Recensione Grease

Pettine alla mano, preparatevi a cantare al cinema!

Recensione Grease
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In piena estate 2011 appare davvero molto strano trovarsi a scrivere un articolo relativo a Grease, il musical divenuto di fama mondiale alla fine degli anni Settanta, grazie a un adattamento cinematografico del già di successo spettacolo teatrale. Non esiste oggi una sola persona sopra i dodici anni che non abbia mai sentito parlare della pellicola, che non ne abbia ascoltato almeno un brano della OST o che non abbia, seppur inconsapevolmente, ammirato scene tratte da esso o liberamente e ironicamente ispirate all'elogio alla brillantina. Eppure eccoci qui seduti nuovamente in una sala cinematografica buia e assuefatta dall'odore dei popcorn, come se tutti questi anni in fondo non fossero mai passati, con i piedi che trepidanti non riescono a restare fermi per troppo tempo sulla moquette consunta, ad aspettare che il grande schermo ci porti alla Rydell High School, dove un nuovo anno, il solito e celebre anno, sta per cominciare.

Hopelessly Devoted to You

Stati Uniti degli anni Cinquanta: su un'isolata spiaggia al tramonto Danny Zuko (John Travolta) e Sandy Olsson (Olivia Newton-John) stanno vivendo la loro ultima romantica serata estiva. Dopo mesi passati a farsi teneramente la corte, dovranno tornare entrambi nei loro lontani mondi. Sandy, infatti, alla fine delle vacanze deve tornare in Australia e i due sono costretti a dirsi addio, giurandosi amore eterno. I programmi della ragazza, però, improvvisamente cambiano: rimasta in America si iscrive alla Rydell High School dove conosce le Pink Ladies, un gruppo di ragazze tutto pepe a cui racconta la sua bellissima esperienza estiva. Ma la Rydell è anche la scuola di Danny, famoso tra i suoi compagni per una costruita reputazione di bullo spezza cuori. Anche lui sta raccontando la sua estate ai suoi amici di sempre, i T-Birds, con toni decisamente più spigliati e smaliziati. Il caso, nelle vesti sempre un po' impertinenti di Rizzo (Stockard Channing), fa sì che i due si incontrino. Davanti a tutti i loro amici, Danny non può comportarsi come il perfetto cavaliere che Sandy ha conosciuto durante l'estate e finge così di essere poco interessato alla ragazza, facendo a pezzi il cuore perbenino di lei e innescando così la serie di sfide, organizzate su più livelli, che compongono la scoppiettante trama del film.

Summer Nights

Inutile dilungarsi troppo sulla trama di Grease che, da qualsiasi punto di vista lo si analizzi, è diventato un vero e proprio cult della storia del musical. Moltissime le pellicole e le opere teatrali che, seppur labilmente, trovano le proprie basi ispiratrici nel lavoro diretto da Randal Kleiser e debuttato nelle sale nel 1978. Con il suo stile assolutamente patinato, tanto da raggiungere picchi che oggi sarebbero definiti squisitamente kitsch, Grease più che un film è una vera e propria icona, rappresentativa di un modo di vivere, ormai socialmente superato ma sempre di forte impatto. I pantaloni a vita alta e dai colori sgargianti, i foulard infiocchettati attorno al collo, i capelli cotonati o stretti in boccolose code e le volteggianti gonne a ruota, seppur tipiche della storia del costume degli anni Cinquanta, vengono spesso identificate proprio grazie ai costumi del musical, che li ha trasformati in simboli distintivi di un'ideologia. Per non parlare della colonna sonora, rimasta per molte settimane in testa alle classifiche di molti paesi e ancora oggi parte integrante della formazione musicale di molti (ex) adolescenti. In Gran Bretagna i duetti "You're The One That I Want" e "Summer Nights" arrivarono entrambi in vetta alle classifiche e ancora nel 2002 apparivano rispettivamente all'ottavo e al ventunesimo posto tra le vendite ufficiali di singoli di tutti i tempi.
Grease
è indiscutibilmente uno di quei fenomeni che non teme il passare del tempo e che anzi sembra voler sfidare le evoluzioni sociali di quest'epoca e dimostrare il suo valore. Non importa quanto oggi la fotografia appaia posticcia e carica di rossi pittorici, quanto le tecniche di doppiaggio siano grossolane e spesso asincrone, quanto il make-up, piuttosto che favorire la mimesi, allontana gli attori dai propri personaggi costruendo loro una maschera invecchiante. Nel momento in cui le luci si spengono e la musica si sparge nell'aria umida delle sere d'estate, la brillantina compie la sua magia, sistemando tutto e facendolo apparire luminoso e in perfetto ordine.

You’re The One That I Want

Non è un caso quindi che Grease non sia mai scomparso dai piani di progettazione economica di Hollywood: il film è stato riproposto nella sale nel 1998, in occasione del ventesimo anniversario, nel 1982 si è provato anche a eguagliarne il successo con un sequel, quel Grease 2 finito nel dimenticatoio, e spesso si è ipotizzata l'idea di un remake, con Michelle Pfeiffer intenzionata a voler interpretare la preside McGee e una proposta a Jessica Simpson per la parte di Sandy. A quasi trentacinque anni dalla prima programmazione, Grease torna al cinema, aggiungendosi alla lista dei classici riproposti nelle sale in versione rimasterizzata. Questa volta Nexo Digital aggiunge qualcosa in più, trasformando il tutto nel progetto Grease - Sing-a-long... ma che cosa significa? Per attirare un pubblico di vecchi appassionati e nuovi curiosi, alla pellicola sono stati sovrapposti dei sottotitoli che appaiono solo nei momenti musicali della storia, invitando lo spettatore a cantare con i protagonisti e adibendo la sala cinematografica a momentaneo karaoke. Nel caso di spettatori più timidi e meno inclini alle esibizioni in pubblico, durante ogni performance è stato aggiunto anche un coro di sottofondo, che si accompagna alla voce principale simulando immaginari spettatori canterini. Via quindi a parole che si disegnano sullo schermo, trattando la pellicola come un diario scolastico digitale, ricco di schizzi e scarabocchi, cuoricini e stelline che circondano i personaggi. Ipotetici murales si compongono digitalmente su tramonti estivi e pomeriggi scolastici, aggiungendo ironici pensieri ai testi delle canzoni e rimarcando il già citato spirito kitsch della pellicola. Come non sorridere entusiasti e imbarazzati davanti a un cremino che passeggia sconsolato sul testo "Alone at the Drive-in Movie", riuscire a stare fermi immobili sulla propria poltrona mentre il mondo si riempie di fulmini in "Greased Lightning" o non sospirare con sorriso ebete quando una serie di bigodini, pettini e lacca per capelli danzano coreograficamente attorno alle parole di "Beauty School Dropout"? Lo spettatore italiano non è certo abituato a interagire con la pellicola cinematografica (a meno che non si tratti dei sonori commenti che spesso accompagnano le proiezioni più affollate) e l'indecisione al partecipare o meno alla messa in scena è palpabile in sala, ma è innegabile che i progetto sia stato studiato per attirare, con l'eccessiva cromatografia e l'invasiva presenza, la curiosità di ogni fascia d'età. E allora diventa spontaneo seguire i suggerimenti proposti da un occhiello a bordo dello schermo su come muovere le mani per l'esibizione finale e prepararsi a ballare, piede in punta e mani pronte sulle gambe, "We Go Together"!

Grease Grease - Sing-a-long è un progetto interessante e divertente che si propone di intrattenere due diverse fasce di pubblico: se da una parte ci sono i vecchi fan del film che, seppur imbarazzati, non possono fare a meno di partecipare con diverse gravità vocali allo score del musical, dall’altro c’è un pubblico più giovane e inesperto, attratto dalla possibilità di poter cantare e ballare in un luogo solitamente regno di silenziosi bisbigli. Tutto lo studio dei sottotitoli in musica riecheggia proprio il modo di decorare i diari delle adolescenti, facendo l’occhiolino a quella piacevole esagerazione grafica degli anni passati. Certo non ci si può aspettare che diventi un tutto esaurito al box office e si tratta di un’operazione non applicabile a qualsiasi tipo di pellicola, seppur musicale, ma non si può ignorare il suo essere segno della necessità di rinnovamento che ormai opprime uno dei più classici mezzi di intrattenimento univoci, desideroso di raggiungere a tutti i costi l’era della comunicazione 2.0.

7

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