Recensione Il buono, il matto, il cattivo

Un omaggio al classico di Leone in un esaltante western coreano

Recensione Il buono, il matto, il cattivo
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E dopo la rilettura giapponese di Django, diretta da Takashi Miike, anche un altro film mito del genere western, Il buono, il brutto e il cattivo riceve un gradito e interessante omaggio. Uscito nel 2008 nelle sale coreane (e da quanto annunciato coraggiosamente da Tucker film, ora in arrivo anche in quelle italiche) The Good, the Bad, the Weird è infatti ricco di citazioni e rimandi al capolavoro di Leone, nonchè ricco di archetipi classici del genere. Non è certo all'ordine del giorno un western proveniente dalla Corea, ma visto il risultato non ci si può certo lamentare, ritrovando ancora una volta l'abilità del Cinema orientale di fare proprie atmosfere e storie lontane dalla sua classica cultura, plasmandole senza andare mai a snaturare la fonte originaria. Dietro la macchina da presa troviamo Kim Ji-woon, già apprezzato autore dell'horror A tale of two sisters e del coinvolgente action A bittersweet life, qui impegnato in una sorta di blockbuster ad alto costo e dalla durata che supera pienamente le due ore. A dar vita ai tre pistoleri infallibili tre attori assai conosciuti agli appassionati delle produzioni orientali come Lee Byung-heon, Jung Woosung e Song Kang-ho, calati alla perfezione nei loro personaggi. Pronti a partire per un'irresistibile caccia al tesoro nel deserto della Manciuria?

Caccia al tesoro

Manciuria, anni '30. Una leggendaria mappa viene venduta dal capo di un'organizzazione criminale all'esercito di occupazione giapponese. L'uomo però sceglie di fare il doppio gioco e assolda Chang-yi (Lee Byung-heon), uno spietato killer, affinchè la recuperi. Sulle tracce della cartina vi è anche Do-won (Jung Woosung), rinomato cacciatore di taglie, che presta i suoi servizi per l'esercito indipendentista coreano e spera allo stesso tempo di intascare la copiosa taglia sulla testa di Chang-Yi. La mappa però finisce nelle mani di Tae-gu (Song Kang-ho) un simpatico ladro, che la spunta sugli altri due contendenti dopo una burrascosa rapina al treno dove era in atto lo scambio. Ma Chang-yi e Do-won non sono certo rassegnati a demordere, e inizia così un'irresistibile e adrenalinico inseguimento, durante il quale si formeranno alleanze più o meno solide. E nel frattempo anche l'esercito giapponese, il movimento indipendentista coreano e una banda di briganti si uniscono alla caccia.

Bersaglio centrato

Esaltante, uno spettacolo in piena regola che adempie pienamente al suo compito. The Good, the Bad, the Weird è un western appassionante e coinvolgente, diretto magnificamente, che pone soltanto un omaggio all'Opera di Leone, distaccandovisi però sia in quanto a struttura narrativa (anche se alcuni rimandi sono una vera gioia per i cinefili doc), che per stile e impostazione. Azione allo stato puro, un non preponderante ma vibrante sguardo comico, e paesaggi stupendi che fanno da sfondo a una storia di sapore classico, ma non per questo meno coinvolgente. Due ore di grande cinema, che si rifà più volte a quello americano ma non perde la sua identità, lasciando il sapore di un ibrido vincente e mai fuori luogo. Ambientato in luoghi che poco hanno da invidiare per fascino agli sconfinati deserti americani, è un'epopea grezza ricca di scene madri dall'elevato livello artistico, tra le migliori del genere action recente. Dall'iniziale rapina al treno, fino al lungo (oltre dieci minuti) inseguimento di massa verso la fine, Kim Ji-woon non sbaglia una mossa, sapendo unire nel migliore dei modi un'introspezione drammatica diretta e senza fronzoli a un umorismo sfacciato e irriverente, non scevro di una certa dose di sana violenza. Un ritmo incalzante che non abbandona mai i protagonisti, caratterizzati alla perfezione complici interpretazioni di alto livello, su cui spicca il "weird" Song Kang-ho, centro comico della vicenda, nonchè portatore di un imprevedibile colpo di scena finale. Dove non manca, naturalmente, il classico duella a tre ispirato a quello di Eastwood, Van Cleef e Wallach. La ricerca del fantomatico tesoro è solo un'espediente, una sorta di Santo Graal davanti al quale il valore della vita svanisce così come gli scrupoli morali, barattati con un'ossessione che motiva i personaggi. Le scene di massa risultano convincenti e avvincenti, con trovate logistiche degne di nota e sparatorie che non fanno rimpiangere i classici del genere, grazie anche a una fotografia d'eccezione e una messa in scena sfolgorante, che cattura sin da subito nella maestosità dei set e la brillantezza cromatica di costumi e scenografie. Qualche, piccolo, difetto lo si può ricercare in fase di sceneggiatura, a tratti un pò forzata, ma è un neo di poco conto di fronte alla bellezza complessiva di un film destinato a lanciare nuovi standard nel genere, soprattutto per quanto riguarda la perfetta messa in scena dell'azione, poche volte così spettacolare e adrenalinica. Se tutti gli omaggi fossero di questa caratura, non potremmo che giorne. Strano che Tarantino non ne abbia speso pubblicamente le lodi...

Il buono, il matto, il cattivo Dalla Corea un western con la 'W' maiuscola, emblema perfetto di come realizzare uno spettacolo non privo di anima. Tecnicamente eccelso, ricco di sequenze action da capogiro, destinate a segnare nuove vette del genere, The Good, the Bad, the Weird offre due ore di assoluto ed esaltante divertimento. Sperando che, come al solito in Italia con le produzioni d'Oriente, non passi inosservato...

8

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