Il corpo senza vita di una donna viene ritrovato a pezzi all'interno di un diroccato casolare a Maruyama-cho, il quartiere dei love hotel di Shibuya. L'identificazione della vittima è resa difficile dal fatto che solo alcune parti del corpo sono state abbandonate sul luogo del delitto dall'assassino, testa esclusa. Le indagini sono affidate alla detective Kazuko e si concentrano sulle persone di sesso femminile scomparse nelle ultime settimane.
Il piano temporale si sposta e ci presenta la figura della trentenne Izumi, moglie repressa di uno scrittore di successo. La donna è trascurata dal compagno, che trascorre la maggior parte delle giornate fuori dalle mura domestiche in cerca di ispirazione, e per distrarsi trova lavoro in un supermercato.
Proprio qui viene avvicinata dall'organizzatrice di un'agenzia specializzata in foto per adulti e rimane coinvolta in un losco giro di sesso, dopo il quale diventa una vera e propria ninfomane. Questa sua doppia vita la porta a conoscere la misteriosa Mitsuko, professoressa universitaria di giorno e prostituta di notte, che la trascinerà in un incubo a occhi aperti.
Io Sono leggenda
Il cinema di Sion Sono è un cinema senza compromessi, fiero delle proprie idee e del proprio stile da non curarsi troppo dell'apprezzamento o meno da parte del grande pubblico.
Il regista giapponese, autore di almeno un capolavoro assoluto come Love Exposure (2008) - quattro ore di pura estasi e follia - e di molti cult del calibro di Suicide Club (2003) e Cold Fish (2010), firma nel 2011 un viaggio disperato nella psiche umana che si ispira, soprattutto concettualmente, al romanzo Il castello di Franz Kafka.
Non è un caso che l'elemento mystery sia proprio un fittizio "castello", che compare sotto forma di macabro kanji già sul luogo del delitto.
Delitto che apre nella relativa scoperta le due ore e venti di visione (tagliati di una mezz'ora abbondante nella versione per i mercati occidentali) e che parrebbe instradare, per uno spettatore poco avvezzo allo stile dell'autore, il racconto su dinamiche da teso poliziesco-noir sulla scia di Seven (1995).
In realtà Guilty of Romance mostra ben presto la sua vera anima e ci accompagna in una vicenda sempre più morbosa e moralmente squallida dove il peggio dell'essere umano viene a galla, ponendosi inoltre come crudo atto d'accusa contro la società patriarcale nipponica, nella quale le donne sono vittime e succubi di uomini cinici, violenti e traditori.
La trinità dell'eros
I tre personaggi femminili che caratterizzano i cinque capitoli in cui è suddivisa la storia sono lo specchio di quanto appena detto, pronte a prendersi a loro modo delle amare e dolorose rivincite.
Il tradimento, la riscoperta del piacere e la consapevolezza di usare i clienti come semplice metodo di guadagno diventano il cordone ombelicale del racconto, con l'erotismo che rifugge la sensualità in favore di una disperata e violenta necessità. Seppur i nudi abbondino, i potenziali pruriti vengono sempre scavalcati dalla preponderante aura drammatica che permea l'intero insieme, in un crescendo di tensione che lascia senza fiato.
Guilty of Romance può facilmente disturbare e far inorridire la maggior parte dell'audience, per via di un approccio senza mezze misure dove le psicologie dei personaggi vengono decomposte in sequenze spesso, solo apparentemente, gratuite e psicologicamente "forti".
Il messaggio viene però espresso con una rude consapevolezza figlia di precise scelte artistiche, messe in scena tramite soluzioni raffinate che di sovente stridono con la spudoratezza dell'assunto.
In un connubio femminile che può ricondurre alla mente il vampiresco scambio del Persona (1966) di Ingmar Bergman, Sion Sono trova totale affinità dall'eterogeneo cast, con cieca adesione da parte delle interpreti Megumi Kagurazaka (sua moglie nella vita reale), Miki Mizuno e Makoto Togashi. Quest'ultima in particolare, corpo androgino e sguardo allucinato, offre dei passaggi di puro e magnetico squilibrio che bucano lo schermo in maniera lucidamente inquietante.
Ennesimo valore aggiunto di un'opera che, approcciata nel suo veemente anticonformismo, ha molto da offrire a livello di emozioni sotto quella veste da soft-core grandguignolesco.