I See You, la recensione dell'horror con Helen Hunt su Prime Video

Alan Randall dirige, su un'ottima sceneggiatura, un film che gioca tra i generi in maniera intelligente e consapevole.

I See You, la recensione dell'horror con Helen Hunt su Prime Video
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In una piccola cittadina americana la popolazione locale è sconvolta dalla misteriosa sparizione di un ragazzino, svanito nel nulla mentre stava attraversando il bosco per fare ritorno a casa. Le circostanze ricordano un caso analogo di molti anni prima e legato all'attività criminosa di un maniaco seriale. Le indagini vengono affidate all'esperto detective Greg Harper, alle prese con una disastrosa situazione familiare.
L'uomo è stato infatti recentemente tradito dalla moglie Jackie e la scoperta della tresca ha rischiato di mandare in pezzi la famiglia, portando il figlio adolescente Conor a provare un profondo astio per la figura materna. Greg e Jackie stanno cercando di rimettere in piedi il loro matrimonio ma sembrano ben lontani da un possibile lieto fine. Le cose si complicano ulteriormente quando tra le quattro mura domestiche iniziano ad avvenire fenomeni sempre più strani e inquietanti.

Un'identità piacevolmente ambigua

Giocare col cinema di genere per dar vita a una raffinata partita a incastro, destinata a un incessante susseguirsi di colpi di scena. Disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video, I See You inizia a metà tra il dramma familiare e il poliziesco di provincia, per poi instradarsi su atmosfere tendenti all'horror e spingere su sussulti mystery, fino a quella seconda metà che sfrutta le dinamiche dell'home invasion per preparare alla resa dei conti finale.
Il regista Alan Randall, già dietro la macchina da presa del balbettante iBoy (2017), trova qui la corretta quadra, merito da condividere con la tagliente sceneggiatura a opera di Devon Graye, una parallela carriera da attore e qui al suo primo script.
La collaborazione tra i due dà vita a un film furbo ma innegabilmente accattivante, capace di offrire una diversa versione della stessa storia proprio tramite il tira e molla delle sue varie anime narrative.

Il senso della tensione

A beneficiarne è senza dubbio il substrato tensivo, con lo spettatore che non sa mai cosa deve attendersi in questa continua mistificazione di false piste che per due terzi di visione si rivela solida ed efficace, lasciando all'ultimo atto il compito di risolvere la questione con un approccio più classico e prevedibile.
Un "difetto" giustificabile per un'operazione che adopera la gestione degli imprevisti con duttilità, mettendo al centro della vicenda più caratteri psicologici per esplorare il vissuto di tutti i personaggi coinvolti.
Personaggi interpretati da un ottimo cast, che si alterna anch'esso con equilibrio nel procedere degli eventi: se Helen Hunt è predominante nelle prime fasi, ad acquistare progressivamente sempre più spessore è il detective di Jon Tenney.
Alcune svolte possono ricordare quelle del più recente La bugia (2020), ma il risultato è assai migliore proprio per la capacità di saltare da un campo all'altro senza eccessive forzature.
Tra giradischi e televisioni che si accendono da sole, porte che si chiudono, inquietanti maschere, spezzoni in stile POV e flashback rivelatori, l'ora e mezza garantisce un buon numero di emozioni e altrettante sorprese, lasciando più che soddisfatti anche a livello di relativa messa in scena.

I See You Accattivante nelle sue soluzioni narrative, non tanto per i comunque efficaci risvolti e relativi colpi di scena ma soprattutto per la capacità di giocare tra i generi con notevole disinvoltura. Alan Randall in regia e Devon Graye in sceneggiatura confezionano un film ibrido, che parte su atmosfere horror e mystery d'indagine per poi rivoluzionare tutto nella seconda metà, avendo modo così di offrire una diversa versione della storia e coprire presunti buchi lasciati in sospeso. I See You riesce a mascherare bene le proprie carte fino all'ultima mezz'ora, dove l'inevitabile resa dei conti non perde comunque di forza tensiva e di interesse. L'impatto visuale sfrutta gli archetipi con intelligenza, dalle soggettive a presunti spunti fantasmatici fino alle gioie e dolori del found footage, e le solide performance dell'eterogeneo cast suggellano la riuscita di un piccolo gioiellino, passato un po' in sordina ma da consigliare a occhi chiusi.

7.5

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