Hopper e il tempio perduto Recensione: un film d'animazione poco riuscito

Un protagonista che è metà lepre e metà pollo e che deve scoprire la sua unicità, quella che non contraddistingue la pellicola animata.

Hopper e il tempio perduto Recensione: un film d'animazione poco riuscito
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Accettare la diversità è importante, accettare i film non riusciti no. Nemmeno quando sono d'animazione, nemmeno se mandano un messaggio positivo e importante. Insegnare l'inclusione è senz'altro fondamentale, ma si deve avere l'accortezza e la sensibilità necessaria non solo per veicolare un messaggio al piccolo pubblico, ma sapergli anche donare il miglior involucro possibile che sia in grado di soddisfare sia per la parte morale che quella artistica. Un obiettivo in cui non riesce Hopper e il tempio perduto, lungometraggio dei registi belgi Benjamin Mousquet e Ben Stassen. Quest'ultimo fondatore dello studio d'animazione europeo NWave Pictures, conosciuto per il Robinson Crusoe del 2016, per Rex - Un cucciolo a palazzo del 2019, ma soprattutto per i titoli legati a Le avventure di Sammy di cui Stassen ha diretto il sequel assieme al co-regista Vincent Kesteloot - riscoprite il cartone animato nella nostra recensione di Le avventure di Sammy.

Da Indiana Jones a Hopper

Per Hopper e il tempio perduto il capostipite della NWave Pictures, che torna dopo il Bigfoot Junior del 2020 di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Bigfoot Junior), si mette alla direzione col collega Mousquet su di una sceneggiatura del collaboratore David Collard che adatta la graphic novel dell'americano Chris Grine, il cui titolo è il medesimo della versione internazionale con cui viene distribuito il film (Chickenhare and the Hamster of Darkness).

Una storia d'avventura che l'opera d'animazione esprime approcciandosi ai mille e più riferimenti all'Indiana Jones di Steven Spielberg già presenti sulla carta e che vengono riproposti in movimento in una versione tridimensionale in cui il protagonista non può che indossare cappello e giacca di pelle, mentre tenta di aggrapparsi al lazzo a rami e sporgenze cercando di raggiungere preziosi tesori. Ma la sfrontatezza del personaggio interpretato da Harrison Ford è ciò di cui è privo un Hopper il cui desiderio è quello di diventare un esploratore come suo padre, ma che deve affrontare le fragilità e le insicurezze che derivano dal sentirsi diverso dagli altri. Perché Hopper lo è davvero. Non assomiglia a nessun altro . Lui che è stato trovato sulla riva di un fiume da quel genitore diventato negli anni re e al fianco di cui il protagonista è cresciuto sentendosi sempre inadeguato. Condizione dovuta alle due nature che lo compongono : il suo essere metà pollo e metà lepre, caratteristiche che lo rendono il solo nel suo genere.

"Praticamente una specie in via di estinzione!" esclama il suo amico/servitore Abe, che nel giovane riscontra tutta l'unicità che Hopper non riesce a vedere e di cui darà invece prova a se stesso e agli spettatori. Ma è solamente in superficie l'argomento principale che Hopper e il tempio perduto non riesce ad articolare se non con dialoghi triti e ritriti e una riflessione che, seppur efficace poiché imprescindibile, non può soddisfare nella maniera in cui viene proposta.

Un film d'avventura che non appassiona

È proprio nella stesura di un film d'animazione piatto che l'opera di Benjamin Mousquet e Ben Stassen si perde, contraendosi in un viaggio in cui i personaggi devono affrontare diverse prove e difficoltà, tutte col fine di portare alla luce le peculiarità del protagonista e dimostrare come essere noi stessi può essere l'arma più potente da utilizzare.

La rivelazione di un Io profondo che Hopper dovrà portare al di fuori, spogliandosi letteralmente degli indumenti sotto cui si nasconde e, ad ogni oggetto o vestito perso, scoprire lui stesso le potenzialità che non ha mai sfruttato appieno. Peccato che nel suo cappotto di pelle la lepre/pollo non tenga celata anche la formula per rendere appetibile il film, semplificando al massimo la propria narrazione soprattutto nel compimento delle missioni e per questo rendendola poco coinvolgente e accattivante. Un gruppo di personaggi che non conquista, anche per il pessimista (non) ironico Abe e la puzzola anonima Meg, poco simpatici e poco divertenti esattamente come il racconto da cui fuoriescono. Un film d'animazione troppo bambinesco che nel mostrare la diversità esalta ciò che ci rende speciali, non sapendolo però essere a sua volta.

Hopper e il tempio perduto Hopper e il tempio perduto parla di quanto si è speciali eppure è il film d'animazione stesso a non essere né peculiare, né unico. Una storia d'avventura per bambini e famiglie che non riesce ad appassionare per la missione in cui il protagonista è coinvolto e neppure per il team di animali che lo spettatore deve seguire durante le prove presentate dal racconto. Un'opera dal messaggio importantissimo, ma il cui contenuto non basta poiché non viene adeguatamente veicolato.

5

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