Recensione Il Messaggero

Questo film fa davvero paura, e non perché è un film dell'orrore, ma per tutto il resto.

Recensione Il Messaggero
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Chi cerca trova

Abbiamo cercato, veramente a fondo, ma non abbiamo assolutamente trovato niente in "The Haunting in Connecticut" che meritasse una qualche tipo di attenzione.
Sul serio, abbiamo anche ricontrollato più volte credendo che qualcosa ci fosse sfuggito, ma la realtà è desolante.
Allora come procedere nella recensione? Parlare "male" di un film, per molti, è molto più semplice che parlarne bene.
Ma pochi sanno che quando una pellicola è come "Il Messaggero" si rischia che le parole di divina giustizia si fondino l'una con l'altra diventando niente di più che un semplice mattone di parole urlanti poco digeribili.
Quindi, ora che abbiamo premesso che praticamente nulla è salvabile in questa pellicola, e presupponendo che chi ci ha lavorato abbia almeno cominciato il progetto con l'idea di fare qualcosa di meglio, l'unica cosa che rimane da fare è iniziare dando risposta alla domanda principale che avvolge questa pellicola cioè: perchè?
Potremmo rispondere dicendo che stiamo parlando di un horror e che quindi, secondo l'idea di certe case di produzione, non serve che sia fatto bene per attrarre il grande pubblico, a giudicare dai risontri di pubblico.
E potremmo concludere facendo presente che la trovata di aggiungere un velato mistero di fondo alla trama si è fatta carico di attrarre l'ultima fetta di pubblico rimasta, cioè quella appassionata di thriller più che di horror.
Ecco spiegato perchè, probabilmente, la pellicola ha visto la luce.
Una versione scialba e diluita di "The Others", qualcosa di talmente privo di contenuti da sembrare intangibile, etereo.. ma senza ricercare questa sensazione.
L'assoluta mancanza di verve, di passione e coinvolgimento che traspare da ogni particolare del film rende lo stesso, poco digeribile, senza sapore.
Come masticare del sughero.

Tratto da una storia vera

"Tratto da una storia vera", a volte si crede che bastino queste magiche parole davanti ad un titolo di un film del terrore per attirare spettatori affamati d'ignoto.
Questa pellicola si presenta così.
Illustra le sfortunate vicende dei Campbell, famigliola piena di crepe che si trasferisce in una grande casa sperduta, di stile vittoriano.
In questa villa, tempo addietro, si ergeva una camera mortuaria dove viveva e lavorava un giovane medium, che riusciva a far da tramite fra il mondo ultraterreno e il nostro.
Sembra però che questo dotato giovane non abbia mai smesso di fare il suo lavoro e la villa sia ancora infestata.
I Campbell saranno in grado di affrontare questa occupazione indesiderata di ectoplasmi?

Un Film Pauroso

Peter Cornwell, il regista, sembra aver lasciato molti particolari al caso, soprattuto per quanto riguarda la scelta del cast e poi la sua relativa direzione
Virginia Madsen (Sara Campbell) dovrebbe interpretare un amorevole madre in pena per il figlio "disturbato" e malato, mentre non riesce ad andare aldilà dell'espressione da soap opera.
Dall'altro capo del filo Kyle Gallner (Matt Campbell) ha sulle spalle l'onere di interpretare il figlioccio perseguitato, peso completamente fuori dalla sua portata: c'è da chiedersi in a base a cosa sia stato scelto.
Così il resto della combriccola, personaggi talmente piatti da far rabbrividire; pensare che per "The Haunting in Connecticut" sono stati coinvolti ben due sceneggiatori (Adam Simon e Tim Metcalfe).
Musiche e scenografie fanno una singolare gara di banalità, tanto sono dozzinali, scialbe ed anonime, ovunque si sente e si vede "il già visto" e la scusa che si tratta di un film horror non basta più.
Che ci sia speranza per la fotografia? No, nemmeno per quella, dato che nei momenti che dovrebbero incutere terrore la luce accenna un qualche tipo di carattere, ma il tentativo viene subito "ammazzato" dalla musica, che deconcentra lo spettatore.
Allora perché dovrei andare a vedere "The Haunting in Connecticut"? vi starete chiedendo.
Se per "San Valentino di Sangue" almeno lo splatter e il 3-D facevano divertire abbastanza da chiudere un occhio sul resto, qui il tutto è affrontato con una tale serietà da rendere snob , e quindi noiosa, l'intera pellicola.
Questo film fa davvero paura, e, purtroppo, non perché è un film dell'orrore.

il messaggero Il Messaggero è un film di una banalità assoluta sotto ogni punto di vista, e se avrete il coraggio di andare in sala portatevi almeno degli amici per prenderlo in giro a fine proiezione. La dove alcuni sottoprodotti horror, come San Valentino di Sangue in 3D, avevano almeno la scusante dell'esperienza tridimensionale, qua non c'è davvero nulla che possa giustificare l'acquisto del biglietto.

4

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