Recensione I Maia - Scene di vita romantica

Cinema sperimentale e di estrema commistione artistica nel film di João Botelho

Recensione I Maia - Scene di vita romantica
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João Botelho firma con I Maia - Scene di vita romantica (presentato allo scorso festival di Roma nella sezione Cinema d'oggi) un affresco complesso e accattivante della storia del Portogallo che fa da sfondo alle vicende famigliari e sentimentali della famiglia Maia. La storia è infatti quella dell'aristocratico Carlos de Maia, tornato da Londra a Lisbona nel 1875 con in tasca una laurea in medicina e accolto senza riserve dal calore del nonno. Quell'anziano e distinto signore che ora trascorre il suo tempo immerso nella lettura è infatti tutto ciò che resta della famiglia di Carlos, avendo egli perso il padre (morto suicida) e la madre (deceduta in Europa), vicende raccontate in un antefatto che João Botelho fotografa in un bianco e nero che sa di antico e già imprime al film quel tono tragico che sarà poi manifesto nell'epilogo. Fatto dunque ritorno a Lisbona, l'oziosa vita di Carlos trascorrerà tra accalorate conversazioni sullo stato del Paese con gli amici di sempre (primo fra tutti l'eccentrico João de Ega - scrittore di presunto e incompiuto talento), avventure sentimentali e blande attività lavorative. Lo scorrere del tempo di un'aristocrazia illusoria, evanescente, che si muove sullo sfondo di veri e propri fondali scenici, dipinti pastello (realizzati dal regista Botelho insieme al pittore portoghese contemporaneo João Queiroz) che riproducono l'essenza artefatta di una Lisbona statica e bellissima. Un dipinto narrativo che rimarrà immutato fin quando Carlos non incontrerà il vero amore, rapito dagli occhi di una fanciulla borghese che sarà però per lui un vaso di pandora di segreti infausti e inarrestabili tragedie.

La commedia della tragedia

Trasposizione cinematografica del romanzo "I Maia" di Eça de Queiros, il film del regista e sceneggiatore portoghese João Botelho è un teatro dell'assurdo in cui si muovono parallelamente la storia del Portogallo e quella della famiglia Maia, raccordate in un gioco di chiaroscuro narrativo che affronta la tragedia innervandola di una comicità sottile, grottesca, malinconica. In un'atmosfera da teatro di posa in cui a dominare la scena sono i magnifici fondali che riproducono una Lisbona ‘vintage', Botelho muove infatti i burattini della sua storia, gloriosi protagonisti di una tragedia famigliare che duplica e amplifica lo stato di crisi del Portogallo dell'epoca. Una commistione artistica che dall'impressionismo visivo muove poi anche sul terreno lirico dell'opera, chiamando in causa Mozart, Beethoven, Verdi (sarà il manifesto della Traviata a svettare simbolico nell'epilogo) per realizzare quella sorta di carillon narrativo che I Maia - Scene di vita romantica rappresenta. Scelte fortemente estetico-figurative quelle che fa Botelho per transitare attraverso gli stati d'animo e i colori (bianco e nero, colore, poi una fotografia che vira ancora sulla scala di grigi) della sua storia, una tragedia classica animata dagli inserti comici e dalla vivida caratterizzazione di alcuni dei protagonisti (il tenebroso Carlos ma ancor di più il suo folleggiante amico Ega). Un'opera piena e complessa che si spinge oltre le due ore per comporre un gigante affresco che si nutre del rigore del suo crescendo lirico così come della vivacità dei siparietti comici (come la ricerca di un cappello che subentra a interrompere il dispiegarsi imminente della tragedia) per chiudersi in un finale potente e catartico che ne riscatta appieno tutta l'eccentricità stilistica.

The Maias - Story of A Portuguese Family Forse vittima di qualche lungaggine di troppo nella parte centrale e di un ritmo che impiega tempo a prender forza per via della sua complessità/stratificazione stilistica, I Maia - Scene di vita romantica è senza dubbio il film più originale e sorprendente presentato nella sezione Cinema d’Oggi del Festival di Roma. Un vero e proprio componimento musicale e artistico che il regista portoghese João Botelho maneggia con destrezza visiva e un ottimo senso della narrazione. Un film non facile da seguire che semina i suoi tanti elementi concettuali e stilistici nel corso di due ore per poi raccoglierne i frutti in un finale di grande impatto visivo ed emotivo.

7

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