Giustizia Privata, recensione del film con Jamie Foxx e Gerard Butler

Jamie Foxx e Gerard Butler sono i protagonisti di in un diabolico gioco di vendetta nel film Giustizia Privata.

Giustizia Privata, recensione del film con Jamie Foxx e Gerard Butler
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Ed ecco che il tema della vendetta ritorna, più brutale e spietato che mai, a contagiare il cinema hollywoodiano. Un concetto da sempre "caro" ai registi e sceneggiatori statunitensi, molto spesso utilizzato per action b-movies e ben più raramente in pellicole di un certo spessore artistico. A quest'ultima categoria sembra, per fortuna, appartenere il nuovo film di F. Gary Gray (Il negoziatore, The italian job), che torna dietro la macchina da presa a quattro anni da Be cool. Su sceneggiatura di Kurt Wimmer (al lavoro anche sull'annunciato remake di Total recall), si è avvalso di un duo di protagonisti sulla cresta dell'onda come Jamie Foxx (The soloist) e Gerard Butler (300), che a conti fatti si adattano alla perfezione ai loro ruoli. Il titolo è già esplicativo: la legge tiene fede al cittadino, e viceversa. O almeno dovrebbe. Un concetto quanto mai attuale, e di discussioni infinite anche nel nostro Paese, sulla certezza o meno della pena e di quanto questa sia giusta in base al crimine commesso. Farsi giustizia da soli, scavalcando la legge stessa, è la soluzione?

Partita a scacchi

Clyde Shelton (Gerard Butler) assiste impotente all'omicidio da parte di due balordi della moglie e della figlia. Il suo avvocato Nick Rice (Jamie Foxx), decide di patteggiare, contro la volontà di Clyde, con uno dei due assassini, "meritevole" di aver accusato il compagno (così condannato a morte) e di guadagnarsi la libertà dopo soli tre anni. Passa una decade, e il killer, ora a piede libero, viene trovato assassinato, vittima di orribili torture. I sospetti cadono da subito su Clyde, che non nega di aver compiuto la sua vendetta e anzi, è pronto a farla pagare al suo ex avvocato e alla società intera, rea di non aver fatto rispettare la legge. Inizia così un furioso e forsennato gioco del gatto col topo tra Clyde (ormai in galera e condannato a morte per il macabro omicidio) e Nick. Altre figure legate al processo di dieci anni prima, tra cui alcuni colleghi e la stessa famiglia di Nick, diventano bersaglio di questa furia, ma com'è possibile visto che il novello giustiziere si trova rinchiuso nel braccio della morte? Indagando nel passato Nick scopre che non si trova davanti a un uomo comune, ma forse al peggiore nemico possibile. E dovrà trovare il modo di fermare questa folle crociata di presunta giustizia.

Tra fantasia e cruda realtà

A tratti geniale, sempre avvincente, forse troppo irrealistico. Law abiding citizen è uno dei progetti più originali e "freschi" sul tema della giustizia fai da te che Hollywood ci ha proposto da diversi anni a questa parte. Se da un lato la storia dava spesso modo se non di condividere, almeno di comprendere, le motivazioni dell'"angelo vendicatore", in questo caso il tutto è molto più labile ed è difficile schierarsi dalla parte di Clyde, visto che nel suo percorso di "pulizia" finisce per colpire anche degli innocenti. L'uomo supera abbondantemente il limite, e si trasforma in una vera e propria macchina da guerra in grado di mettere in ginocchio da solo un'intera città solo grazie al suo fine intelletto e a una certosina premeditazione, covata per ben dieci anni. Un'attesa che gli ha consentito di preparare minuziosamente le sue mosse, che secondo le intenzioni avrebbero dovuto ergerlo a salvatore della nazione, e a cancellare una società corrotta e amica dei criminali. Questa idea così estrema offre comunque diversi spunti di discussione sul sistema legale americano (e universale), incapace di punire seriamente i colpevoli, laddove una mezza vittoria è meglio di una sconfitta. Ma per chi ha visto morire davanti ai propri occhi, stuprate e massacrate, moglie e figlia, un "risarcimento" a metà non potrà mai essere abbastanza. Così nei primi minuti lo spettatore si immedesima nel personaggio di Butler, padre e marito affranto e deluso da una legge pronta più a dimenticare che a punire. In seguito però questa "simpatia" empatica finisce per svanire quando il suo risentimento si trasforma in odio brutale, che rende l'uomo peggiore degli stessi criminali, senza più uno scopo nella vita se non la cieca vendetta contro tutto e tutti. La prova di Butler, nei panni di questa figura senza più anima animata solo dalla violenza, è di quelle da ricordare: Clyde è spietato, cinico e irriverente, ma allo stesso tempo tronfio di una sicurezza disumana, che non lo ferma nemmeno dinanzi ai più deboli. Di rigore la prova di Foxx, che complice un personaggio più monocorde non può sfoggiare il suo grande talento, sfornando comunque una prova più che dignitosa. La regia di Gray è solida, non offre spazio a punti morti e riesce ad avvincere e tenere incollati alla sedia per quasi due ore, con un ritmo costante fatto di trovate originali e che ricordano in parte le atmosfere de Il negoziatore, forse il suo miglior film. Non sono poche le similitudini tra le due pellicole, dal confronto bianco/nero (ai tempi Spacey - Jackson), alla lotta morale e psicologica tra due personalità un tempo forse simili ma irremidiabilmente cambiate dagli eventi. Il finale di Law abiding citizen finisce in parte per mostrare come nessuno sia esente da colpe e indolore degli istinti più sofferti.Messo così, il nuovo lavoro di Gray sembrerebbe esente da pecche. Seppur veniale ai fini del coinvolgimento, non possiamo fare a meno di notare un'eccessiva spettacolarizzazione della vicenda, laddove le mosse di Clyde appaiono davvero esagerate e, nonostante il suo passato misterioso che potrebbe in parte giustificarle, negano al film quell'aura di veridicità che la storia avrebbe richiesto. E' infatti inspiegabile come una città come Philadelphia possa essere tenuta in scacco da un uomo solo, per lo più dietro le sbarre, e a cui niente va storto nella realizzazione del suo diabolico piano. Allo stesso tempo scelte logistico/temporali appaiono del tutto improbabili, e se presenti nella realtà metterebbero un grosso punto di domanda sul sistema carcerario americano.Se però ricordiamo di trovarci davanti a un film, e perciò pura finzione seppur con scampoli di realtà, allora si può godere di un thriller coinvolgente e spettacolare, e a tratti davvero geniale.

Law Abiding Citizen Giustizia e vendetta possono coincidere? E quanto la legge è colpevole di non punire i colpevoli? Basandosi su quesiti sempre attuali, sulla giusta pena e la giustizia fai da te, Gray dirige un thriller intenso e avvincente, diviso equamente tra un'azione decisa (ma mai forsennata) e violenta e un'accurata introspezione psicologica. Lo scontro tra Foxx e Butler è di quelli da ricordare, con il personaggio dell'ex spartano davvero, nel positivo del termine, sopra le righe. La poca attinenza a una possibile realtà stona un pò con il taglio morale impresso alla vicenda, ma chi cerca una pellicola coinvolgente e carica di emozioni non rimarrà certamente deluso.

7

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