Recensione Gli Amori di Astrea e Celadon

Rohmer ci conduce nella Gallia del V secolo, fra ninfe e pastorelle...

Recensione Gli Amori di Astrea e Celadon
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Intro

Eric Rohmer, esponente di punta della Nouvelle Vague e due volte Leone d'Oro (nell'86 per Il Raggio Verde e nel 2001 premiato per la carriera) conclude la trilogia storica - iniziata con La Nobildonna e il Duca e proseguita con Triple Agent - con Gli Amori di Astrea e Céladon, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2007 ed in corsa per la vittoria finale. Il punto di partenza è un romanzo pastorale, Astrée, datato XVII secolo, scritto dal gentiluomo Honoré d'Urfé ed ambientato in un'immaginaria Gallia del V secolo, popolata da pastori, druidi, ninfe e nobili. Rohmer che ha dimostrato negli anni di apprezzare l'adattamento dei testi letterari, soprattutto se ambientati nel passato - Perceval; La nobildonna e il Duca; La Marchesa von... - in questo delizioso film, punta sull'amore e sul tema, a lui caro, della fedeltà del sentimento, riuscendo ad evocare la Gallia del Seicento in modo elegante e raffinato ma mai pedante. Un'attenzione prodigiosa per i dettagli - dai costumi ai dialoghi dai luoghi sino alle movenze delicate dei protagonisti - e l'accorgimento di registrare il suono in presa diretta - attendendo anche per delle ore, il sorgere del vento che col suo frusciare diviene un vero protagonista della pellicola - fanno di questo film un gioiello che ingiustamente è stato dirottato sul mercato home video.

La Trama

L'amore contrastato è il sovrano di questa vicenda. La bella pastorella Astrea (Stéphanie Crayencour) consuma un amore casto con Céladon (Andy Gillet), perché le loro rispettive famiglie sono in lite perenne. La madre del bel pastore era infatti contesa anche dal padre di Astrea e loro convengono di fingere in pubblico, dissimulando il loro amore, per calmare la situazione. Tuttavia, un pretendente rifiutato conduce Astrea sino ad un luogo appartato dove Céladon amoreggia con un'altra donna, seppure malvolentieri. Lei fugge via e l'indomani rimane indifferente ai suoi richiami fin quando confessa di averlo visto e gli intima di non farsi più vedere dinanzi ai suoi occhi. A niente valgono le sue scuse e le sue promesse d'amore eterno: lei non cambierà più idea, dice. Lui, disperato, si getta nel fiume che lo trascina fra i suoi flutti lontano. Viene ritrovato dalla nobile Galatea (Véronique Reymond) e dalle sue dame di compagnia, Leonide (Cécile Cassel) e Sylvie (Rosette). Galatea, condotta in quel luogo dalla visione di un druido, subito si invaghisce del giovane e lo fa condurre nel suo castello per fargli riprendere le forze. Nel frattempo il fratello di Céladon, Licide (Jocelyn Quivrin) si reca da Astrea per comunicargli che il fratello e suo amante è disperso nonostante lunghe ricerche. Lei ribatte che non verserà una lacrima per quel traditore ma presto capisce che la sua condanna è stata fatale, gettando il giovane innamorato nel panico e inducendo in lui la ricerca della morte.

Gli Sviluppi

Galatea, intanto, comunica a Céladon, che anche quando lui si sarà rimesso in forze, non intende permettergli di abbandonare il suo castello e ribadisce le sue ragioni in un delizioso dialogo a due sul tema di amore e fedeltà mentre si rincorrono in un labirinto di siepi. Leonide, mossa a pietà, riesce a farlo fuggire camuffato da donna e lo conduce sino al torrente, ma con grande sorpresa lui le confessa che non osa tornare da colei che ama, perché lei lo ha bandito dalla sua vista. A niente valgono le razionali motivazioni della bella Leonide - che Céladon chiama ninfa - lui è deciso a restare ramingo per i boschi. Leonide cerca aiuto in un suo parente, il monaco Adamas (Serge Renko) che costruisce un dialogo con il pastore malato d'amore e fedele al ricordo della bella Astrea, a lei devoto come fosse la stessa dea di cui porta il nome.

Il Cast e le Note Tecniche

Rohmer scommette su due attori principali con pochissima esperienza cinematografica: l'efebico Andy Gillet e la bella Stéphanie Crayencour. Entrambi hanno il grande merito di confrontarsi con un copione difficile, per le movenze ed i gesti richiesti, recitando in un francese elegante e poetico e risultando sempre verosimili. Al loro fianco si muovono attori più esperti come Cécile Cassel (che vedremo presto al cinema in O' Jerusalem), Jocelyn Quivrin (Syriana) e Serge Renko (Triple Agent) che completano un bel cast, dove anche l'odioso menestrello (Arthur Dupont) si cala perfettamente nel suo ruolo, elogiando la carnalità e il piacere al di sopra di ogni cosa. Rohmer, in apertura del film, ci informa con una didascalia che sono serviti tre anni per scovare i luoghi in cui realizzare questa pellicola - dato che la pianura originale è stata resa edificabile - che viene fotografata egregiamente. Ciascun particolare è accurato: dalle vesti delle pastorelle dai colori pastello, alle acconciature coi nastrini fra i capelli, sino ai dialoghi, talvolta in versi.

Versione Dvd

La carenza di extra nella versione dvd - scelta sempre deprecabile a parere di chi scrive - viene compensata dal fatto che questa pellicola, nonostante la grande fama del regista - autore di punta della Nouvella Vague - è stata distribuita in un numero davvero esiguo di copie, dirottando praticamente il film verso l'home-video. Che siate appassionati o meno, vale la pena inserire i sottotitoli e gustarsi un francese elegante e poetico, godendo di un'immagine sempre nitida e con colori ben definiti con un'ottima resa dell'audio. Gli esigui extra si riducono all'accesso diretto alle scene e dei semplici menu interattivi.

Gli Amori di Astrea e Celadon Rohmer, nonostante il Leone alla Carriera nel 2001, continua a dispensare capolavori. Ne Gli Amori di Astrea e Céladon ci conduce per mano in una Gallia del V secolo seguendo le vicende d’amore di due pastorelli. I costumi, la fotografia, i dialoghi e il sonoro sono un vero inno all’estetica del cinema.

7.5