Il canale Recensione: su Netflix le case infestate fanno ancora paura

David scopre un inquietante mistero legato ad un delitto commesso in casa sua un secolo prima in Il canale, affascinante horror britannico.

Il canale Recensione: su Netflix le case infestate fanno ancora paura
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Casa dolce casa è un assunto che può essere quantomai di cattivo augurio nel cinema horror, come ci hanno insegnato nel corso degli anni e da tempo immemore tutti i titoli del filone haunted house. Filone che spesso è stato vittima di un riciclo continuo di situazioni e di idee e in cui ha provato a dire la sua nel 2014 il regista irlandese Ivan Kavanagh con Il canale, da poco disponibile su Netflix. Sulla scia amityvilliana la storia vede trasferirsi l'archivista filmico David e la moglie Alice in una nuova casa, dove crescerà anche il figlio atteso dalla coppia: cinque anni dopo l'arrivo nella dimora l'uomo scopre che tra quelle quattro mura all'inizio dello scorso secolo è avvenuto un brutale fatto di sangue, con il vecchio proprietario accusato dell'omicidio della compagna, assassinata con più di cinquanta coltellate davanti agli occhi delle figlie. David comincia così ad essere vittima di incubi e la crescente gelosia nei confronti di Alice porterà ben presto passato e presente a collidere pericolosamente.

Fantasmi dal passato

Su una base narrativa risaputa Kavanagh, anche autore della sceneggiatura, costruisce un piccolo gioiellino di pura tensione psicologica, andando ad innestare nel racconto interessanti sfumature e non banali risvolti introspettivi. La scoperta del tradimento da parte della moglie manda all'aria le certezze del protagonista che si ritrova ad essere vittima di inquietanti apparizioni in un crescendo di follia in cui immaginazione e sovrannaturale si mescolano costantemente, lasciando aperti i dubbi nell'evoluzione mystery della vicenda. Una vera e propria odissea paranoica in cui spettri reali e non collimano egregiamente, lasciando spazio a qualche sano e violento istinto di genere che trova nel disturbante finale un vera e propria apoteosi orrorifica di indubbia efficacia, supportata dai più che buoni effetti speciali e make-up. Il canale preferisce giocare in una subdola sottrazione, limitando al minimo indispensabile i jump scare in favore di una palpabile tensione che, dopo i primi venti minuti, vive un vero e proprio crescendo emotivo nel dramma vissuto da David, il quale ricerca le potenziali cause della paradossale situazione vissuta all'interno di vecchi filmati o di riprese effettuate ad hoc tramite una videocamera dell'anteguerra: una soluzione originale che permea il lato fantastico di tonalità stranianti e piacevolmente old-school. Rupert Evans, accompagnato da un convincente cast di supporto, permea il suo personaggio della giusta intensità drammatica, convogliando un'opprimente empatia che trova nel gustoso epilogo l'ennesimo, azzeccato, colpo basso del racconto.

Il canale Ivan Kavanagh porta un po' di originalità nello spesso monotono filone delle case infestate realizzando un horror che adatta tutti gli stereotipi narrativi del genere ad uno script non privo di intuizioni, capace di costruire nei novanta minuti di visione un avvolgente crescendo tensivo. Il canale vive su un terrore che entra di soppiatto e schiva facili soluzioni, preferendo una maliarda inquietudine (psicologica e non) a banali jump scare; personaggi credibili, ben interpretati dal solido cast, e una regia raffinata che gioca abilmente con inquadrature e topoi, fanno il resto in un horror ricco di sorprese.

7

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