Recensione Hachiko - Il tuo miglior amico

Richard Gere e il cane Hachiko commuovono tutti al Roma Film Festival

Recensione Hachiko - Il tuo miglior amico
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Hachiko è sicuramente un film particolare. Sebbene il protagonista della storia sia un cane, difatti, Hachiko è molto più di un classico dog movie colmo di acrobazie canine, buffe peripezie e ragazzini amanti della natura schierati contro adulti senza scrupoli, in quanto rappresenta forse il primo biopic canino, sebbene la vicenda sia stata trasportata dall'originario Giappone ad una più 'usuale' ambientazione nordamericana. Il film è inoltre una delle rare occasioni in cui poter ammirare Richard Gere non nelle vesti di sex symbol, ma di attore per famiglie, impegnato sullo schermo -quanto nella vita- a promuovere messaggi di amore e fratellanza.
Il film, presentato fuori concorso ma in anteprima alla kermesse romana, vanta la regia del due volte candidato agli Oscar Lasse Hallström (Le regole della Casa del sidro, Chocolat, Casanova), ancora una volta alle prese con una storia dai risvolti tanto commoventi quanto drammatici.

Un uomo e il suo cane

Parker Wilson (Richard Gere) è un professore di musica dal buon cuore e dall'innata gentilezza, che trascorre la sua vita in una routine che lo porta a prendere, giornalmente, il treno per recarsi a lavoro. Un giorno, gli viene affidato dal capostazione Carl (Jason Alexander) un cucciolo di cane di razza Akita, l'unica autoctona giapponese, misteriosamente disperso in stazione. Tra l'iniziale scetticismo della moglie Cate (Joan Allen) e i consigli dell'amico Ken (Cary-Hiroyuki Tagawa) Parker inizia ad affezionarsi al cucciolo, che sebbene refrattario agli addestramenti -come da abitudine della sua razza- inizia a sviluppare un attaccamento particolare, un rapporto privilegiato e profondo col suo nuovo padrone. Tanto da arrivare ad accompagnarlo ogni giorno a prendere il treno, e venire ad accoglierlo in stazione, puntuale, ogni giorno per più di un anno. Ma arriverà il giorno fatale in cui il professore non prenderà il treno di ritorno: sarà il giorno in cui Hachi dimostrerà quanto bene i nostri amici a quattro zampe possono volere a chi sa stringere con loro legami profondi.

Una storia dai valori universali

Hachiko - Una storia d'amore è deliberatamente ispirato al film giapponese del 1987 Hachiko Monogatari, a sua volta ispirato ad una storia vera: quella di Hachiko, un cane che aspettò il ritorno del padrone da lavoro, davanti alla stazione di Shibuya, ininterrottamente dal 1925 al 1934, fino al giorno della sua morte. Una storia di affetto e fedeltà che ha sempre fatto breccia nel cuore non solo dei nipponici, tanto che già un anno prima della sua morte fu eretta una piccola statua al cane, davanti l'uscita della stazione di Shibuya, al giorno d'oggi fervente ritrovo per i giovani della capitale nipponica.
La storia di Hachiko, in questa riedizione di matrice americana, si rivela estremamente rispettosa della vicenda originale, nonostante l'ovvio ammodernamento e la nuova ambientazione, portando al risalto come, al di là delle differenze culturali ed etniche, certe storie non hanno confini e parlano un linguaggio universale.
Hallström, utilizzando una tecnica molto semplice ma al contempo efficace, ci presenta una vicenda in sé molto lineare. Anche troppo per i moderni standard cinematografici, tesi spesso a rincorrere plot astrusi e pretestuosi con mille sottotrame di fondo. Il film è un semplice rincorrersi di immagini di vita quotidiana: Parker e il suo cane non vivranno nessuna avventura al di fuori dell'ordinario, se non quella di una straordinaria amicizia, che valica ogni confine tra vita e morte, tra esseri 'umani' e 'animali'.
Inutile dire che se il film non possedesse la delicatezza che invece può vantare, sarebbe solo una noiosa -e pretestuosa- vetrina di buoni sentimenti a buon mercato. Invece il tutto è narrato con occhio attento, seguendo con cura sia il punto di vista umano della vicenda quanto quello genuinamente canino, senza instillare nell'animale sentimenti e atteggiamenti forzatamente umani, facendo risaltare quanto gli affetti veri siano patrimonio comune di tutti gli esseri senzienti.

Hachiko Hachiko è un film che è stato fortemente sentito e voluto da Richard Gere, e si vede: la sua interpretazione, finalmente libera dal peso del dover (com)piacere a tutti i costi al pubblico femminile, è sincera ed emozionata, e volta a dare ai sentimenti dei personaggi il giusto spazio. Stessa impressione danno, ad ogni modo, tutti gli attori coinvolti. Certo, la semplicità della pellicola è un'arma a doppio taglio, ma noi preferiamo assecondarne il lato buono. Perché questo film è la prova che un'immagine, un gesto, una situazione non spiegata -ma a posteriori commovente in maniera disarmante- possono davvero valere mille parole. Dimostrando che per essere profondi non c'è bisogno di essere necessariamente complessi.

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