Guida per la felicità, la recensione del film con Ben Kingsley

Isabel Coixet dirige una commedia romantica che prova a riflettere sull'incontro tra culture diverse, ma non trova sempre il giusto equilibrio.

Guida per la felicità, la recensione del film con Ben Kingsley
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Wendy, una donna di mezz'età, sta passando un periodo di profonda crisi con il marito Ted. La coppia improvvisa una scenata proprio quando sale nel taxi guidato da Darwan, un indiano di etnia Sikh che vive da anni negli Stati Uniti dopo aver ottenuto l'asilo politico. L'uomo, che abita in un piccolo appartamento con altri suoi connazionali tra cui il giovane nipote irregolare, lavora di giorno come insegnante di scuola guida mentre di notte scarrozza i passeggeri per una compagnia di trasporto. Darwan trova nei sedili della sua vettura un plico di documenti dimenticati da Wendy e decide, sapendo il suo indirizzo per averla riaccompagnata a casa la sera precedente, di farle visita per riconsegnarglielo.
La donna, una famosa critica letteraria, scopre il mestiere diurno dell'autista e, per dare una svolta alla propria vita, decide di prendere lezioni e imparare a guidare. Tra i due protagonisti, così diversi eppure simili, nascerà un'amicizia che evolverà ulteriormente quando l'uomo, destinato a un matrimonio combinato, riceve la visita della futura moglie mai conosciuta.

Un rapporto complicato

La regista spagnola Isabel Coixet aveva già collaborato con Ben Kingsley e Patricia Clarkson nel dramma romantico Lezioni d'amore (2008) . A sei anni di distanza il trio si riforma per prendere parte a Guida per la felicità, commedia a sfondo sentimentale che tenta di far riflettere su diversi temi attraverso le dinamiche di un cinema leggero e pulito. L'approccio così edulcorato rischia però di essere anche un limite. In più occasioni il film soffre di una retorica stagnante che viaggia su binari prestabiliti senza offrire effettive sorprese, alla ricerca di un'emotività facile che ha l'obiettivo di non scontentare nessuno. La sceneggiatura di Sarah Kernochan, che in carriera vanta script per titoli cult come 9 settimane e 1/2 (1986) e raffinati thriller-mystery quali Le verità nascoste (2000), risulta infatti eccessivamente annacquata per raccontare qualcosa di nuovo.
Le varie vicissitudini dei personaggi devono inoltre fare i conti con caratterizzazioni maldestramente marcate. La figura di Wendy nella sua perenne nevrosi rischia in più occasioni di essere irritante, mentre il più quieto e pacifico Darwan deve convivere con le tradizioni della propria etnia, qui rappresentate in un'ottica mainstream e involontariamente caricaturale.

Uno sguardo annebbiato

Il risultato finale viene così privato dei potenziali punti di forza, con lo scontro/incontro tra culture diverse che viaggia su luoghi comuni, situazioni ritrite e un approccio romantico alla vicenda non sempre credibile. Guida per la felicità funziona nell'esposizione di alcune battute, soprattutto nei battibecchi durante le lezioni al volante, e in un paio di passaggi visionari che, pur parzialmente gratuiti, tentano di infondere verve alla monotematica narrazione.
Kingsley e la Clarkson, pur alle prese con alter-ego standardizzati, offrono interpretazioni più che convincenti, ma il resto dei personaggi di contorno non brilla per incisività, lasciando i protagonisti soli a reggere il peso di un film che ogni tanto frana rovinosamente sulle loro spalle. Un intrattenimento all'acqua di rose che tenta di raccontare anche "altro", privato della necessaria lucidità di sguardo che si perde proprio in quella frivolezza, sospesa su toni tragicomici, che avrebbe dovuto essere il cavallo di battaglia dell'operazione.

Guida per la felicità Lui tassista e insegnante di scuola guida di origini indiane, lei critica letteraria prossima alla separazione: entrambi di mezz'età, si incontrano e tra loro nasce un legame di amicizia e un sentimento platonico che regge le coordinate base dell'intera operazione. Guida per la felicità cerca di riempire il cuore narrativo con vicende parallele ma, tra approcci involontariamente caricaturali e un'atmosfera in bilico tra dramma sentimentale e commedia leggera, soffre di diversi passaggi a vuoto che tolgono solidità all'insieme complessivo. Ben Kingsley e Patricia Clarkson, pur alle prese con personaggi diversamente imperfetti, reggono sulle loro solide spalle il peso di una sceneggiatura poco lucida e spesso sbilanciata. Il film andrà in onda giovedì 5 marzo alle 21.30 su LA5 in prima visione TV.

5.5

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