Recensione Il Mai Nato

Grandi nomi per un film horror di maniera

Recensione Il Mai Nato
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The Unborn - Il mai nato

Il tema dei fantasmi, delle possessioni e delle maledizioni è entrato di rigore fra quelli classici del cinema, non solo horror.
E vista l’invasione degli ultimi tempi di pellicole basate su serial killer e affini, fa quasi piacere variare con qualcosa dai toni più mistici e sovrannaturali; soprattutto se a proporcelo sono pezzi da novanta come David S. Goyer e Michael Bay, che hanno sfornato alcune delle pellicole più interessanti e meglio riuscite degli ultimi anni, come Batman Begins e Transformers.

Il varco è stato aperto

Nella mistica e nella mitologia ebraica si parla a più riprese del Dybbuk, sorta di anima dannata condannata al limbo ma che non si rassegna alla propria sorte: insinuando paura negli esseri umani, cerca di prenderne possesso per poter vivere la vita che gli è stata negata.
Casey Beldon (Odette Yustman), giovane e attraente studentessa universitaria e baby-sitter part-time, entrerà suo malgrado a contatto con una di queste creature: sulle prime penserà di essere semplicemente preda di allucinazioni, ma quando tutta una serie di scioccanti verità le si riveleranno davanti, niente sarà più lo stesso, e la lotta contro il Dybbuk diverrà spietata, coinvolgendo naturalmente parenti e amici della ragazza.

Un pout-pourri troppo assortito

La Platinum Dunes ha avuto una buona idea a mettere in cantiere un horror dalle tinte thriller e sovrannaturali diverso dai soliti, sanguinolenti, giochi al massacro, evitando inoltre di girare l’ennesimo, improbabile remake di qualche blockbuster asiatico.
Goyer pecca però nell’aver confezionato quasi “a tavolino” l’opera, partendo da spunti molto interessanti, ma andando a pescare ispirazione qua e là in modo invero assai palese: i riferimenti ai grandi classici americani del genere sono innegabili, così come le atmosfere, le scene spaventose e le creature sembrano riprese in toto da Silent Hill e The Grudge (e intendiamo le opere originali giapponesi).
La sceneggiatura non mostra molti buchi nella trama, anzi rivela ben più del necessario, lasciando però lo spettatore con un senso di incredulità rispetto a molte delle scene, che, per quanto intriganti, sembrano più provenire da un telefilm alla Buffy the Vampire Slayer che da un horror “serio”.
E forse il difetto più evidente è quello di aver messo troppa carne al fuoco, nell’intento di rendere il tutto più appetibile e misterioso. Invece del semplice, ma inarrestabile rancore di un’anima dannata nei confronti dell’umanità, in The Unborn c’è spazio per mistica cristiana ed ebraica, mitologia, kabala, esperimenti nazisti, misteri del dna ed esseri di altre dimensioni.
Stupisce come la povera Casey non dia di matto dopo soli dieci minuti di film, e come la stessa gente che le sta a fianco invece di portarla da uno psicologo si accontenti di accompagnarla...dall’oculista.
La regia scorre di pari passo con la sceneggiatura: Goyer ha adottato lo stesso stile e metodo di lavoro con cui ha preparato il copione, con un’alternanza di scene particolarmente evocative ad altre di impatto assolutamente risibile, poiché “frenate” o semplicemente perché già viste e largamente telefonate.
Tirando le somme, dall’uomo che ha contribuito a riportare in auge, con ottimi risultati, due personaggi come Blade e Batman ci si aspettava certo di più. Sia in veste di sperimentalismo che di presa sul pubblico.

Ogni volta che la figura di Gary Oldman si affaccia dagli schermi cinematografici, non possiamo che rimanerne colpiti: che interpreti un mago ribelle o un integerrimo ispettore di polizia (solo per citare due delle sue ultime e più note interpretazioni) risulta sempre affascinante, affidabile, carismatico. E anche in The Unborn, Oldman non ci fa mancare una grande interpretazione, seppur sacrificata ad un ruolo di breve durata (quello del rabbino progressista che condurrà l’esorcismo al quale si sottoporrà Casey nella seconda parte del film), ma che senza il suo apporto sarebbe probabilmente apparso come macchiettistico.
Anche il resto del cast adulto compie egregiamente la sua parte, ma si vede troppo poco: dai genitori di Casey (James Remar e Carla Gugino) a Padre Wyndham (Idris Elba) fino ad arrivare al personaggio dell’anziana Sofi Kozma, la donna che sarà la chiave di volta del mistero. Sofi, interpretata dalla bravissima Jane Alexander, regala al film un’interpretazione che le scene in cui appare in verità non sembrano meritare. Uno di quei casi in cui il talento di un attore dà veramente un valore aggiunto ad un’opera in sé mediocre.
Venendo ai protagonisti giovanili, c’è da notare una certa discrepanza tra la loro importanza e la quantità di tempo in cui appaiono: gli interpreti, ad ogni modo, se la cavano in maniera più che discreta. I due bambini posseduti dal Dybbuk, Barto e Matty (interpretati rispettivamente da Ethan Cutkosky e Atticus Shaffer), ad esempio, o Romy, la migliore amica di Casey, che ha il volto e la voce di Meagan Good, già vista in Stepping: dalla strada al palcoscenico.
Appare chiaro, tuttavia, come la produzione abbia voluto puntare sulla figura dei due protagonisti, Casey (Odette Yustman) e il suo fidanzato Mark (Cam Gigandet).
Decisamente belli e discretamente bravi, non sono ancora molto noti. Tuttavia sono apparsi, conquistando molte simpatie fra il pubblico, l’una in Cloverfield e l’altro come antagonista principale in Twilight e Never Back Down, assicurandosi così una visibilità che va sempre in crescendo. E possiamo esser sicuri che li rivedremo presto.

Il Mai Nato The Unborn è un horror girato bene, ma in maniera troppo prevedibile. Tinto (sarebbe meglio dire macchiato) di sovrannaturale, offre al pubblico più di quello che probabilmente cerca, mentre manca di spavento genuino e soprattutto che non sappia di già visto. Il lavoro di Goyer sembra più adatto ad una console che al cinema, in questo caso, e viene salvato da un ottimo cast tecnico/artistico, che associa alla presenza anche una buona qualità media della recitazione. Ma la sostanza del film latita nell’oblio proprio come un Dybbuk.

5

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