Recensione I Segreti della Mente

Hideo Nakata dirige un psico-thriller che viaggia sulla rete

Recensione I Segreti della Mente
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Ritorno a Hollywood per Hideo Nakata dopo i risultati non propriamente esaltanti del secondo capitolo americano di The Ring. E, a quanto pare, l'aria americana non sembra salutare per il regista giapponese, autore di veri e propri film culto in patria (oltre al Ringu originale, doveroso citare anche il Dark Waters nipponico) ma incapace oltreoceano di esprimere la sua regia inquieta e fascinosa. Ecco così che Chatroom, che esce in Italia col semplicistico titolo I segreti della mente, si rivela l'ennesima occasione mancata. 

William (Aaron Johnson) è un giovane con un burrascoso passato di depressione alle spalle, che lo ha portato a cercare più volte il suicidio. Ora la sua vita sociale è pressoché collegata alla rete e proprio online crea una chat privata nella quale interagisce con altri quattro utenti, due ragazzi e due ragazze. William riesce a ottenere la fiducia dei suoi compagni di chat, soltanto per usare i segreti scoperti contro di loro, e portare il più debole del gruppo, alle prese con trascorsi simili al suo, verso il suicidio. Toccherà agli altri tre utenti cercare di fermarlo.

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Chatroom nasce con un'idea apparentemente geniale. All'inizio troviamo infatti i cinque protagonisti all'interno di una insolita stanza di un enorme caseggiato, intenti a parlare e a conoscersi. In realtà, il luogo che ci viene mostrato è la rappresentazione data del regista della chat alla quale i protagonisti sono collegati. In questo modo, con una riuscita idea immaginaria, assistiamo alle discussioni online senza dubbio più originali e forbite che fino ad oggi il mondo della Settima Arte ci abbia proposto. Nakata trasforma i bit in luoghi e situazioni, discorsi e contatti fisici, baci e scatti d'ira. Il problema più grande di questa costruzione narrativa però, nonostante alcune riuscite trovate, è la totale mancanza di tensione che impedisce alla vicenda di risultare viva e pulsante, limitandosi alla freddezza del virtuale senza mai oltrepassare il terrore del reale. E' perciò proprio l'impostazione data all'intera costruzione narrativa il più grande pregio e al contempo il peggior difetto de I segreti della mente. A metà strada tra un thriller psicologico e un dramma interiore, il film non riesce mai a trovare la sua identità, e nemmeno negli ultimi minuti, in cui il gioco di morte si fa più brutale e trova il suo sfogo anche nella vita vera, la svolta semi action con finale "prevedibile" riesce a lasciare un'impressione significativa. Nakata è senza dubbio maggiormente a suo agio con le atmosfere horror tipiche della sua terra e qui il suo stile, perlomeno accennato nel controverso The ring two, è praticamente asettico e irriconoscibile. A salvare in parte la pellicola da una totale debacle vi è l'interpretazione di Aaron Johnson, "l'eroe comune" di Kick-Ass, unico in grado di imprimere al suo personaggio una forte personalità e a risultare accattivante nella sua diabolica morbosità. 

I Segreti della Mente Chatroom getta al vento un'idea potenzialmente geniale in un mare di noia. La rete come luogo immaginario e visivamente fisico è senza dubbio affascinante, ma l'ibrido tra dramma e thriller psicologico è mal amalgamato e impedisce alla tensione di fuoriuscire. Lo stile di Nakata è qui irriconoscibile e solo l'ottima prova di Aaron Johnson salva il film da un'insufficienza più pesante.

4.5

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