Incrociare i flussi è un'operazione davvero delicata. Lo sapeva bene il dottor Egon Spengler, uno dei quattro Acchiappafantasmi originali, in un film che ha indubbiamente fatto la storia grazie soprattutto ai suoi iconici e indimenticabili protagonisti, con frasi e comportamenti così memorabili da rimanere scolpiti nell'Olimpo del cinema. Ne è passato di ectoplasma sotto i ponti da quel 1984: un franchise, quello dei Ghostbusters, che non ha saputo reinventarsi al meglio nell'ultimo decennio (per approfondire vi conviene rimanere intrappolati nella nostra recensione del reboot di Ghostbusters, quello tutto al femminile). Per questo motivo il ritorno della saga, peraltro con protagonisti appartenenti a una nuova generazione, nonché diretto sequel delle due pellicole originali, non poteva che destare più di qualche dubbio sulla riuscita del progetto.
La scommessa di Ghostbusters: Afterlife (in italiano sarà Ghostbusters Legacy) sta proprio nella sua doppia anima: scrivere una pagina inedita della mitologia sugli Acchiappafantasmi, ma al tempo stesso rispettando quella classica. Eredità è la parola chiave di questo nuovo Ghostbusters, che vede alla regia Jason Reitman, figlio di Ivan, ovvero il regista del film datato 1984. Legacy è infatti un racconto generazionale, che affronta il tema del lascito in un'operazione nostalgia che ricorda molto l'approccio di J.J. Abrams alle guerre stellari con il suo Risveglio della Forza (se volete saltare nell'iperspazio, e recuperare la nostra recensione di Star Wars Il risveglio della Forza, accomodatevi!).
Dopo averlo visto in anteprima per la stampa alla Festa del Cinema di Roma 2021, possiamo dirvi che questo sequel (in sala dal prossimo 18 novembre) riesce nel suo intento, omaggiando con delicatezza il retaggio degli Acchiappafantasmi originali e la memoria del compianto Harold Ramis.
Ghostbusters Legacy: chi chiamerai?
Inizia tutto in una notte buia a Summerville. Una vettura sfreccia forsennata tra le campagne della sperduta cittadina in Oklahoma, sfuggendo a un'oscura forza invisibile intenzionata a seminare distruzione al suo passaggio.
Una figura a tutti ben nota lascia il veicolo per rifugiarsi nella sua abitazione, cercando di innescare una serie di trappole per lo spirito che intende prendersi la sua vita. Tuttavia, prima di andare incontro al suo destino, il nostro riesce nel suo intento, lasciando una serie di indizi per fronteggiare la minaccia invisibile che si appresta a dominare il mondo. Dopo questo prologo misterioso Ghostbusters Legacy ci presenta i protagonisti del racconto: è la storia di Phoebe (Mckenna Grace), e suo fratello Trevor (il Finn Wolfhard di Stranger Things), i pargoli di Callie Spengler. Quest'ultima è la figlia del dottor Egon Spengler, una madre single dalla vita difficile. Un improvviso sfratto costringe la famiglia a trasferirsi a Summerville, dove si trova l'unico lascito di Egon ai suoi eredti: un vecchio rudere immerso nelle campagne dell'Oklahoma. Una volta giunti sul posto, sarà la piccola Phoebe (che nell'aspetto, nel carattere e nelle sue inclinazioni sembra aver ereditato pienamente i geni di Egon) a intuire il vero significato dell'eredità di suo nonno.
Passo dopo passo, un mistero alla volta, la protagonista svela un'arcana profezia legata al ritorno degli spiriti sulla Terra: è affiancata da Podcast, un ragazzino ossessionato dal cospirazionismo, e da Gary (un ottimo Paul Rudd), insegnante ed esperto di sismologia, le cui ricerche si rivelano preziose per svelare una parte del mistero sepolto nelle viscere di Summerville. E nell'affrontare i pericoli all'orizzonte tra una dimensione e l'altra, i nuovi eroi del franchise di Ghostbusters ripercorrono le orme del gruppo originale, scavando nel mito degli Acchiappafantasmi e nei cuori di chi li ha amati.
L'eredità dei veri Ghostbusters
A differenza del reboot al femminile del 2016, Ghostbusters Legacy è in tutto e per tutto un sequel delle pellicole cult dell'84 e dell'89. Un'operazione nostalgia tanto classica nell'impostazione quanto efficace in vista del risultato finale. Jason Reitman percorre con enorme rispetto le orme del padre, in un primo atto che cerca di non ancorarsi eccessivamente al passato, calando l'ironia pungente dei primi Acchiappafantasmi in una modernità estremamente metacinematografica. Phoebe e i suoi amici guardano su YouTube vecchie clip del celebre gruppo, ne rivivono lo storico spot pubblicitario con tanto di numero di telefono, ne osservano le gesta grazie ai filmati rubati durante la famigerata ondata di fantasmi a New York di quasi quarant'anni prima.

Il lungometraggio percorre con decisione, e forse con leggera fretta, la premessa iniziale del racconto, per portarci subito nel proprio cuore narrativo: ritrovare vecchi oggetti, riconoscere glorie perdute, ridacchiare ed emozionarsi di fronte alle citazioni più disparate e sottili. E intanto portarci alla riscoperta del mito originale. Con gli occhi inconsapevoli di una nuova generazione, che maneggia gli zaini protonici e le trappole fantasma con l'ingenuità di chi vive una prima volta, e i sussulti di un pubblico più navigato, pronto a sentirsi nuovamente a casa di fronte al quantitativo immenso di citazioni visive e registiche all'opera originale di Reitman senior.
Ghostbusters Legacy si trasforma di minuto in minuto, fino a portarci verso un terzo atto che scuoterà i sentimenti del pubblico più forte di un uragano di protoni. Un finale che è anche un omaggio toccante e indimenticabile all'eredità di Harold Ramis, l'interprete di Spengler venuto a mancare nel 2014, e al quale peraltro la pellicola è interamente dedicata.
Nostalgia canaglia
Non tutto è completmente a fuoco nell'opera di Retiman junior, però. Ghostbusters Legacy è un film che vive delle ingenuità narrative di un cult popolare del secolo scorso, quasi a volerne imitare persino i difetti. È un racconto inevitabilmente derivativo del primo capitolo, colpevole soprattutto di una sostanziale mancanza di coraggio in fase di sceneggiatura.
Un'operazione nostalgia purissima, al punto che l'ultima parte dell'avventura assume quasi le sfumature di un remake del primo Ghostbusters. Una scelta sicuramente voluta, che tuttavia priva l'opera di un'identità propria, affidandone le sorti a un citazionismo sfrenato, onnipresente, addirittura necessario e centrale per la risoluzione della storia (non senza qualche piccola, ingenua forzatura di trama). Quasi un film evento, che nonostante i difetti narrativi sin qui descritti riesce comunque a risultare efficace e a emozionare chi coglierà ogni singola sfumatura di un omaggio che non è mai davvero invasivo. Ghostbusters Legacy è una celebrazione intelligente della saga originaria, capace soprattutto di restituirne le atmosfere grazie alla visione di Jason Reitman. A lezione dal padre, il regista restituisce lo stesso spirito dell'opera prima, guidando la macchina con asservita fedeltà ai movimenti di camera, all'espressionismo marcato e alle stranezze ectoplasmiche del suo storico predecessore.
Persino nell'effettistica, a tratti un po' plastica, Legacy cerca di restituire l'effetto abbastanza artigianale del classico, riuscendo a non stonare troppo sul versante artistico. Fino a un cast convincente, che accoglie la pungente eredità umoristica dei protagonisti originali dando vita a una chimica efficace e divertente.