Il bandito corso, la recensione del film con Jean Reno e Christian Clavier

Adattamento di un fumetto satirico degli anni '70, il film di Alain Berbérian è una stiracchiata action/comedy che si affida al carisma dei suoi attori.

Il bandito corso, la recensione del film con Jean Reno e Christian Clavier
Articolo a cura di

I pregiudizi, si sa, sono duri a morire, in ogni parte del mondo. E proprio sulla presunta incompatibilità tra diverse popolazioni/culture e una sana applicazione degli stereotipi il cinema comico ha sempre fatto le proprie fortune, proponendo gag in serie incentrate sulle accese diversità.
Quattro anni prima del francese Giù al Nord (2008), sempre Oltralpe è uscita questa commedia che, come sottolinea già il titolo italiano, prende di mira i vizi e i tabù degli abitanti della Corsica.

Adattamento di un fumetto satirico creato negli anni '70 dal disegnatore René Pétillon, Il bandito corso vede per protagonista il detective privato parigino Jack Palmer (pseudonimo di Rémi Francois), il quale viene incaricato dal notaio Dargent di gestire una situazione immobiliare sull'isola riguardante un tale Ange Leoni. Il nostro arriva in loco salvo scoprire che l'uomo di cui è alla ricerca è in realtà uno dei più temuti banditi della zona, impegnato al momento in una lotta tra bande per il controllo del territorio.
Palmer fatica ad ambientarsi in un mondo che non gli appartiene e ogni suo tentativo di incontrare Leoni viene reso vano dall'intervento o delle forze dell'ordine o di gang rivali. La situazione si complica ulteriormente quando si imbatte "per caso" nella splendida Léa, sorella del latitante, e dovrà decidere da che parte stare.

Di nuovo insieme

La chimica tra Christian Clavier e Jean Reno era già stata messa brillantemente alla prova nel franchise cult de I visitatori, dove i due popolari attori interpretavano due personaggi medievali che si trovavano catapultati nell'epoca contemporanea. E ancora una volta è proprio l'alchimia tra loro a mettere le pezze ad una produzione altrimenti deboluccia dal punto di vista narrativo. Il bandito corso tenta, come già accennato in apertura del pezzo, di sfruttare le regole classiche del filone, con il drastico trasferimento del protagonista in un luogo a lui ostile e nel quale non si sente a proprio agio: sin dal suo arrivo una pioggia incessante e un tassista poco socievole fanno comprendere il leit motiv che caratterizzerà l'intero costrutto.

E con la stessa leggerezza il compianto regista di origini libanesi Alain Berbérian (anch'esso un "trapiantato" e forse proprio per questo desideroso di raccontare una storia di questo tipo), cerca di plasmare alcuni cliché con un taglio più ironico e sgusciante, venendo favorito in questo dalla perfetta faccia da duro di Reno, ormai abituato a personaggi ad hoc.

Risate a metà

Il bandito corso, durante l'ora e mezza di visione, ha sicuramente un buon numero di gag e battute divertenti, con tanto di femme fatale cui presta le grazie la nostra Caterina Murino, lei stessa isolana (nata in Sardegna) e perciò a proprio agio con certe atmosfere e luoghi. Il maggior difetto dell'operazione risiede in una verve eccessivamente caricaturale, con le situazioni che si susseguono senza sosta nel tentativo di mantenere sempre costante il tasso di risate, tentativo che però si rivela controproducente in quanto solo un terzo delle suddette vanno realmente a segno nel loro obiettivo.

Lo spropositato carico di figure secondarie, con la polizia e le forze speciali che si danno la zappa sui piedi in continuazione, loschi magheggi politici e la lotta per il potere tra le varie gang, appesantisce una trama che avrebbe giovato di una maggior semplicità d'intenti e nel quale gli stessi protagonisti finiscono per apparire come involontarie macchiette in un fitto e caotico schema nel quale, qualsiasi cosa possa accadere nel corso degli eventi, il lieto fine era già comunque scritto in partenza.
Dal punto di vista stilistico Berbérian, cineasta modesto specializzato proprio nella commedia per il grande pubblico, non eccelle in virtuosismi (escluso uno split screen sui titoli di testa abbastanza gratuito) e le interviste dal vivo ad abitanti corsi, comparenti durante i credits finali, sembrano un furbo invito a non prendere niente e nessuno troppo sul serio, a cominciare proprio dal film stesso.

Il bandito corso Una commedia senza troppe pretese se non quella di divertire con semplicità il relativo pubblico di riferimento, soprattutto autoctono. Il bandito corso gioca con gli stereotipi e la qui accentuata rudezza del popolo isolano per adattare l'amato fumetto creato negli anni '70 dall'autore satirico René Pétillon, ma il risultato è troppo caricaturale per essere realmente appassionante, con un susseguirsi incessante di gag e battute che alla lunga rischiano di stancare, anche per via dell'eccessivo "carico" di personaggi e situazioni secondari coinvolti. A risollevare parzialmente un insieme caotico e frastagliato è soprattutto la sintonia tra i due protagonisti, interpretati dalla coppia Jean Reno - Christian Clavier, che già in passato avevano condiviso il grande schermo con ottimi risultati: sono proprio i due attori (il secondo è anche co-autore della sceneggiatura) i principali motivi di interesse di una produzione altrimenti improbabile. Il film andrà in onda martedì 29 ottobre alle 21.15 su CIELO TV per il ciclo Voglia di commedia.

5.5

Che voto dai a: Il bandito corso

Media Voto Utenti
Voti: 2
3
nd