Il gigante di ferro, la recensione del film di Brad Bird

Un ragazzino stringe amicizia con un gigantesco robot di origine sconosciuta in Il gigante di ferro, cult animato di fine anni '90.

Il gigante di ferro, la recensione del film di Brad Bird
Articolo a cura di

Ottobre 1957, Rockwell (piccola cittadina del Maine). Hogarth Hughes, vivace ragazzino di nove anni con il gusto per l'avventura e una passione per le scoperte spaziali, vive insieme alla madre, cameriera nel fast-food locale. Una sera Hogarth rimane a casa da solo e, mentre sta guardando un film horror in televisione, vede il segnale catodico saltare; recatosi sul tetto scopre che una parte del cortile adiacente la proprietà è stata completamente distrutta e decide di addentrarsi nel contiguo bosco per scoprirne la causa. Giunto nei pressi della centrale elettrice si imbatte in un gigantesco robot che sta cercando di cibarsi del metallo della struttura, rischiando di rimanere fulminato. Sarà proprio Hogarth a salvarlo, stringendo con l'inaspettato visitatore un sincero rapporto di amicizia. Nei giorni successivi il governo, insospettito da vari avvistamenti, decide di inviare l'ispettore Kent Mansley per far luce sull'accaduto.

Superrobot

Non sono poche le similarità con un altro classico dell'animazione quale Elliott il drago invisibile (1977), produzione Disney che ha recentemente beneficiato di un godibile remake in live action, quelle presenti in questa produzione Warner Bros. assunta al rango di cult nonostante il fallimentare incasso al box-office. Anche ne Il gigante di ferro troviamo infatti per protagonista un ragazzino che stringe un profondo rapporto d'amicizia con una creatura gigantesca, in questo caso un robot, proprio nei pressi di una foresta attigua ad una piccola cittadina americana. Adattando il romanzo scritto trent'anni prima da Ted Hughes, Brad Bird firma alla fine dello scorso secolo un'opera affascinante e ricca di sfumature per tutte le età grazie ad una trama che, seppur anche a portata di bambino, riflette sulla guerra fredda e la minaccia nucleare con confortevole lucidità, coniugando impegno ed emozioni con mirabile equilibrio e regalando un sano spettacolo di genere anche dal punto di vista visivo. L'unione tra l'animazione tradizionale e quella computerizzata, utilizzata soprattutto per gestire i movimenti del mastodontico robot, si rivela infatti felice e coesa e i raffinati e colorati paesaggi, gli efficaci "giochi di ombre" e uno stile di disegno moderno e spigoloso ma guardante comunque al passato donano un avvolgente impatto estetico ai novanta minuti di visione, sprecando citazioni sia ai vecchi film dell'orrore (trasmessi in TV) che al mondo fumettistico, con la figura di Superman che si rivelerà determinante ai fini degli eventi. Il tutto all'interno di un contesto più profondo del previsto, con riflessioni esistenziali sul senso della vita ("l'anima si trova in tutte le cose buone") e sul libero arbitrio ("tu sei chi scegli di essere") solo parzialmente rovinate da un finale consolatorio che strizza innegabilmente l'occhio al pubblico più piccolo.

Il gigante di ferro Unendo animazione classica e moderna, Brad Bird firma un efficace ed emozionante adattamento del romanzo di Ted Hughes, già monito contro la guerra fredda e la minaccia nucleare, restituendo tramite l'impatto visivo tutta la quantità di emozioni e spunti di riflessione che la storia conteneva. Il gigante di ferro, flop al botteghino ma cult entrato nei cuori di spettatori più o meno giovincelli, coniuga divertimento e impegno, semplice ma genuino, in maniera briosa ed efficacemente spettacolare.

8

Che voto dai a: Il gigante di ferro

Media Voto Utenti
Voti: 14
8.8
nd