Recensione God's Pocket

Philip Seymour Hoffman, Richard Jenkins e John Turturro sono tra i protagonisti di God's Pocket, trasposizione dell'omonimo romanzo di Pete Dexter che segna l'esordio registico di John Slattery.

Recensione God's Pocket
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Mickey Scarpato vive con la moglie Jeannie e il figlio di lei, Leon, nato da un precedente matrimonio. Il ragazzo ha dei comportamenti violenti che si manifestano un giorno sul luogo di lavoro, dove minaccia con un rasoio un anziano collega di colore. Questi reagisce alle angherie brandendo un bastone di ferro e colpendo mortalmente Leon; gli altri operai, testimoni dell'evento, decidono di dichiarare il falso, adducendo la morte del giovane ad un incidente con un gancio d'acciaio. La madre del deceduto però non crede a questa versione dei fatti e chiede al marito, che si barcamena in piccole truffe e furti insieme all'amico Arthur, di indagare sull'accaduto. La notizia fa gola anche ad un giornale locale, che decide di inviare l'anziano e disilluso reporter Richard Shellburn a investigare sul caso.

Storie di periferia

Gli inediti con Philip Seymour Hoffman non sembrano avere fine, dopo la scomparsa dell'attore nel febbraio di due anni fa. Alla categoria appartiene anche God's Pocket, pellicola mai passata nelle nostre sale e tratta dall'omonimo romanzo cult (in italiano Così si muore a God's Pocket) scritto nel 1983 da Pete Dexter. Il film, che segna l'esordio dietro la macchina da presa del popolare attore televisivo John Slattery (Desperate Housewives), si inserisce nel filone black-comedy che tanta fortuna ha dato al cinema indipendente d'oltreoceano: non a caso la presentazione è avvenuta al Sundance Film Festival, dove l'esordiente regista è stato nominato per il gran premio della giuria. Merito sicuramente dell'ottimo cast che, oltre al compianto protagonista, può vantare altri pezzi da novanta come John Turturro e Richard Jenkins in ruoli importanti. La visione però, tolta la bravura degli attori, non convince del tutto, sempre indecisa sulla strada da prendere. Commedia nera e dramma si ibridano senza alcuna ispirazione, riuscendo a colpire nel segno soltanto in una manciata di sequenze; Slattery non coglie il fascino sporco e genuinamente grezzo del libro, annacquandone tutti i potenziali sviluppi introspettivi in una sorta di amara melassa. Il problema principale della trama è che, dopo dieci minuti, a nessuno importa più del morto: figura tratteggiata con tratti odiosi e per la quale il pubblico non prova pena o compassione, così come per la fedifraga madre affranta o il disilluso Mickey. God's Pocket è un'opera fredda che tenta inutilmente di tracciare il ritratto di un microcosmo periferico nel quale tutti si conoscono e si odiano, pronti a sparlare dietro di chiunque alla prima occasione. L'ambientazione sarebbe stata anche interessante in un'ottica più verosimile, ma echi vagamente surreali ed eccessi caricaturali snaturano qualsiasi potenziale istinto sociale, consegnando ai posteri cinefili più rimpianti che sostanza.

God's Pocket Non basta un cast delle grandi occasioni, capitanato dal compianto Philip Seymour Hoffman, a rendere interessante l'esordio registico dell'attore John Slattery. God's Pocket, trasposizione dell'omonimo romnzo di Pete Dexter, è una commedia nera che cerca di guardare ai Coen nelle parti più leggere salvo gettarsi in un'evoluzione scialba ed incolore, mai in grado di emozionare e di raccontare con acume la realtà sociale alla base del racconto. Le ottime interpretazioni si perdono perciò in uno stile impersonale che, tolte un paio di sequenze, non rende giustizia alla fonte originaria svilendone le profonde diramazioni drammatiche.

5

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