Recensione Ghost Rider

Tu... Sei colpevole!

Recensione Ghost Rider
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Non tutte le ciambelle riescono col buco

A Hollywood scarseggiano le idee. Alla Marvel abbondano di personaggi orfani di film a loro dedicati. Basta considerare questo per capire l’invasione di supereroi che stiamo, più o meno felicemente, vivendo. Il dato oggettivamente più complesso nel dare ad un eroe della carta un film degno è probabilmente il saper scegliere tra cosa è adatto alla trasposizione cinematografica e cosa deve rimanere tra le pagine del fumetto. Raimi in questo ha dato prova di grande saggezza, Johnson no. E non è nemmeno il più grave dei difetti del suo film.

Johnny Blaze (interpretato nella versione giovanile dal Matt Long, che successivamente passa il testimone a Nicholas Cage per la versione adulta) è un motociclista estremo che insieme al padre, Barton Blaze, organizza spericolate evoluzioni all’interno di fiere e circhi. E’ coinvolto in una storia d’amore con Roxanne Simpson (Raquel Alessi prima e Eva Mendez poi), con la quale pianifica una fuga per sfuggire alle avversità che la famiglia di lei oppone al loro rapporto.
Il padre di Blaze è purtroppo un accanito fumatore, e il cancro ai polmoni ben presto si manifesterà lasciando all’uomo poco da vivere. Sarà a quel punto che Johnny entrerà in contatto con Mefistofele (Peter Fonda), che promette di guarire il male del padre in cambio dell’anima del ragazzo. Stretto il patto, Mefistofele mostrerà la sua vera natura maligna, uccidendo il padre di Johnny poco dopo averlo guarito. Dopodichè esce momentaneamente di scena, preannunziando a Johnny il suo ritorno per riscuotere la sua parte. Gli anni passano, e Blaze nel frattempo si afferma come stunt motociclista di fama nazionale. I suoi numeri sono a dir poco estremi, gli incidenti in cui incorre spesso mortali, eppure si rialza sempre, senza nemmeno un graffio. Ma la tregua con Mefistofele scade, ed egli torna per dare a Blaze la missione corrispondente al prezzo del patto da loro stretto anni prima: riscuotere il contratto di San Venganza, che darebbe a Mefistofele il controllo di mille anime malvage (tale contratto era stato custodito e nascosto dal precedente Ghost Rider, vissuto nel 1850). Per farlo, dona a Blaze dei poteri demoniaci, che gli permettono di trasformarsi in un demone, il Ghost Rider. Ma Mefistofele non è l’unico interessato a tale documento: Black Heart, suo figlio, scende sulla Terra insieme a tre Angeli Caduti per tentare di impossessarsene, onde poter scatenare così l’inferno terrestre.

Ghost Rider è un film poco riuscito, inutile nascondersi dietro a un dito. L'opera, al di là delle differenze tra ciò che narra il fumetto rispetto a ciò che è stato appositamente riscritto, soffre di una grave crisi d’identità dovuta alla concomitanza di vari aspetti ben poco riusciti, tra cui regia e personaggi. Il caso di Johnny Blaze probabilmente è il più emblematico. Sia da giovane che da adulto risulta sempre poco credibile, ridicolo, forzato in tutti i suoi atteggiamenti, siano essi drammatici, eroici o ironici. Volendo esser eufemistici lo si può definire "neutro". Eva Mendez si ritrova ancora una volta dopo Hitch nella parte del cuore infranto, solo che ora dovrà concentrare tutti i suoi stati d’animo in una manciata di scene, passando così tra gli stati "lo amo/lo odio" con una rapidità imbarazzante.
Per ciò che concerne i malvagi, la situazione è la medesima, se non peggiore: al di là della caratterizzazione scadente, nessuno di loro riuscirà a regalarci un combattimento degno di nota. La loro fine per mano del Ghost Rider sarà anonima e scontata.
La regia dal canto suo non ha saputo dare un’impronta al film, né nel verso introspettivo, né in quello puramente spettacolare. Si è come in una sorta di continua approssimazione, in cui tutti gli spunti che una storia del genere poteva offrire (per quanto già abbondantemente sondati in altre opere) sono rimasti dove erano, senza uno straccio di tentativo di sviluppo. La sceneggiatura inoltre è ricca di buchi e sequenze malamente giustificate (non per nulla le prime riprese furono rimandate proprio per inconsistenza di quest’ultima), togliendo quel briciolo di credibilità che già un film tratto da fumetto fatica per sua natura ad acquisire. Persino nel finale la natura di Blaze viene fortemente distorta rispetto a ciò che è nell’opera originale, tutto per giustificare il già annunciato secondo capitolo. Nulla di incredibile, se si considera che alla direzione del tutto c’è un certo Mark Steve Johnson, tristemente noto per aver diretto Elektra e DareDevil, e Avi Arad, produttore della trilogia di Spider-Man, che ancor prima prima dell’uscita nelle sale del capitolo "conclusivo", ha già annunciato l’uscita nel 2009 del quarto film. Il vero supereroe dei tempi moderni ci dovrebbe difendere dal mostro del marketing.

Ghost Rider Come si diceva pocanzi, Ghost Rider è un film poco riuscito. Poco riuscito perché dovrebbe portare sullo schermo il senso di colpa di Blaze per ciò che ha scelto da giovane, ma il viso monoespressivo di Cage non aiuta nell’intento. Poco riuscito perché si dovrebbe porre al pubblico come film "al tritolo", ma le scene d’azione risultano essere "alla camomilla". Poco riuscito perché non c’è un personaggio, sia esso buono o cattivo, che riesca veramente a trasmettere qualcosa allo spettatore che non sia noia (cosa grave, considerandone l’origine fumettistica). Di momenti validi il film ne offre, ma si tratta di una manciata di secondi diluiti in due ore di pellicola, troppo poco per giustificare tutto quello che vi è nel mezzo. Carine le evoluzioni nella moto. Ben fatto il modello di Ghost in computer grafica. Mediocre tutto il resto.

6

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