Godspeed, la recensione del film con Michael Hui Recensione

Un corriere della droga e un anziano tassista finiscono in un gioco pericoloso in Godspeed, black-comedy con Michael Hui al Far East Film Festival.

Godspeed, la recensione del film con Michael Hui Recensione
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Il ritorno in un ruolo da protagonista di Michael Hui, star del cinema hongkonghese la cui ultima parte di rilievo era stata in Rob-B-Hood (2006), ha luogo in una produzione taiwanese diretta dall'apprezzato regista Chung Mong-hong che, per il suo quarto lavoro dietro la macchina da presa, ha anche sceneggiato una storia a tinte forti che gioca con gli stilemi del noir e della commedia nera dando vita un film dalle molteplici anime. Godspeed racconta di Na Dow, un giovane e apparentemente impacciato corriere della droga al servizio del ganster Bao; il suo ultimo incarico è quello di consegnare una nuova partita al boss Fratello Hui in quel di Tainan. Per giungere a destinazione accetta il "prezzo scontato" offertogli da un anziano tassista originario di Hong Kong, con cui durante il tragitto nascerà un sincero e controverso rapporto d'amicizia. Ma nel mondo criminale non sempre tutto va come previsto...

Insieme per forza

Sin dal prologo si comprende come la tensione emotiva sia una costante delle due ore di visione lì a venire, con un versante da thriller gangsteristico che gioca un ruolo predominante nell'evoluzione del racconto. Chung Mong-hong è abile a spiazzare lo spettatore non concedendo sicurezze stilistiche e alternando passaggi più leggeri e surrealisticamente ironici ad impeti di rabbiosa e sanguigna violenza, con un interrogatorio a tratti disturbante nella sua efferatezza. Godspeed (presentato in questi giorni alla 19esima edizione del Far East Film Festival di Udine) non è un film semplice, anzi è un vero e proprio viaggio tra inferno e paradiso in cui i due principali protagonisti si trovano coinvolti, chi per caso chi per necessità, in una realtà a loro sconosciuta e proprio nelle difficoltà e nella paura il loro rapporto assumerà una cruciale importanza, tingendo la vicenda di melanconiche virate dolce-amare sul senso stesso dell'esistenza. Lo splendido finale, avente luogo nei pressi di un gigantesco albero, è intriso di sfumature non banali che rendono i personaggi dei moderni Don Chisciotte e Sancho Panza, star di un atipico buddy-movie on the road intenso e ricco di cupi e raffinati istinti di genere. La magnifica fotografia, offrente sequenze in campo aperto di magnetica bellezza, un ragionato uso di dialoghi paradossali e volutamente esasperati (la discussione sul sofà, la proposta del tassista), l'avvolgente colonna sonora di struggenti melodie pop e popolari e la genuina alchimia tra Michael Hui e il comico taiwanese Na Dow (con il "terzo incomodo" Leon Lai a suo agio nei panni del freddo gangster) donano all'opera ulteriori e incisivi punti di forza.

Godspeed Non è l'Inferno dantesco ma uno ben più terreno quello in cui vengono catapultati un impacciato corriere della droga e un anziano tassista, protagonisti di un viaggio on the road che bilancia magnificamente i suoi istinti da commedia nera ed esistenziale con violenti istinti thriller. Godspeed è un film magnificamente diretto ed interpretato che spiazza di continuo con i suoi ribaltamenti stilistici e di narrazione in due ore in cui le intense ed eterogenee emozioni sono permeate da struggenti tocchi dolci-amari che conquistano al primo sussulto.

7.5

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