Recensione Game of death

In blu-ray l'inedito Wesley Snipes d'azione

Recensione Game of death
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Sotto la produzione del Philippe Martinez regista di Wake of death, interpretato nel 2004 dal colosso belga Jean-Claude Van Damme, Wesley Snipes veste i panni di Marcus, agente della CIA sotto copertura incaricato di infiltrarsi nell'organizzazione di un importante trafficante d'armi per poi sgominarla insieme al vertice degli insospettabili finanziatori che sostiene il suo commercio di morte. Ed è sei mesi dopo, approfittando di un incontro per una grossa consegna di denaro, che si può ritenere finalmente pronto per assicurare alla giustizia i capi dell'organizzazione criminale; se non fosse per il fatto che una terribile verità viene improvvisamente fuori: la squadra d'appoggio della CIA che dovrebbe intervenire e coprirgli le spalle è molto più interessata ai cento milioni di dollari contenuti nelle valigette che a far sì che la giustizia trionfi.
Quindi, il facile pretesto per permettere al nero protagonista della serie vampiresca Blade di cimentarsi ancora una volta con l'action-movie; sicuramente il suo genere preferito, considerando il vasto curriculum comprendente, tra gli altri, Passenger 57-Terrore ad alta quota di Kevin Hooks e U.S. Marshalls-Caccia senza tregua di Stuart Baird.

Il blu-ray

Ma, l'elemento che maggiormente incuriosisce di questo inedito cinematografico lanciato nel mercato tricolore dell'alta definizione da Minerva pictures, risiede nel fatto che il regista sia l'italianissimo Giorgio Serafini, con un background prevalentemente legato al piccolo schermo nostrano (si va da Orgoglio a Il falco e la colomba, passando per Gente di mare).
E bisogna dire che, al confronto con mestieranti d'oltreoceano spesso dediti alla realizzazione di prodotti analoghi, non sembra affatto sfigurare nell'inscenare l'oltre ora e mezza di visione a base di sparatorie e violenti scontri corpo a corpo tempestata di volti più o meno noti della celluloide; dal veterano Robert Davi de I Goonies alla Zoe Bell del tarantiniano A prova di morte, passando per il Gary Daniels che concesse anima e corpo al Kenshiro di Fist of the north star, lungometraggio live action basato sul cartoon giapponese Ken il guerriero.
Ricco cast cui, nel ruolo di un sacerdote, si aggiunge anche l'Ernie Hudson del dittico Ghostbusters, nel corso di una vicenda che, una volta presentati i personaggi, trova anche il tempo di farli chiudere all'interno di un ospedale, un po' come accadde nel mitico Hard-boiled di John Woo.
Paragone, comunque, limitabile soltanto a questo aspetto, in quanto la pellicola di Serafini, come risulta evidente, non punta affatto a rimanere nella storia del genere, accontentandosi semplicemente di regalare ai seguaci del filone l'ennesimo campionario a basso costo di pistole che non si scaricano mai (come è giusto che sia, al fine di evitare il non indispensabile effetto realismo) e rivelazioni destinate a emergere in maniera progressiva; oltretutto infarcito d'impressionante e non indifferente dose di vittime innocenti.
Senza eccellere, ma lasciando sufficientemente soddisfatti; cosa che non sempre avviene quando si tratta di film d'azione che arrivano in Italia senza passare per le sale (si pensi solo al noiosissimo The hard corps, con il succitato Van Damme).
Anche se il disco non riserva alcun contenuto speciale.

Game of death Cosa succede se il roccioso black man dell’action-movie a stelle e strisce Wesley Snipes finisce davanti alla macchina da presa dell’italiano Giorgio Serafini, regista, tra l’altro, della fiction Orgoglio? Succede che, essendo la produzione del film in questione a stelle e strisce, quindi lontana dalle regole dello stantìo panorama cinematografico tricolore d’inizio terzo millennio, ciò che viene fuori è un elaborato d’azione sicuramente di modesta fattura, considerando che siamo nell’ambito del low budget, ma che fornisce sufficiente dose di botte da orbi e pallottole volanti. Senza lasciare delusi i seguaci del filone.

6

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