Recensione I Pinguini di Mr. Popper

Tutti pronti per i buffi pinguini di Mr. Carrey?

Recensione I Pinguini di Mr. Popper
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Per portare i pargoli al cinema, uno dei metodi più efficaci è sempre stato affidarsi alla presenza di animaletti buffi e teneri. Tendenza che è andata espandendosi progressivamente, negli ultimi anni, soprattutto grazie alle pellicole della 20th Century Fox: dal simpatico Garfield agli irresistibili Chipmunks, passando per il meno riuscito Sansone, il filone sembra non esaurirsi mai, tanto che siamo in attesa, questo Natale, del terzo capitolo delle avventure di Alvin Superstar.
Tra l'altro, il pubblico ha recentemente scoperto un rinnovato interesse per un particolare tipo di bestioline esotiche: i pinguini. Interesse comprovato dai vari Madagascar e La marcia dei Pinguini, in cui i buffi uccelli bianchi e neri, incapaci in realtà di volare ma provetti nuotatori, conquistano il pubblico di tutte le età.
I pinguini di Mr. Popper, nuova commedia per ragazzi con protagonista lo spumeggiante Jim Carrey, sfrutta abbondantemente gli spunti derivanti dal romanzo omonimo (scritto nel 1938 da Richard e Florence Atwater, ma dal quale si distanzia grandemente) per portare su schermo una variegata serie di bizzarre e inconsuete situazioni. Del resto, come cambierebbe la vostra vita se vi doveste occupare di ben sei pinguini?

un lascito inconsueto

C'è chi, dai genitori, eredita fortune e chi debiti. Thomas Popper (Jim Carrie), invece, eredita suo malgrado una colonia di pinguini dal padre esploratore, col quale ha sempre avuto un rapporto complesso fin dall'infanzia.
Un uomo posato e dedito al lavoro come lui non ha certo tempo per le bizzarre fantasie naturalistiche di un padre sempre assente e che per di più, quasi fosse un ultimo, bizzarro scherzo, gli assegna il compito di occuparsi dei suoi pinguini, in pieno centro a Manhattan.
Mentre cerca un modo per sbarazzarsi, legalmente, dei pingui (non)volatili, Tom è impegnato nell'arduo compito di far capitolare Selma Van Gundy (Angela Lansbury), ultima proprietaria del Tavern on the Green, leggendario locale di Central Park. Se Popper riuscirà a farlo acquisire alla società per cui lavora come agente, ne diverrà finalmente socio.
Ma non sarà per niente facile: Selma è un osso duro, e stargli dietro proprio quando i figli di Tom cominciano ad affezionarsi ai pinguini si rivelerà un'impresa decisamente ardua...

Sei pigoscelidi in cerca di affetto

I pinguini di Mr Popper si inserisce di diritto nel filone di cui parlavamo ad inizio articolo, badando ad accattivarsi principalmente il pubblico infantile, senza curarsi di offrire una storia minimamente articolata e originale. Molti spunti sanno di già visto, così come molte delle potenzialità umane e 'sentimentali' dei protagonisti, umani ed animali. Per non parlare dell'umorismo di cui è impregnata la pellicola, decisamente slapstick, e del modo in cui sono diversificati i caratteri dei vari pinguini: uno urla, uno morde, uno genera flatulenze...eppure, non c'è in fondo nulla da ridire su quest'approccio, finché funziona sul suo pubblico. Soprattutto se il tutto è contornato da una realizzazione tecnica di buona fattura, che mixa alcune (poche) scene con pinguini veri ad altre, in cui gli uccelli sono realizzati in ottima CGI, interagendo senza sbavature col cast attoriale. Cast in cui naturalmente primeggia l'istrionico Carrey, scelto per sostituire in questo film l'inizialmente previsto Ben Stiller, ma comprende anche la sempre gradevole Angela Lansbury (ovvero l'indimenticabile Signora in Giallo), nonché Carla Gugino nei panni della ex moglie di Popper.

I Pinguini di Mr. Popper Buffa, dalla morale sempre attuale e ben realizzata: l'ultima commedia di Mark Waters, regista di film come Spiderwick - Le cronache e La rivolta delle ex, centra l'obiettivo di far divertire il suo pubblico eletto, ovvero quello infantile, grazie ad un comparto tecnico di tutto rispetto e all'azzeccata interpretazione di Jim Carey. Certo, un film che non rimarrà negli annali, ma i fan dei pinguini (e dell'attore canadese) potranno comunque godersi lo spettacolo.

6.5

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