Recensione Il Diario di Jack

Un agente di star e i suoi segreti

Recensione Il Diario di Jack
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Un lungo letargo.

Ci sono voluti tre anni di letargo affinchè Man about town (titolo originale de Il diario di Jack) vedesse la luce: girato infatti nel 2004, è uscito negli States solo nel 2007 e direttamente per l'home video, probabilmente spinto anche dal buon successo di un film come Reign over me. Il 4 Luglio 2008 è invece la sua data d'uscita per ciò che concerne il mercato italiano. Un ritardo alquanto inspiegabile, vistoii i già buoni risultati del precedente Litigi d'amore, che aveva fatto conoscere un regista talentuoso quale Mike Binder al grande pubblico, e le presenze nel cast di un "divo" da botteghini quale Ben Affleck e una bellezza mozzafiato come quella di Rebecca Romijn (ex-Stamos). Nonostante una pioggia di critiche più o meno ragionate, lo stile di Binder riesce comunque a emergere, seppur arrufato e confuso, comunque ricco di quel fascino malinconico che aveva commosso più di una persona con il dramma post 11 settembre di Reign over me.

L'agente delle star.

Jack Gianoro (Ben Affleck) è un famoso agente di star hollywoodiane, con una vita apparentemente (quasi) perfetta. Ha una bella moglie (Rebecca Romijn), una bella casa e un lavoro che lo soddisfa. Vi sono però anche dei lati negativi come il padre che vive con loro, ormai malato di mente dopo un ictus, e un passato che Jack ricorda con angoscia: da bambino,infatti, era grasso e aveva sensi di inferiorità nei confronti di un suo amico. Per tenere a bada tutte le sue paure, le scrive in un diario e frequenta un corso che insegna proprio come scaricarle mettendole su carta. E' qui però che diventa vittima di una crudele giornalista, Barbi Ling (Bai Ling), pronta a tutto pur di svelare i segreti più nascosti dell'Olimpo Hollywoodiano. Inizia così per Jack una vera e propria Odissea, che lo vedrà separarsi dalla moglie, scoperta fedigrafa, stare dietro al padre sempre più instabile mentalmente, e subire un'aggressione brutale in casa sua, che lo costringerà a girare per un pò di tempo con due buffi denti da castoro. Alla fine dovrà capire quali sono per lui i valori più importanti della vita, se donare tutto se stesso alla carriera o ricercare la gioia di un tempo.

Un diario particolare.

Il diario di Jack è un prodotto difficile da catalogare. Probabilmente, se fosse finito in altre mani che non quelle di Binder, ci saremmo trovati di fronte a una commedia trita e ritrita, con spunti banali, che sarebbe stata ben presto dimenticata. Ma lo stile del regista si sente, e pur non arrivando a toccare i punti massimi del suo Cinema, permea il film di una magia e un gusto emozionale davvero interessanti. Questo si vede anche nel rapporto con gli attori (lo stesso Binder si trova a recitare nei panni dell'amico traditore), e sia Ben Affleck che la Romijn sfornano due ottime prove, riuscendo a delineare due figure più complesse dell'apparenza. Ma è soprattutto nella regia che la pellicola gioca le sue carte migliori: la drammatica poesia, giocata molto spesso su soluzioni visive di grande impatto (il "trio" di ascensori finali è veramente stupendo, così come la surreale sequenza sottomarina in CG), che riesce a instillare nello spettatore una commozione genuina, il cui unico appunto lo si può denotare nei, fin troppo monotoni, flashback dal passato che Jack ricorda mentre scrive il suo diario. Tutto ruota intorno a lui, che finisce per essere unico centro focale della realtà che lo circonda, e ogni azione viene svolta in sua funzione. Lo stesso diario è come uno specchio trasfigurato delle sua essenza più nascosta, quella che non riesce a trasmettere a fatti o parole, ma solo attraverso la "forza" di una penna. Raccontato per mezzo della voce fuori campo, il "journal" di Jack è la sua vera nemesi-appiglio, unico amico materiale nel quale dar sfogo a tutte le proprie insicurezze, anche nei momenti più duri. Nonostante la forte componente malinconica, Il diario di Jack regala anche più di qualche, esilarante, risata: dalla buffa protesi dentale del protagonista, in seguito a qualche cazzotto di troppo, fino alla rocambolesca fuga a Chinatown, Binder non manca di inserire svariate gag, giocate soprattutto sulle espressioni facciali degli attori. Oltre alla già citata coppia protagonista, troviamo infatti altri volti più o meno conosciuti, quali Bai Ling, Gina Gershon (Face Off, Bound - Torbido inganno), Adam Goldber. Ma una vera menzione d'onore va fatta a John Cleese (già nei Monty Python), irresistibile nei panni del Dottor Primkin, personaggio dal forte humour tipicamente british. Interessante anche il comparto musicale, in grado di sottolineare abilmente i vari stati d'animo dei personaggi, e mai eccessivamente ridondanti. Se si vogliono trovare dei difetti, bisogna andarli a ricercare nella sceneggiatura: non tanto per imperfezioni o sbavature, ma per la poca paura di osare. Una storia come questa, che avrebbe potuto mettere a nudo, anche grottescamente, alcuni altarini di Hollywood (spassoso, a riguardo, il provino di un'attrice che imita Sharon Stone in Basic Instinct) non viene sviluppata in tutte le sue potenzialità, rimanendo confinata al rango di semplice commedia passatempo. Il diario di Jack, per quanto imperfetto, rimane comunque un'interessante commistione tra dramma e commedia, in cui Binder si trova perfettamente a suo agio con il suo stile particolare ed emozionale. Come un UFO nelle torride sere d'Estate, difficilmente identificabile, ma che di sicuro non lascia, nel bene o nel male, indifferenti.

Il Diario di Jack Il diario di Jack, è un prodotto onesto e genuino, carico di imperfezioni rimediate però da una regia abile e maestra nel raccontare i tormenti dei protagonisti, con ironia e delicatezza sapientemente amalgamate. Si ride e ci si commuove in egual misura, merito anche di interpretazioni di buon livello. La storia funziona, anche se avrebbe potuto osare qualcosa di più nel dipingere un ritratto più amaro e grottesco del business hollywoodiano. Forse sottotono, ma non da sottovalutare.

6

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