Granchio nero Recensione: il war movie post-apocalittico con Noomi Rapace

Tra guerra e virus, Granchio nero è un film post-apocalittico che intrattiene toccando temi contemporanei in chiave convenzionale.

Granchio nero Recensione: il war movie post-apocalittico con Noomi Rapace
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Granchio Nero, tra i film in uscita a marzo 2022 su Netflix, approda sulla piattaforma in un momento alquanto peculiare della storia. La pellicola di Adam Berg, al debutto in un lungometraggio che vede come sua protagonista Noomi Rapace, narra di una guerra in un mondo distopico dai contorni post apocalittici in cui il nemico è ovunque e la salvezza in nessun luogo. Non ci sono Paesi nominati, non ci sono buoni o cattivi all'interno, solo il tentativo di riuscita di una missione di un gruppo di soldati selezionati e la risoluzione o meno di un conflitto andato avanti per troppo tempo.

Un'umanità in guerra

La guerra è un argomento quantomai attuale, che fa parte di una quotidianità che ad oggi qualcuno sta vivendo in prima persona o attraverso i reportage e le immagini dai territori ucraini, che mettono il pubblico di fronte alle conseguenze dei conflitti e ai sacrifici, anche terribili, che si è disposti a fare. Di certo questa vicinanza a un tema particolarmente caldo della nostra cronaca attuale non può che suscitare un senso di maggiore angoscia e suggestione durante lo scorrere delle scene di Granchio nero, che ha da una parte l'onestà di riportare le brutture di cui è capace la guerra e dall'altra una maniera semplice con cui cercare di esprimerle per intrattenere.

Per quanto, infatti, Adam Berg cerchi di dare un determinato tono al proprio film, Granchio Nero rimane all'interno di canoni che seguono pedissequamente le linee guida dei racconti con al centro scontri e operazioni suicide, in cui a partire è un gruppo di persone destinato a ridursi drasticamente. Un manipolo di personaggi costretti ad affrontare un compito quasi impossibile, la missione che dà il titolo alla pellicola, nella quale dovranno attraversare una distesa ghiacciata trasportando l'arma definitiva che sconfiggerà gli avversari, per mettere forse fine ai giorni di tenebra sulla Terra. Un'impresa in cui ognuno dovrà contribuire a fare la propria parte, ma dove è comunque l'individualità che muove i protagonisti, ognuno con una propria storia alle spalle che motiva e sospinge le loro azioni.

Tutti i mali del mondo

Come se un tema vivido come quello della guerra non bastasse, in Granchio nero, che va mostrando sequenze di sparatorie incontrollate, di famiglie strappate dai loro affetti, delle razzie che si è costretti a commettere tramutando gli uomini in bestie, è inoltre il pericolo di un virus che finirà per terrorizzare e smuovere la coscienza della protagonista Rapace.

Un'opera che non solo non è rassicurante, e non vuole minimamente esserlo, ma la cui portata ha talmente tanti eco che si ripropongono nella nostra contemporaneità da risultare difficile da sopportare. Non per la veridicità del racconto, per la sua presa emotiva o per la buona fattura - discreta, ma non altro -, bensì perché ci pone di fronte a tutto quello che abbiamo e stiamo affrontando tuttora, non permettendo mai alla nostra mente di staccare da ciò che accade nel mondo di oggi. Granchio Nero racchiude i mali di cui sentiamo parlare da due anni a questa parte. Che questa sia la sua forza o la sua più grande debolezza è ancora difficile capirlo. E, al di sotto della guerra, del virus, delle ansie che l'opera va ad alimentare pur nella sua confezione modesta e per nulla esaltante, sono comunque i sentimenti umani a rimanere. È la spinta di una madre che mette la sua genitorialità al primo posto pur di poter riabbracciare la figlia.

È il coraggio che viene fuori quando è l'amore a muoverci, sentimento che, ognuno a suo modo, prova all'interno di Granchio Nero e che oppone ai disastri militari e armati delle comunità il voler difendere i propri cari, altro argomento principale della pellicola di Berg. Un titolo per nulla consolatorio, che non lo sarebbe stato nemmeno in tempi meno burrascosi, ma che nel momento della propria uscita non può che far riflettere.

Non certo un'operazione ai livelli del Contagion di Steven Soderbergh (recuperate la recensione di Contagion) all'inizio della pandemia di Covid-19 o dei due lavori di Valentyn Vasjanovy, Atlantis e Reflection, allo scoppio della guerra in Ucraina (scoprite i 5 film per capire meglio il conflitto Russia Ucraina), ma che lontanamente e in maniera assai più blanda e mainstream può richiamare le medesime vibrazioni.

Granchio nero Granchio Nero è un film difficile da inquadrare nella contemporaneità. La pellicola, infatti, tratta il tema della guerra e di un virus che potrebbe distruggere il mondo. Questo porta lo spettatore a riflettere durante la visione, ma allo stesso tempo, per la sua fattura modesta, il lungometraggio di Berg non può offrire approfonditi spunti di analisi, ponendosi come un convenzionale titolo di guerra con al centro una missione suicida.

6

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