Grindhouse - A prova di morte, recensione del DVD

Il quinto film di Quentin Tarantino giunge in versione DVD: la nostra recensione.

Grindhouse - A prova di morte, recensione del DVD
Articolo a cura di

Tarantino is back in Action.

Negli ultimi dodici anni, non c’è regista che abbia saputo influenzare tout court il mondo cinematografico più di Quentin Jerome Tarantino. Alcuni si domandano tutt’ora se si tratti di effettiva genialità o di scaltra capacità di manipolazione del mezzo cinematografico. Il suo continuo rimescolare generi e stili, rivela una vera e propria matrice autoriale per alcuni, o un’attitudine da parassita di celluloide per altri.
L’uscita del progetto Grindhouse, un double feature picture show a quattro mani orchestrato con l’amico di sempre Robert Rodriguez e creato con l’intento di omaggiare i filmacci exploitation anni ’70 e ’80, era attesa da una pletora di critici dubbiosi e scalpitanti davanti ai loro wordprocessor: l’occasione per poter parlar male dell’ormai ex (per ragioni anagrafiche) enfant prodige del cinema americano stava, forse, per arrivare.
L’insuccesso del film ai botteghini americani, con la conseguente scissione del film, presentato nei paesi non anglofoni come due pellicole a sé stanti, è storia nota. Il pubblico dei multisala attuali difficilmente è in grado di apprezzare un omaggio a un cinema che non c’è più e che, a conti fatti, non ha mai conosciuto, perché ormai l’epoca di Russ Meyer, Jack Hill, Lucio Fulci, e mille altri maestri dei vari (sotto)generi filmici è tramontata da un bel pezzo è può essere rivissuta solo nel buio dei nostri salotti con qualche dvd o grazie agli atti d’amore di autori come Tarantino e Rodriguez.
“Grindhouse - A prova di morte”, già uscito in edizione rental ad inizio ottobre, è ora disponibile per l’acquisto in edizione a disco singolo e doppio. Donne, motori e stuntman psicopatici alla ricerca di un cinema ormai perduto.

It’s a chick habit.

Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitier), la dj più cool di Austin, si appresta a festeggiare il suo compleanno trascorrendo la giornata con le sue amiche Arlene (Vanessa Ferlito) e Shanna (Jordanl Ladd). Mentre percorrono Colorado Street non si accorgono di essere seguite da una inquietante macchina nera, una Chevy Nova nera del’71. Dopo una tappa al Taco Bar Guero, continuano a festeggiare e a portare avanti i loro interminabili discorsi al Texas Chili Parlor dove Warren il Barista (Quentin Tarantino) intrattiene i propri clienti distribuendo ettolitri d’alcool. Fra gli avventori del locale, cè un losco figuro di nome Stuntman Mike McKay (Kurt Russell). Inizialmente siede in disparte scrutando di sottecchi la platinatissima Pam (Rose Mc Gowan) una “nemica” d’infanzia di Jungle Julia, ma poi si mette a flirtare con la Dj e le sue "bitches" riuscendo pure ad ottenere una Lap Dance gratis da Arlene.
Tutto scorre via tranquillo fino a quando Mike non offre un passaggio a Pam a bordo della sua macchina. La ragazza si siede sul lato del passeggero, una sorta di box di plexiglass munita di uno sgabellino metallico senza cinture poiché la macchina è realizzata per le scene stunt dei film ed è, come afferma Mike, effettivamente a prova di morte. Ma solo per chi guida. Lo stuntman comincia a mettere in atto il suo sadico, perverso e immotivato piano uccidendo prima la malcapitata Pam guidando come un forsennato e facendola sbattere ovunque all’interno del box, poi pedinando le ragazze e fracassando la sua “death proof” contro la loro vettura, eliminandole in una maniera trucida e violenta.
Qualche mese dopo, Mike, ripresosi dai traumi ricevuti dall’incidente e scagionato da ogni accusa perché al momento dell’incidente non aveva una goccia d’alcool nelle vene, è di nuovo sulla strada con la sua stunt car intento a pedinare altre ragazze in preda alle stesse
pulsioni omicide. Questa volta però, Lee Montgomery (Mary Elizabeth Winstead), Abernathy (Rosario Dawson) e Zoe Bell (se stessa), dimostreranno, in un inseguimento da cardiopalma, che ad avere i testicoli non è colui che si trova alla guida della Death Proof.

Badass cinema e muscle car.

Dal momento in cui le note di “The Last Race” di Jack Nitzsche cominciano a risuonare mentre i titoli di testa del film si stagliano gialli e pacchiani sullo schermo, inizia la più grande elencazione d’ossessioni d’autore nella carriera del regista texano. Dialoghi fiume, muscle car, badass cinema, piedi e sederi femminili, Johnny Cash, Vanishing Point e Zozza Mary e Pazzo Gary. L’elenco potrebbe continuare a lungo in un film che è una sorta di monumento alla femminilità più di quanto già non lo fosse Kill Bill. Dalla lap dance di Vanessa Ferlito, così vera e sensuale nelle sue imperfezioni distanti anni luce dalle piatte e patinate immagini televisive che hanno ormai anestetizzato la percezione della fisicità, fino ad arrivare alla performance di Zoe Bell, stuntwoman sullo schermo e nella vita (era la controfigura di Uma Thurman in Kill Bill), ad avere fegato nell’immaginario tarantiniano non sono tanto i vari cani da rapina con pistola e giacca nera. Sono le donne. Il sospetto erà già cominciato ai tempi di Jackie Brown, più che un film una splendida serenata d’amore lunga quasi 3 ore dedicata a Pam Grier. I suoi film, e “A prova di morte” più di ogni altro, sono la diretta emanazione, i figli legittimi di Tura Satana e Foxy Brown nonché i fratelli delle “Switchblade Sister” di Jack Hill. Nomi che risultano quasi inevitabilmente criptici e oscuri a tutti quelli che sono a digiuno di tutto quello che il sottobosco cinematografico ha saputo creare in tempi in cui la creatività godeva di una libertà ben superiore di oggi. Alcuni potranno obbiettare che questo nuovo expliot di Tarantino non sia altro che la conferma al fatto che la sua poetica è fatta solo di abili rimasticazioni. L’osservazione è quantomai errata poiché in Tarantino il trash, lo splatter, il basso costo, la citazione, vengono elevati al rango di grande cinema tramite un lavoro metalinguistico in cui l’irreale filmico contamina la realtà (la sequenza in cui la macchina di Stuntman Mike e la Dodge Challenger di Vanishing Point invadono un’autostrada piena zeppa di macchine “moderne”varrebbe da sola un intero libro d’analisi) e la realtà s’impadronisce della scena (come nel momento in cui Zoe Bell compare sullo schermo esibendosi in quello che fa tutti i giorni: rischiare la pelle in pericolosi stunt). Senza contare poi la scena del primo incidente che per forza, crudezza, montaggio ed unione di musica ed immagini, meriterebbe di essere studiata in ogni suo singolo fotogramma.
Più che una conferma alle critiche dei suoi detrattori, “A prova di Morte” è l’espressione massima di un regista capace di amalgamare e riplasmare il cinema “alto” e il cinema “basso” (ha ancora senso tale distinzione?) creando una fisicità del mezzo di celluloide ormai dimenticata in un epoca dove il chroma key, i vari effetti speciali a base di computer grafica e gente imbragata a cavi la fanno ormai da padrone.
Nonostante l’insuccesso commerciale al botteghino, il lavoro di Tarantino (come anche Planet Terror di Rodriguez) è probabilmente destinato a seguire le orme di un altro lavoro del dinamico duo, ovvero quel “Dal Tramonto all’alba” che, nel giro di una decina d’anni, è diventato un cult nonostante il magro raccolto ottenuto al box office al tempo della sua uscita.

Benvenuti al Chili Parlor.

Giudicare l’aspetto tecnico di un film proposto con tutti i difetti audio/video delle vecchie pellicole anni’70 è quantomeno paradossale proprio perché il comparto tecnico del dvd è realmente eccellente. L’audio in dolby digital 5.1 (italiano e inglese) è corposo, potente, ben distribuito e ascoltare il rombo dei bolidi che sfercciano sulla Tv manda davvero in sollucchero. L’immagine è nitida e non sono presenti difetti di sorta, ad eccezione di quelli voluti come autentica scelta stilistica.
L’edizione in disco singolo presenta pochi extra (trailer, galleria dei poster internazionali, accesso diretto a tutte le musiche del film con tre brani in versione inedita ed estesa) e un interessante documentario intitolato “I vecchi bolidi di Death Proof” in cui il cast tecnico del film descrive minuziosamente le decisioni tecniche ed estetiche inerenti le vetture e le scene d’inseguimento.
La versione in doppio disco offre un numero ovviamente maggiore di extra, per lo più documentari sulla realizzazione del film e la scelta del cast, in cui un solitamente scalmanato Tarantino descrive con la sua solita mitraglietta verbale, il perché di questa o quella scena raccontando vari aneddoti come ad esempio il fatto che la scelta di Kurt Russell è nata mentre girava Planet Terror insieme a Rodriguez: i due si sentivano come sul set di un immaginario film di John Carpenter e quindi la scelta più naturale era omaggiare regista e inteprete di “Fuga da New York” e “Grosso guaio a Chinatown” chiamando proprio Russell a vestire i panni di Stuntman Mike. Assolutamente impedibili i contributi dedicati a Zoe Bell e al sodalizio artstico fra Tarantino e la montatrice Sally Menke, che lavora ai suoi film fin da “Le Iene”.

Grindhouse - A prova di morte L’uscita in dvd di questo “A prova di morte” offre l’ennesimo momento di riflessione sullo stile di uno dei registi più amati (ed odiati) da critica e pubblico. Tarantino è l’unico regista al mondo che riesce a mischiare con naturalezza Don Siegel e Russ Meyer, William Friedkin e Richard Sarafian laddove altri mesteiranti creano solo del citazionismo vuoto e fine a se stesso. L’ottima proposta di Medusa Home Video, accontenta sia chi è solo curioso di guardare il film con un dvd egregio dal punto di vista tecnico, sia i fan più accaniti che potranno trovare nei gustosi extra della versione in doppio disco pane per i propri denti.

8

Che voto dai a: Grindhouse - A prova di morte

Media Voto Utenti
Voti: 47
7.2
nd