Recensione Giotto, l'amico dei pinguini

Nel 2013 l'estinzione del pinguino minore blu in Australia venne combattuta grazie all'intervento dei pastori maremmani: Stuart McDonald ci racconta questa storia semplificando l'importanza del messaggio e rendendolo appetibile per i bambini.

Recensione Giotto, l'amico dei pinguini
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Nel 2013, esattamente due anni fa, Middle Island, un'isola al largo del'Australia, è divenuta la colonia del pinguino minore blu, una specie in via d'estinzione, falcidiata negli anni dagli assalti di gatti e volpi, che ne hanno fatto prezioso e lauto pranzo quotidiano. Insieme col pinguino anche il bandicoot, marsupiale oramai estinto nella maggior parte delle terre emerse, aveva trovato ristoro e tranquillità, temporanea, a Middle Island. L'incedere della catena alimentare, però, ha messo a repentaglio entrambe le specie, chiamando così gli abitanti della costa circostante a trovare una soluzione: quella soluzione è stata rintracciata nell'utilizzo dei cani maremmani, dando il via al Maremma Project, per la salvaguardia dei pinguini. Giotto, l'amico dei pinguini racconta questa incredibile storia vera di come a Middle Island il pinguino minore blu ha rimandato a tempo indeterminato la propria estinzione grazie all'intervento del suo più prezioso alleato contro la natura, il cane.

MAREMMA PROJECT

Giotto è un cane maremmano incapace di adempiere al proprio compito: proteggere le galline. Vive nella fattoria insieme con il suo padrone Swampy, che sovente lo porta con sé in città, incurante dell'irriverenza del suo cane, abbastanza propenso al combinare guai tra la popolazione. Non ultimo la distruzione totale di un parco a tema allestito per attirare turisti e ottenere fondi per proteggere i pinguini. Costretto, quindi, a un esilio fuori dalla città, l'incontro con un pinguino ferito gli permetterà di dimostrare a Swampy e a tutta la città il suo valore e la sua reale natura di protettore delle specie più indifese, ergendosi a salvatore di Middle Island e di tutti gli animali che la popolano. Un plot che Stuart MacDonald riesce a rigirare dalla realtà alla finzione, aggiungendo elementi bambineschi, accompagnandosi con dei dialoghi molto puerili e un protagonista, l'anziano Swampy, ispiratosi al vero promotore del Maremma Project, dall'aspetto grezzo e campagnolo.

UN DOCUMENTARIO PER BAMBINI

La vera critica che si muove al regista è l'aver deciso di raccontare una storia talmente forte, talmente vera in chiave eccessivamente fanciullesca, ridisegnando la vicenda legata ai pastori maremmani a un film per bambini: perché Giotto questo è, questo rappresenta, una pellicola gioviale, allegra e scevra da qualsiasi preoccupazione reale che mira a colpire un pubblico talmente giovane che difficilmente potrà essere sensibilizzato da quanto avvenuto in Australia. Allo stesso tempo il regista presenta la pellicola come un buddy movie, evidenziando come la spalla di Swampy non sia tanto Giotto, quanto la nipote, Olivia, con la quale, a detta di MacDonald, il protagonista riesce a ribaltare lo stereotipo di un rapporto famigliare non sempre ottimale. Insomma, come cestinare Little Miss Sunshine, che faceva del rapporto nipote-nonna una delle sue chiavi di lettura, con una semplice dichiarazione. La sceneggiatura si basa d'altronde molto sul triangolo formato da nonno, cane e nipote, ma tiene conto anche di uno humor molto anglosassone, inserendo qualche elemento anche fisico oltre che dialettico, con il guardiano notturno Jack che è chiamato, nel finale di pellicola, a vestire i panni di pagliaccio caciarone, con una comicità che inevitabilmente mira a strappare risate ilari ai bambini e non tanto agli adulti, per la poco credibilità del momento. Coraggioso l'elemento di suspence, là dove lo script ribalta quella che poteva essere l'intuizione più semplice e immediata verso il villain di turno, ma palesa l'antagonista della vicenda in maniera quasi del tutto dozzinale e approssimativa. Un colpo di scena, forse, troppo forzato.
Il grande successo della pellicola, però, MacDonald lo ottiene grazie all'ambientazione: lo scenario incontaminato dell'Australia, della costa di Middle Island, di questo appezzamento di terra raggiungibile semplicemente attraversando un pezzo d'oceano a piedi, una magia non tanto esotica quanto amena, che dirige dalla terra l'orchestra delle razze che popolano l'isola. Il risultato, che tra l'altro esalta la difficoltà rintracciata nel dover far coesistere pinguini con cani (e qui ci caliamo il cappello dinanzi al green screen e tecnologie annesse), è piacevole tanto per i bambini, che permangono al centro del pubblico, che per gli adulti, che non possono rimanere indifferenti dinanzi a una tale meraviglia.

Giotto, l'amico dei pinguini Giotto, l'amico dei pinguini è un documentario mancato, è un modo atipico di raccontare una storia vera e che avrebbe tutte le carte in regola per colpire qualsiasi fascia d'età; invece si perde nella necessità di fornire numerose morali alla favola che circonda Giotto e i suoi pinguini, cercando di essere sensibile e di sensibilizzare i bambini. Ne bastava una di morale, con qualche espediente più funzionale in fase di sceneggiatura per realizzare un film adatto anche agli adulti. Non si è voluto osare, la regia si è voluta accontentare, e questa è la più grave accusa che si fa all'intera produzione.

6

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