Recensione Haunter

Vincenzo Natali dirige un'affascinante ghost story con protagonista la giovane Abigail Breslin

Recensione Haunter
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In una casa nel tipico stile dell'"american way of life", circondata da una fittissima nebbia, si sveglia ogni mattina la quindicenne Lisa. Il problema della ragazza è che da qualche tempo, neanche lei ricorda quanto, rivive ogni volta lo stesso medesimo giorno, quello prima del suo sedicesimo compleanno. Unica ad accorgersi dell'inquietante blocco temporale, mentre i genitori e il fratellino più piccolo iniziano da capo le proprie giornate facendo le stesse identiche cose. Ma in uno dei questi giorni sempre uguale agli altri Lisa comincia a sentire delle strane voci, e scopre una piccola porticina dietro la lavatrice della cantina. Una scoperta che mette in dubbio le sue certezze e che, nella ricerca della verità, potrebbe farle rischiare anche la vita.Scelto come film di chiusura dell'edizione 2013 del Trieste Science Fiction, Haunter è il nuovo film di Vincenzo Natali, regista italo-canadese salito alla ribalta cinefila nel 1997 con The Cube - Il cubo, vero e proprio cult ancor oggi venerato dagli appassionati del genere. Una carriera continuata con lavori più e meno riusciti (suoi tra gli altri Cypher e Splice), che lo vede cimentarsi in questo caso con una ghost story inquietante interpretata dalla giovane Abigail Breslin, candidata all'Oscar nel 2007 a soli 10 anni per la sua prova in Little Miss Sunshine.

Giorno dopo giorno

Ricomincio da capo, The others, addirittura qualche eco de Gli invasati per un film che pur non dicendo nulla di veramente nuovo riesce ad avere qualche spunto originale proprio grazie alle sue commistioni narrative, che riescono a tenere alta la curiosità sino ai titoli di coda. Un'ambientazione chiusa, una casa su cui aleggia un mistero apparentemente inspiegabile che vien pian piano dipanato con piccoli colpi di scena, dosati con dovizia almeno fino a metà minutaggio, per poi concentrarsi nella seconda parte sulla lotta della protagonista contro forze più grandi di lei. Natali riesce a creare una torbida e inquieta atmosfera, che lascia con il fiato sospeso in diverse occasioni, pur giocando su alcuni leit-motiv registici ormai tipici delle ghost story dal 2000 a questa parte. Interessante dal punto di vista stilistico la scelta di riprese nell'ultima parte, che vede per ovvi motivi di sceneggiatura, una visione delle immagini riconducibile a quella del cinema degli anni '20 / 30, con sbalzi improvvisi tra una sequenza e l'altra, e che dimostrano come il regista denoti una certa inventiva non comune a molti suoi colleghi. Gli effetti speciali, con tanto di apparizioni improvvise, sono di discreto livello, e soprattutto la nebbia perenne che circonda la casa dei protagonisti si rivela un espediente affascinante. Merito anche alla colonna sonora, sempre di buona atmosfera, che annovera al suo interno anche pezzi della storica rock band Siouxsie and the Banshees (di cui è fan anche Lisa, che indossa una loro felpa). Cast di buon livello, che conferma nuovamente il talento di Abigail Breslin, credibile anche nei momenti più intensi e drammatici, e che vede nei panni del villain di turno un caratterista d'eccezione come Stephen McHattie (300, Watchmen).

Haunter Sembrerebbe all'inizio un Ricomincio da capo in versione ghost story, ma Haunter pur abbondando di citazioni ha comunque diversi motivi di interesse, grazie anche alla solida regia del Vincenzo Natali di The Cube. Una tensione costante, con un mistero che si dipana attraverso un buon numero di colpi di scena e che, a dispetto di alcune scelte prevedibili, mantiene alta la curiosità lasciando con il fiato sospeso sino al fatidico "the end".

7

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