I combattenti, la recensione del film con Mickey Rourke

John, concorrente di un shooting game illegale, tenta di farsi un nome per sfidare il leggendario campione della disciplina.

I combattenti, la recensione del film con Mickey Rourke
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Nel mondo sotterraneo delle scommesse clandestine un nuovo e pericoloso "sport estremo", con l'utilizzo di armi da fuoco, sta spopolando: due avversari, armati di pistola, si affrontano all'interno di un ring o di un luogo ristretto e, rimanendo dentro a un piccolo cerchio tratteggiato, devono spararsi l'un l'altro in punti non vitali. Chi tra i contendenti, protetti da un giubbotto antiproiettile, si troverà per più di cinque o dieci secondi al di fuori della zona delimitata nel periodo di recupero dai colpi ricevuti, avrà perso l'incontro.
In I combattenti, John è un esperto di questi sanguinosi tornei e cova il sogno di sfidare il leggendario campione Zorringer, ma il percorso per arrivare a tale onore (concesso solo ai più abili) sarà tortuoso e complicato. Al ragazzo si unisce la bella Colt, una ragazza in cerca di vendetta anch'essa appassionata e praticante della disciplina, con la quale inizierà una burrascosa e intensa relazione passionale. Nel frattempo il momento del confronto finale si avvicina sempre di più e i vecchi rancori vanno in conflitto con i sogni e le speranze di un domani diverso.

Bang bang

Potevamo ritrovarci qui a parlare di un onesto b-movie di genere se solo non si fosse preso così dannatamente sul serio: I combattenti, terza prova dietro la macchina da presa per il grande schermo, dopo Città sotto assedio (1998) e Lone Hero (2002), del regista e sceneggiatore Ken Sanzel, paga proprio la seriosità di una trama che si ispira a uno shooting game illegale praticato in alcuni angoli del mondo che vede i partecipanti affrontarsi a colpi di pistola, pur protetti da un giubbotto antiproiettile. Novanta minuti di visione che intrecciano istinti da revenge-story, a dir la verità estremamente forzati e poi resi parzialmente superflui dalla piega presa dagli eventi, a una più semplice e lineare sfida contro i propri limiti. In queste due diverse concezioni convivono le caratterizzazioni dei due personaggi principali, interpretati dal Ryan Kwanten della serie televisiva True Blood e dalla bella attrice di origini indiane Freida Pinto, anche al centro di una love-story che si ammanta di passaggi sempre più paradossali nel corso della narrazione.

Quando i due amanti si sfidano armi in pugno solo per provare una sorta di morbosa eccitazione, la tensione scema completamente per far spazio al ridicolo involontario e mostra la reale pochezza dell'operazione, strutturata su risvolti gratuiti atti solo ad aumentare il minutaggio ma privi di qualsiasi verosimiglianza di fondo.
Incontri clandestini in luoghi sempre più poveri e pericolosi tratteggiano così l'evoluzione di una vicenda destinata sin dalle prime fasi a traghettare verso la resa dei conti finale, nella quale entra in campo il carismatico "villain - final boss" interpretato da Mickey Rourke, amante dei pappagalli e con uno stiloso giubbotto di pelle quale vestito di scena.
Il buio dei titoli di coda giunge proprio sul momento clou, accennando brevemente l'effettiva conclusione solo durante lo scorrere iniziale dei credits, a ribadire per l'ennesima volta la furbizia stilistica utilizzata per nascondere le evidenti falle di uno script che si dilunga per un'ora e mezza quando il plot base sarebbe bastato, a essere larghi, per la durata di un mediometraggio.

I combattenti Un'operazione "furba" che punta tutto sullo stile visivo cool e rozzo, con un discreto accompagnamento sonoro a tema e un villain col carisma innato di Mickey Rourke. I combattenti però non ha altro da offrire e l'ora e mezza di visione è costellata di forzature superflue, necessarie ad allungare il brodo narrativo fino alla resa dei conti finale: dalla love-story tra i due personaggi principali, la quale rischia di sfiorare il ridicolo involontario in almeno un paio di occasioni, al reiterarsi di duelli tra i folli partecipanti di questo shooting game illegale, il film scritto e diretto da Ken Sanzel finisce ben presto per stancare e cedere il passo a una fastidiosa monotonia, tra istinti da revenge-movie e risvolti sempre più improbabili nella morbosa richiesta di adrenalina dei protagonisti. Un'operazione che si rivela un esercizio di genere esteticamente attraente ma privo di una base solida sulla quale costruire una storia e figure chiave degne di interesse. Il film andrà in onda giovedì 14 marzo alle 21.15 su CIELO in prima visione TV per il ciclo Assassini Nati.

5

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