Recensione Ghost Town

I fantasmi di Koepp fanno divertire, commuovere, innamorare

Recensione Ghost Town
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I fantasmi sembrano tornare di moda: dopo La rivolta delle ex e in attesa del nuovo Ghostbusters, ecco Ghost Town, frizzante commedia a metà tra il comico e il romantico, dal regista e sceneggiatore David Koepp. Autore di moltissimi blockbuster (Jurassic Park, Mission : Impossible, Spider-Man, il recentissimo e controverso Angeli e Demoni), Koepp, insieme a John Kamps, ha così ripreso e sviluppato l'idea classica dello “spirito in pena” che deve risolvere una questione lasciata in sospeso, prima di poter raggiungere l'aldilà. Aggiungendo sani tocchi di umorismo british e una spiccata (quanto inattesa) vena romantica al tutto.

Lui vede la gente morta...e questa gli rompe le scatole!

Sgattaiolare via dalle feste, trovare tutte le scuse immaginabili per stare da solo, avere come unica compagnia serale il cruciverba: ordinaria amministrazione per il dottor Bentram Pincus (Ricky Gervais), che trae estrema soddisfazione dallo zittire i pazienti del suo studio odontoiatrico applicando calchi dentali.
Cosa ci può essere di più fastidioso, per un sociopatico del genere, che essere costretto a relazionarsi non solo con gli esseri viventi, ma anche con i morti?
Decisamente nulla: eppure Pincus, dopo un'operazione chirurgica andata male durante la quale è rimasto clinicamente morto per sette minuti, ha acquisito la capacità di vedere e parlare con i fantasmi, che iniziano a stressarlo chiedendogli di risolvere per conto loro i propri “affari in sospeso”.
Uno di questi è Frank (Greg Kinnear) uomo d'affari recentemente scomparso, convinto che la sua missione sia quella di impedire alla sua vedova Gwen (Tèa Leoni) di sposarsi con la sua nuova fiamma, Richard (Billy Campbell).
Ed ecco svilupparsi il quadrilatero sentimentale più bizzarro degli ultimi anni...

Divertente ma anche tenero

Basterebbero questi due aggettivi a descrivere questo film: Koepp è riuscito a svecchiare una tematica già vista in tanti altri film senza scendere nel macchiettismo e senza eccedere col miele, come in tanti altre pellicole (anche famose) dalla tematica simile.
I suoi fantasmi sono tristi, ma sanno anche essere assai divertenti, grazie anche ad uno script ben realizzato, che porta avanti la storia in maniera non sempre lineare, ma che alla fine rivela uno scopo ben chiaro, in realtà, fin dal principio.
La regia, apparentemente di maniera, svela ogni tanto qualche colpo di classe, soprattutto nelle inquadrature: niente di magistrale, ma tutto scorre molto bene.
Il plauso maggiore va tuttavia agli attori: Gervais è alla sua prima prova da protagonista (lo ricordiamo tutti nella parte del puntiglioso direttore McPhee de Una notte al Museo), ma se la cava egregiamente nei panni del novello Scrooge ideato da Koepp. La Leoni e Kinnear, sebbene abbiano un curriculum ben più variegato del collega, non sono mai riusciti finora a sfondare, nonostante le doti che dimostrano anche in questo film: lui simpatico e sfrontato, geloso, ma anche un po' triste; lei romantica, ma cocciuta archeologa, molto femminile in tutti i suoi atteggiamenti.

Ghost Town Ghost Town non va sottovalutato: pur non essendo un capolavoro sotto nessun punto di vista, è un prodotto realizzato con cura, ben recitato, con molti spunti divertenti ma non volgari e una gradevole nota romantica di sottofondo a tutta la vicenda. In più, la colonna sonora è ottimamente scelta, ed è un vero piacere ascoltarla. Fossero tutti così i film estivi!

7

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