Hunger Games Ballata dell'usignolo e del serpente Recensione: gran prequel!

Ecco la nostra recensione di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, un grande prequel alla saga cinematografica.

Hunger Games Ballata dell'usignolo e del serpente Recensione: gran prequel!
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Già con il romanzo La ballata dell'usignolo e del serpente Suzanne Collins aveva dimostrato che c'è ancora molto altro da raccontare nel mondo di Panem, oltre gli Hunger Games che vedono protagonista Katniss Everdeen e la nuova rivolta dei Dodici Distretti. E non potevamo dunque aspettarci qualcosa di meno dal film prequel di una saga cinematografica che, per certi versi, riuscì addirittura a superare la qualità della trilogia letteraria.

E quindi si arriva alla fine dei titoli di coda di questo Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente con un misto di emozioni perlopiù positive: la gioia di aver ritrovato un universo narrativo coerente con le pellicole che videro protagonista Jennifer Lawrence, con riferimenti e citazioni che provocano nel fan il consueto, gradevole brividino. Ma soprattutto il piacere di trovarsi di fronte una storia ben scritta, con personaggi per nulla scontati e un'ottima direzione.

Possa la fortuna essere sempre a vostro favore

Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, come gli appassionati sapranno, è un prequel ambientato diversi decenni prima l'epopea di Katniss. La storia parte proprio da quella prima, storica rivolta che vide gli abitanti dei Distretti di Panem ribellarsi ad un governo dispotico e crudele.

Un evento che, tra le molteplici vittime, annoverò soprattutto l'allora presidente di Panem. Il colpo di stato lasciò orfano il piccolo Coriolanus Snow, la cui famiglia cadde in disgrazia perdendo il prestigio di cui aveva goduto negli anni precedenti. Arriviamo al "presente" della trama: un giovane Snow ha dedicato la sua vita a riportare in alto il nome del proprio casato, ma c'è un'ultima sfida da affrontare per riconquistare il rango che pensa gli spetti di diritto. Impressionare la platea di Panem nelle vesti di Mentore in occasione dei Decimi Hunger Games: un'edizione delicata di una manifestazione nei confronti della quale il pubblico ha progressivamente perso interesse. E quindi qual è il modo migliore per migliorare gli ascolti di una carneficina in diretta mondiale? Ma naturalmente trasformarla in uno spettacolo: mettere in risalto i concorrenti, conoscere e approfondire le persone e gli esseri umani dietro i Tributi. E Snow, da avvoltoio, calcolatore e arrampicatore sociale, coglie la palla al balzo quando capisce chi dovrà guidare all'interno dell'arena: Lucy Gray Baird, un tributo dal Distretto 12, una ragazza sui generis, impetuosa e combattiva. E quindi Coriolanus decide di sfruttare la personalità sopra le righe della sua allieva a proprio vantaggio, contribuendo a rendere i decimi Hunger Games uno spettacolo mai visto prima.

Ma è anche vero che l'umanità che si nasconde dietro la violenza può portare a risvolti inaspettati. Ed ecco che Coriolanus imparerà a proprie spese ciò che molti anni più tardi, da vecchio, astuto e crudele Presidente di Panem, disse alla giovane Katniss: che è proprio ciò che amiamo di più, qualche volta, a distruggerci. E se volete eccovi una clip in esclusiva su Snow di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente.

Nell'adattare piuttosto fedelmente le vicende del romanzo da cui è tratto, La ballata dell'usignolo e del serpente imbastisce un racconto molto lungo (oltre due ore e mezza), diviso in tre atti che scandiscono i momenti chiave della storia: prima, durante e dopo gli Hunger Games. Ed è una storia appassionante, oltre che complessa, grazie soprattutto ai due personaggi principali: figure ambigue, entrambe. Delle quali, fino alla fine, non si riesce del tutto a comprenderne i sentimenti e le intenzioni.

In questo, Tom Blyth e Rachel Zegler (i due volti rispettivamente di Coriolanus e Lucy Gray) meritano più di un plauso. Per le loro singole performance, ma soprattutto per l'ottima intesa, una chimica intensa e complessa nel portare in scena un rapporto controverso fatto di attrazione, amore, dubbi, sospetti e tradimenti. Ecco, una love story non canonica, non scontata, per certi versi opposta all'amore raccontato nella saga classica di Hunger Games, ma giusta, anzi perfetta, coerente con i personaggi che vuole raccontare. Con il solo difetto di arrivare al terzo atto con ancora troppe cose da dire, e troppo poco tempo per farlo. Risultando, rispetto ai primi due, leggermente più sottotono e sbrigativo, ma comunque potente nel messaggio e nella messinscena.

Bentornati Hunger Games

Un cast a dir poco in stato grazia, con elogi che non si limitano soltanto ai due protagonisti. Ma anche a Peter Dinklage, che buca lo schermo nello scarso minutaggio concessogli nei panni del Decano Casca Highbottom; ad una eccezionale Viola Davis, istrionica, magnetica e splendidamente "ripugnante" in quelli della dottoressa Gaul. E a tutti i volti di contorno, che insieme a quelli principali compongono un mosaico di personaggi in pieno stile Hunger Games: bizzarri, ambigui, affascinanti.

Guidati dal miglior demiurgo che la saga cinematografica di Hunger Games abbia conosciuto: Francis Lawrence dirige con consapevolezza un materiale che conosce e che plasma con un'impronta stilistica e identitaria d'alta scuola, ponendo l'accento su una messinscena quanto più cruda possibile - in alcuni momenti, forse, anche più grafica della tetralogia principale - su di un costante e continuo effetto sorpresa, su scene d'azione centellinate ma convincenti e verosimili (e parlando della saga, ecco dove recuperare Hunger Games in streaming e in tv). Ma soprattutto su una ricerca pragmatica dell'inquadratura che, tuttavia, non teme di concedersi i giusti (e apprezzati virtuosismi). Merito anche di una direzione artistica che sfrutta benissimo la fantascienza distopica e retrofuturistica del franchise, giocando sapientemente con le scenografie e le tecnologie per restituire una cornice vagamente e piacevolmente vintage. Il tutto senza mai perdere di vista gli elementi che rendono tale Hunger Games: dalle citazioni, ai rimandi, fino all'ottimo comparto musicale. Che ci accompagna fino alla fine con melodie avvolgenti e memorabili, che riecheggiano ancora al canto delle ghiandaie imitatrici. E ci ricordano che, alla fine, tornare all'albero dell'impiccato è sempre bello, struggente ed emozionante.

Hunger Games Prequel - Ballata dell'Usignolo e del Serpente Hunger Games - La ballata dell’usignolo e del serpente è un ottimo prequel, degno di stare al fianco dei migliori capitoli della saga cinematografica principale. Merito del materiale di partenza, il bel romanzo di Suzanne Collins, ma soprattutto di una storia lunga, complessa e mai banale, con personaggi ambigui e affascinanti. Il tutto confezionato dall’eccellente direzione del miglior Francis Lawrence, con il solo difetto di velocizzare un po’ troppo l’ultimo atto, che risulta più sottotono rispetto ai primi due ma riesce comunque a chiudere la storia con la giusta potenza e carica emotiva.

7.5

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