Hypercube - Cubo 2, la recensione del sequel sci-fi

Andrzej Sekula si cimenta nella difficile gestione del seguito di un cult della fantascienza moderna, dando alla luce un film imperfetto ma godibile.

Hypercube - Cubo 2, la recensione del sequel sci-fi
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L'originale, diretto cinque anni prima da un allora esordiente Vincenzo Natali, era un film a suo modo rivoluzionario, capace di adattare le regole della fantascienza più cerebrale a un contesto da moderno kammerspiel, in cui un modesto numero di personaggi si muoveva all'interno di un'unica ambientazione.
Cube - Il cubo utilizzava infatti il cosiddetto solido platonico per inscenare una disperata lotta per la sopravvivenza dal taglio mystery, con un gruppo di protagonisti tra loro sconosciuti che si ritrovava senza ragione apparente all'interno di una struttura formata da una quantità potenzialmente infinita di stanze, con ognuna di esse che poteva rappresentare un pericolo mortale. Il finale ambiguo e ricco di ulteriori domande aveva creato intorno al progetto una giusta aura di cult, che persiste tutt'oggi, e il pubblico richiedeva a gran voce maggior delucidazioni e sequel che chiarissero al meglio l'esistenza di quella geniale macchina di morte.

Sono dovuti passare cinque anni per la realizzazione di un sequel, il qui oggetto di recensione Hypercube - Cubo 2, e sette per quella del prequel, mentre è di prossima uscita la versione remake giapponese diretta dallo stesso Natali. Insomma, l'interesse intorno al franchise è tutt'altro che scemato nonostante parziali passi falsi: a che categoria appartiene questo secondo capitolo?

Nuove vie

Il capostipite aveva dalla sua un pregio difficilmente replicabile, giacché l'originalità alla base dell'assunto era il principale punto di forza nella gestione della storia. E Hypercube - Cubo 2 non poteva che abbassare l'asticella della sorpresa, finendo per dover inserire nuovi elementi nel tentativo di provare a raccontare qualcosa di nuovo.
La vicenda ha inizio con alcuni individui che si risvegliano, senza alcun ricordo del come e del perché, all'interno di queste stanze quadrate, con ogni lato sul quale si trova una sorta di porticina che le collega ad altre camere apparentemente identiche, bianche, asettiche e completamente vuote. Così si ritrovano i personaggi, tra cui vi sono la bionda Kate - ben presto leader morale del gruppo -, un manesco investigatore privato, un'anziana che soffre di demenza, una ragazza cieca, un giovane hacker e chi più ne ha più ne metta.
Insieme l'insolito team, che solo apparentemente non ha niente in comune, cercherà di trovare una via d'uscita mentre la struttura cubica, che pare estendersi senza fine, presenta loro insidie e trappole sempre più pericolose che ne mettono a rischio l'incolumità.

Pericoli di ogni genere

In questo sequel l'attenzione si concentra principalmente sul tema del teletrasporto quantistico, una tecnica che sviscerata nelle sue teorie scientifiche sarebbe poco chiara alla gente comune ma che nel film viene ovviamente semplificata, inserendo poi discorsi relativi alla quarta dimensione, alle realtà parallele e alle variabili temporali per imprimere ulteriore pepe alle dinamiche sempre più concitate tra i personaggi.
Dalla rispettiva entrata in scena di ognuno di essi si cerca di caratterizzare in una determinata maniera i vari comportamenti emotivi, in modo da stringere il cerchio sulle figure ipoteticamente più dannose all'unità del gruppo. In tutto questo però la sceneggiatura non nasconde ribaltamenti e colpi di scena, con in particolare la rivelazione finale a sorprendere maggiormente - per quanto vi siano due diverse conclusioni girate.

Nel corso dell'ora e mezza di visione il regista polacco Andrzej Sekula, apprezzato direttore della fotografia che ha lavorato con Quentin Tarantino per Pulp Fiction (1994) e Le iene (1992), riesce a instillare una discreta dose di tensione nonostante un cast per gran parte anonimo ed effetti speciali di qualità appena discreta.
Un merito da condividere con la sceneggiatura che, pur non priva di passaggi controversi e gratuiti, riesce a mantenere alta la soglia di curiosità fino al giungere dei titoli di coda.

Hypercube 2 - Cubo 2 ai tempi divise pubblico e critica - vinse tra l'altro il premio della stampa al Festival internazionale del cinema di Porto - e certamente sfigura nei confronti di un predecessore così innovativo, ma visto senza troppe pretese può garantire ancora adesso una serata di gradevole intrattenimento di genere.

Hypercube - Cubo 2 Il paragone con l'originale è di quelli tosti e questo sequel non può che uscirne sconfitto, ma visto come un b-movie di stampo mystery Hypercube 2 - Cubo 2 ha comunque le proprie carte da giocare. Su una struttura che riprende ambientazioni e dinamiche del primo film, innesta nuove dinamiche e pericoli nel tentativo di recuperare parte di quell'originalità gioco-forza mancante per ovvi motivi. Le relazioni tra i vari personaggi, interpretati da un cast che si muove tra alti e bassi, garantiscono una certa tensione e il discreto numero di colpi di scena riesce a mantenere alto l'interesse fino a un epilogo parzialmente rivelatore. La lotta per la sopravvivenza diventa così un granitico esercizio di stile che si rifà agli archetipi di genere, tra dimensioni parallele e sbalzi temporali, per novanta minuti di visione che, al netto di scomodi confronti e di qualche ingenuità evitabile, svolgono il loro compito di semplice intrattenimento con discreta efficacia. Il film andrà in onda sabato 10 aprile alle 21.15 su MEDIASET ITALIA 2.

6.5

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