visione scorrono con leggerezza nell'esposizione del racconto mystery alla base. A mancare all'insieme è una maggior personalità, con il regista Rémi Bezançon che si limita a dirigere un adattamento ligio e attento senza uscire dal seminato. Una scelta sicuramente apprezzabile e che offre godibili spunti da commedia brillante (il protagonista Fabrice Luchini è ormai un'assodata garanzia nel filone), ma che rischia di penalizzare il ritmo e scade ogni tanto in una stantia monotonia di eventi e situazioni nelle ricerche investigative dei personaggi, fino al colpo di scena che chiude degnamente il cerchio.

6.5

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