Guardians of the Tomb, la recensione dell'horror disponibile su Netflix

Un gruppo di scienziati e avventurieri, prossimo a una fondamentale scoperta, si trova alle prese con un'orda di velenosissimi ragni.

Guardians of the Tomb, la recensione dell'horror disponibile su Netflix
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La bella Jia, ricercatrice di origini cinesi, viene contattata da un ex collega di suo padre che la informa della scomparsa del fratello minore, sparito mentre si trovava a indagare in un antico tempio indigeno.
All'interno del sotterraneo mausoleo sarebbe contenuto un antico segreto che potrebbe rivoluzionare per sempre la storia dell'umanità e così la ragazza, con il supporto di un team di esperti scienziati e avventurieri, decide di addentrarsi nelle isolate rovine alla ricerca del consanguineo e dei misteri ivi celati.
In Guardians of the Tomb le cose non vanno però come previsto e ben presto la squadra deve far fronte a un assalto di velenosi ragni che, muovendosi in branco contro ogni aspettativa, complicano non poco l'esplorazione.

Aracnofobia

Se nel curioso Shark 3D (2012), presentato addirittura in anteprima al Festival del Cinema di Venezia, l'australiano Kimble Rendall si cimentava con il sempre più florido filone degli squali assassini, in questa sua nuova prova dietro la macchina da presa gli animali predatori sono dei velenosissimi ragni che infestano le cavità sotterranee di un antico tempio cinese.
La narrazione di Guardians of the Tomb (disponibile su Netflix) non va per il sottile e tira addirittura in ballo, con l'ausilio di frequenti flashback in costume, un leggendario elisir dell'immortalità che fa gola ad alcuni dei personaggi. Elemento questo che offre campo a inaspettati tradimenti e a un paio di colpi di scena lungo i novanta minuti di visione, ma che non riesce a suscitare vero interesse per una storia vista e rivista che si rifà - senza troppa ispirazione - ai classici del genere, a metà tra atmosfere alla Indiana Jones e ai survival horror recenti.
Così tra trappole assortite, passaggi segreti e la scoperta di un esercito di terracotta sconosciuto fino a oggi, il film mette le figure principali alle prese con un branco di ferocissimi aracnidi (il cui morso è capace di uccidere in pochi secondi) realizzati con discreti effetti speciali - comparto nel quale non sfigura neppure la breve sequenza della tempesta di sabbia a inizio visione.
La trama si appoggia su risvolti prevedibili e caratterizzazioni altrettanto canoniche, smistando i rispettivi ruoli, sacrificali o meno che siano, tra l'eterogeneo cast internazionale, che vede nei ruoli principali la bella Li Bingbing (anche produttrice) e il Kellan Lutz della saga di Twilight.

Guardians of the Tomb Velenosi ragni giganti, un antico tempio e una leggenda cinese su un elisir che potrebbe cambiare per sempre la storia dell'umanità: questi gli elementi al centro di un horror senza troppe pretese. Frutto di una co-produzione internazionale, con un cast per metà cinese e per metà occidentale, Guardians of the Tomb tenta di coniugare gli istinti di genere tipici dei b-movie a tema con un'ambientazione avventurosa ma, nonostante effetti speciali più che passabili, non trova adeguato supporto da una gestione narrativa eccessivamente elementare.

5

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