Recensione I Flintstones

John Goodman e Rick Moranis sono Fred e Barnie ne I Flintstones, pasticciata trasposizione live-action diretta da Brian Levant dell'omonima e iconica serie animata di Hanna & Barbera.

Recensione I Flintstones
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Nel 1994 i dinosauri al cinema andavano ben più che di moda dopo il clamoroso successo, di pubblico e di critica, ottenuto l'anno precedente da una pietra miliare quale Jurassic Park. Periodo più propizio non poteva perciò esserci per l'arrivo in sala del live action de I Flintstones, la fortunata serie animata di Hanna & Barbera conosciuta da noi anche con il titolo Gli antenati, prodotto non a caso da Steven Spielberg. Come era prevedibile i botteghini risposero alla grande, con un incasso worldwide di oltre 300 milioni di dollari dispetto ad un budget iniziale che superava di poco la cinquantina. Nonostante pareri negativi della critica e la nomea di simpatico scult che si porta ancor oggi dietro, il film poteva contare su un cast di primissimo piano: per interpretare Fred e Barney infatti vennero scelti John Goodman e Rick Moranis, con guest star in ruoli più o meno importanti del calibro di Elizabeth Perkins, Kyle MacLachlan, Halle Berry e addirittura la divina Elizabeth Taylor in quella che sarà la sua ultima interpretazione sul grande schermo.

I Yabba-Dabba Do!

Fred Flintstone e Barney Rubble sono colleghi di lavoro e inseparabili amici, così come le rispettive mogli Wilma e Betty. Barney e Betty sono riusciti ad adottare un bambino grazie all'aiuto economico di Fred e il neo papà decide di ricambiare il favore sostituendo i suoi risultati con quelli dell'amico in un test per diventare vice-presidente della società nella quale sono impiegati. In questo modo Fred ottiene la prestigiosa carica, trovandosi però a dover licenziare proprio Barney che, dopo lo scambio dei test, è risultato l'ultimo in graduatoria. Questo rischia di compromettere il loro rapporto, mentre intanto si scopre che la nuova assunzione di Fred è parte del piano del direttore Rocco Detritis, che ha lo scopo di frodare la sua stessa società per fini personali.

L'età della pietra

Una vera e propria fiera del kitsch per grandi e bambini: I Flintstones sfiora in più occasioni il confine del ridicolo ma si salva parzialmente in corner grazie alla simpatia che è insita nell'ambientazione e nei personaggi. Su una sceneggiatura tormentata e vittima di decine di riscritture (pare che, dichiarazione dello stesso Moralis, alla stesura finale abbiano lavorato ben 18 persone) il regista Brian Levant, autore di film per famiglie di successo come Beethoven, opta per uno stile volutamente caotico che cerca, nella miriade di gag casalinghe, di cercare la risata ad ogni costo, non riuscendovi sempre. Se infatti possono far sorridere i numerosi piccoli dinosauri usati come utensili ed elettrodomestici (scelta già usata nel mitico cartoon) alla lunga, complici effetti speciali e modellini che spaziano dal discreto al trash, la formula stanca e denota tutti i suoi limiti, complicati da un'evoluzione degli eventi che si attorciglia fin troppo in complicazioni narrative che appesantiscono e non poco la narrazione (in particolare per il pubblico dei più piccoli, tra i maggiori destinatari dell'operazione). La colonna sonora si difende benino, con la reinterpretazione del classico motivetto della serie e pezzi moderni modificati nei testi, ma la vera punta di diamante che risolleva in buona parte le sorti dell'intero costrutto è la gigantesca prova di John Goodman, perfettamente a suo agio nei panni del burbero antenato.

I Flintstones Un bel cast (non sempre sfruttato) su cui svetta il grande John Goodman è il motivo di maggior interesse de I Flintstones, pasticciata trasposizione dell'omonima serie animata che a dispetto di alcune discrete trovate si perde in più passaggi tra una regia anonima di stampo cartoonesco e una sceneggiatura del "vorrei ma non posso" nella quale si eccede spesso in superflue lungaggini (nonostante l'esigua durata che raggiunge a malapena i 90 minuti). E se il divertimento non è del tutto estraneo alla visione, i rimpianti per un'occasione mancata sono più che evidenti.

5.5

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