Recensione Il caso Spotlight

Arriva a Venezia 72 il film -con protagonisti Mark Ruffalo e Michael Keaton- che racconta l'incredibile inchiesta del Boston Globe che ha sconvolto la Chiesa americana agli inizi del secolo.

Recensione Il caso Spotlight
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Siamo nel 2001 e il Boston Globe è in fermento per l'arrivo di un nuovo direttore: tra i primi a beneficiare della verve del nuovo arrivato è il team Spotlight, che da sempre si occupa delle inchieste più scottanti. Accantonato un infruttuoso reportage sportivo, il gruppetto di giornalisti investigativi capitanato dall'esperto Walter Robinson si addentra in un campo minato, scoprendo che una considerevole fetta dei sacerdoti cattolici della città è implicata in brutte storie di molestie a danni di minori, e quel che è peggio la cosa sarebbe sistematicamente insabbiata dall'arcidiocesi del Cardinale Law: con non poche difficoltà la verità verrà a galla, portando i reporter fino al Pulitzer, grazie anche a qualche colpo di fortuna e alla collaborazione di testimoni ed ex-implicati nella vicenda, tra i quali un avvocato che sa molto più di quanto vorrebbe dare a vedere...

Sotto i riflettori

Sembra che la cifra stilistica dei film più attesi quest'anno al Lido sia il loro rapporto con la realtà, l'essere tratti dalle cosiddette "storie vere" e Il caso Spotlight non fa eccezione, anzi, trae gran parte del suo appeal proprio dal fatto che l'inchiesta del Boston Globe non riguardi appalti truccati o collusioni tra politica e malavita: argomenti certo importanti ma che non arrivano al cuore quanto lo scandaloso e imperdonabile atteggiamento di certe "pecore nere" all'interno della Chiesa. Quello che sconvolge è la portata della scoperta, che non si limitava a pochi, isolati casi ma a coinvolgere addirittura una novantina di sacerdoti nella sola area di Boston, con la copertura, volente o nolente, delle autorità ecclesiastiche. Di fronte a una situazione del genere non si può che restare incollati alla poltrona, anche se, in realtà, se si è interessati solo al fatto di cronaca sarebbe meglio recuperare direttamente l'inchiesta originale, piuttosto che guardare il film dell'eclettico Thomas McCarthy, che costruisce una pellicola piuttosto usuale nel genere, senza particolari guizzi o meriti che non siano riconducibili alla vicenda originale o al magnetismo esercitato dagli ottimi interpreti. Il cast, che vede al suo interno tra gli altri Mike Ruffalo, il sempre sottovalutato Liev Schreiber, Michael Keaton, Rachel McAdams e il grande Stanley Tucci, rende bene il suo compito, sebbene i personaggi difficilmente lascino il segno. Stesso dicasi dell'intreccio, in realtà abbastanza deboluccio e con punti di svolta telefonatissimi, oltre che vittima di un po' di inevitabile retorica e di alcuni momenti in cui la vicenda, per quanto incredibile nei risvolti, sembra quasi virare verso il complottismo alla Dan Brown.

Il Caso Spotlight Il caso Spotlight è stato accolto molto positivamente alla sua proiezione in anteprima a Venezia 72, ma abbiamo come l'impressione che la maggior parte degli applausi che ha raccolto siano dovuti, a priori, più alla tematica trattata, più che alla effettiva qualità del film. La stessa identica pellicola, se avesse trattato di scandali economici, politici o ecologici, gran parte di quegli applausi probabilmente non se li sarebbe presi. Rimane, tuttavia, un film su un'inchiesta giornalistica banale nella realizzazione ma inusuale nelle tematiche, e quindi meritevole comunque di attenzione, anche grazie al carnet attoriale di tutto rispetto.

6

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