Recensione Generation Um...

Il regista e sceneggiatore esordiente Mark Mann ci racconta in Generation Um... una giornata nelle vite di Keanu Reeves, Adelaide Clemens e Bojana Novakovic, anime perse in una New York che non fa sconti.

Recensione Generation Um...
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Cronaca di una giornata delle tormentate esistenze di John e delle sue due amiche / compari Mia e Violet. L'uomo, affetto da istinti cleptomani che lo conducono ad una forte depressione, vie in un piccolo appartamento col cugino mentre le due ragazze, che alloggiano in una bella casa a due piani, passano i loro momenti liberi tra alcool e droghe. Quando John ruba una videocamera decide di realizzare una sorta di documentario sulle due giovani, portandole a confessare i drammi del loro passato per arrivarne a comprendere meglio il carattere mentre Lily, forse, si accorge di provare qualcosa per lui.

Generazioni perdute

Ci sono film che nascono sbagliati sin dalla loro genesi e Generation Um... entra a pieno diritto nella categoria. Distribuito oltreoceano direttamente home video e per il mercato on demand, questo enorme pasticcio ideologico diretto dall'esordiente Mark Mann è stato, come vedremo giustamente, distrutto dalla critica americana e a conti fatti non è difficile comprenderne i motivi. Non basta infatti un colpo di scena finale sulla reale identità dei personaggi, amaro e spiazzante al contempo, a far rivalutare i novanta minuti precedenti nei quali non accade praticamente nulla. Il regista lascia volutamente da parte qualsiasi costruzione narrativa per trascinarci nel disagio e nei complessi del trio di protagonisti, anime disilluse e provate da una vita non certo tenera nei loro confronti, riprendendo Keanu Reeves e le belle Adelaide Clemens e Bojana Novakovic nelle piccole cose, dalla consumazione di un gelato all'ennesima sbronza giornaliera, senza preoccuparsi di orchestrare minimamente un plot degno di tal nome. Peccato che lo stile segua i peggiori autorialismi fini a loro stessi di certo cinema indipendente, sfruttando il furto della videocamera per propinarci nella seconda parte un'alternanza tra riprese classiche e POV style che appesantisce ancor di più la gestione del ritmo, ormai incanalatosi su pseudo-interviste in costante e pesante equilibrio tra divertimento e tristezza melodrammatica. Gli attori stessi, in balia di una sceneggiatura inesistente, si muovono come morti viventi provando ad infondere un minimo di personalità ai loro alter-ego filmici, impresa purtroppo resa impossibile dal vuoto pneumatico che caratterizza l'operazione dai titoli di testa a quelli di coda.

Generation Um... Ricordate il noto meme nel quale Keanu Reeves è seduto sconsolato su una panchina? Ebbene, Generation Um... può essere tranquillamente la rappresentazione su grande schermo di quell'immagine, tanto è forte il senso di profonda desolazione registica e narrativa che emerge dai novanta minuti di visione. Un non-film che, tolta la "sorpresa" finale, non dice (ma, cosa peggiore, non vuole proprio dire) assolutamente nulla nel lento dilungarsi di una giornata nelle turbolente e amare esistenze del trio di protagonisti, anime in pena quanto il coraggioso spettatore capace di arrivare sino ai titoli di coda.

3.5

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