I Babysitter, Mandelli e Ruffini in una commedia scatenata

Francesco Mandelli, Paolo Ruffini e Andrea Pisani sono I babysitter scatenati nell'esordio registico di Giovanni Bognetti, con Diego Abatantuono.

I Babysitter, Mandelli e Ruffini in una commedia scatenata
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"Ho scritto diverse sceneggiature per delle commedie realizzate da Colorado Film. Ho parlato, diverso tempo fa, a Maurizio Totti del mio sogno di esordire alla regia. Ho avuto l'opportunità di fare esperienza sul set di Belli di papà. Il film che lo scorso anno ha avuto un grande successo di pubblico. La regia è di Guido Chiesa e io avevo scritto la sceneggiatura. Su quel set ho conosciuto anche il direttore della fotografia Federico Masiero. L'ho confermato per I babysitter. Maurizio Totti ha pensato potesse rivelarsi l'occasione giusta per il mio primo film da regista". Debuttante qui dietro la macchina da presa, parla Giovanni Bognetti, autore, tra l'altro, degli script di Fuga di cervelli di Paolo Ruffini e Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi. Il cineasta si trova, come in quei due casi, a curare il rifacimento di un lungometraggio estero, proseguendo la linea dei remake intrapresa ormai da anni da Colorado Film.
Perché è dal francese Babysitting - Una notte che spacca di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau che prende le mosse la oltre ora e venti di visione al cui centro troviamo Francesco Mandelli (che ha fatto capolino alla Festa del Cinema di Roma 2016 per presentare la sit-com Mariottide) nei panni di un introverso e insicuro trentenne che, pur sognando di diventare un importante procuratore sportivo, lavora come impiegato di ultimo livello nello studio di un celebre agente dei campioni cui concede anima e corpo Diego Abatantuono.


Tre uomini e una villa

Un Diego Abatantuono che, come di consueto, provvede a regalare occasioni per ridere allo spettatore fin dalla sua primissima apparizione, incaricando poi il giovane di occuparsi del capricciosissimo figlio Davide Pinter nel momento in cui si trova costretto ad allontanarsi da casa insieme alla moglie Francesca Cavallin per andare a ritirare un prestigioso premio al Gran Galà dello Sport.
E tutto filerebbe liscio come l'olio - con tanto di possibilità di avanzamento di carriera - se non fosse per il fatto che, prendendo le distanze dal film originale (nel quale avevamo un solo protagonista) due incoscienti amici con le fattezze del già citato Ruffini e di Andrea Pisani non decidano di irrompere nella lussuosa villa per festeggiare il suo compleanno con un party scatenato. Party che, come vuole ormai la sempre più abusata tradizione del found footage, ricostruiamo attraverso un filmato che i poliziotti Antonio Catania e Francesco Facchinetti mostrano ai due padroni di casa - fatti appositamente tornare - il mattino successivo. Facendo sì, anche in questo caso, che siano due diversi linguaggi cinematografici a fondersi nell'insieme; man mano che si sguazza tra giri su giostre ed escursioni in dark room all'interno di un luna park e che si aggiungono alla combriccola sia la Simona Tabasco di cui il personaggio mandelliano è perdutamente innamorato, sia il cugino di lei, interpretato da Luca Peracino. Senza contare il grottesco pregiudicato regalato da Alberto"Tiramisù"Farina, dispensatore di parte della comicità emergente da quello che il regista immagina possa essere definito una contaminazione tra Una notte da leoni, Mamma, ho perso l'aereo e, ovviamente, il prototipo d'oltralpe. Una contaminazione piuttosto veloce e che, capace di divertire a sufficienza, in mezzo a corse sui go kart e a un assurdo omaggio al film d'animazione Up, rischia solo di scadere nel cattivo gusto nella sequenza in cui il pitone Van Basten (!!!) viene "rianimato" in maniera piuttosto particolare.

I Babysitter Dopo i cinepanettoni Filmauro Natale a Miami, Natale a New York e Natale col boss, Francesco Mandelli e Paolo Ruffini tornano a lavorare insieme ne I babysitter, esordio registico per lo sceneggiatore Giovanni Bognetti, nonché rilettura italiana di una commedia sfornata dalla Francia. In un misto di linguaggio cinematografico classico e tecnica del pov, l’insieme che prende forma è scatenato al punto giusto per divertire soprattutto i giovani spettatori... ma la palma della comicità va al mai disprezzabile Diego Abatantuono che, complici il suo accento milanese ed i consueti modi di fare, ci regala un tanto disgustoso quanto esilarante borghese che non avrebbe certo sfigurato tra I mostri di Dino Risi.

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