Frozen 2: Il segreto di Arendelle, la recensione del nuovo film Disney

Elsa, Anna, Kristoff, Sven e Olaf tornano in un sequel ambizioso, maturo, magico e mediamente riuscito, al netto di un drastico calo dell'effetto novità.

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Nel Fiordo di Arendelle regna la pace e l'armonia da tre anni, dopo gli eventi che in Frozen hanno riportato Elsa in città, al totale controllo dei suoi poteri di ghiaccio e alla scoperta dell'amore come forza più grande del mondo. Mentre la regina cerca dunque di proteggere il suo popolo, Anna desidera soltanto prendersi cura della sorella e starle accanto, aiutarla nei suoi difficili compiti da sovrana a rendere Arendelle un luogo colmo di gioia e vitalità.
Insieme a lei Kristoff, che vuole fare il grande passo e chiedere ad Anna di sposarlo, senza rinunciare ovviamente al suo lato più bambino e alla sua passione per le Renne. In stato d'inverno perenne, invece, Olaf non teme più di sciogliersi e matura quesiti esistenziali anche di una certa rilevanza, relativi alla crescita e al senso proprio della vita.

Un quadro obiettivamente idilliaco e fiabesco, che viene però interrotto da un richiamo soave che solo Elsa può sentire, come se fosse il canto di una sirena distante chilometri. Viene richiamata ma ha paura di rispondere, finché un giorno, improvvisamente, gli Spiriti del Vento, del Fuoco, dell'Acqua e della Terra si risvegliano, costringendo gli abitanti di Arendelle ad abbandonare il regno a causa della loro furia apparentemente immotivata.
Quando comprende di dover assolvere ai suoi doveri di protettrice del popolo e salvare la situazione, proprio Elsa decide di imbarcarsi in un viaggio verso i confini più a nord del reame per raggiungere la Foresta Incantata, un luogo considerato culla e anche tomba della magia norrena, dove molti decenni prima il compianto padre - ancora molto giovane - aveva partecipato a una spedizione di pace con la popolazione autoctona dei boschi, i Northuldi.
Sulle tracce di un grande mistero del passato e della verità sul ritorno degli Spiriti, Elsa, Anna, Kristoff, Sven e Olaff si avventurano così nella Foresta, con la speranza che questa volta i poteri della Regina di Ghiaccio siano sufficienti a sistemare la situazione.

Un passo dopo l'altro

Sei anni sono passati dalla Frozen Fever del 2013, e dopo una lunga attesa la Walt Disney Pictures è finalmente pronta a portare nelle sale di tutto il mondo il sequel di uno dei classici più amati dell'ultimo decennio. I tempi di produzione sono risultati decisamente lunghi e sospetti per qualcuno, ma a ben guardare sempre sei anni ci sono voluti - ad esempio - per Ralph Spacca Internet e probabilmente sempre sei ce ne vorranno per il sequel di Oceania, forse in uscita nel 2022. Tra l'evoluzione delle tecniche d'animazione digitale e un raccordo qualitativo tra le varie parti del progetto, dalla sceneggiatura ai testi delle canzoni fino alle musiche, sembra che lo sviluppo dei secondi capitoli dei nuovi classici non riesca a trovare corpo e finalizzazione prima di questo importante lasso di tempo, presumibilmente per non sbagliare a causa della fretta. L'idea intrigante ed estremamente funzionale di queste seconde storie cinematografiche, ad ogni modo, è che tutto parta da una tematica centrale, da un concept che si vuole espandere e approfondire, e in Frozen II - Il Segreto di Arendelle di Jennifer Lee e Chris Buck questo nucleo concettuale si concretizza nella sua totalità in un discorso di maturità, accettazione e crescita personale.

Non un prosieguo mellifluo e ridondante, insomma, ma un racconto che prende pregi e difetti del precedessore e li porta al livello successivo, quello più ambizioso, visivamente più adulto, dai contenuti importanti e ben amalgamati nel solito mix di forti emozioni, ritmo rifinito, tratti d'edulcorazione forzata verso l'infantilismo ed elementi musicali che si posano sul cuore di piccoli e grandi spettatori con la naturale grazia di un fiocco di neve.
È tutto al posto giusto per non deludere le aspettative, un sequel figlio dei suoi tempi, che porta avanti anche con estrema grazia e delicatezza un'attuale riflessione sull'evoluzione ed emancipazione della donna e sui legami familiari più saldi, sfruttando in particolar modo la figura di Anna per analizzare e superare un rapporto di amore co-dipendente a volte anche molto sofferto.

Il filo conduttore dell'opera è la tensione verso il futuro, tra speranze, incognite e la paura di un cambiamento radicale (anche climatico: il rapporto uomo-natura è ben rintracciabile), di scoprirsi forse più deboli del previsto o di sentirsi magari più forti del dovuto.
Il fatto è che sta a ognuno di noi scoprire la propria strada, e se nel primo Frozen le due sorelle cominciavano semplicemente questo percorso di sviluppo caratteriale, ne Il segreto di Arendelle i dubbi e le incertezze della crescita maturano nei loro cuori come rose colme di spine, di ancestrale bellezza ma da cogliere con attenzione. Un passo dopo l'altro, comunque, si procede in avanti acquisendo sempre più coraggio e sicurezza, Elsa e Anna come anche Olaf o Kristoff, entrambi pronti a maturare definitivamente.

Le stagioni della vita

Jennifer Lee e Chris Buck confezionano un sequel decisamente riuscito che si perde leggermente nelle sue stesse ambizioni. Lato tecnico e animato c'è poco da dire: quello che vediamo in Frozen II è l'evoluzione precisa e rifinita al dettaglio delle basi del primo capitolo, con il rendering cinematografico di protagonisti, luoghi e dinamiche d'azione di grande impatto scenico. Specie quando si inizia a giocare con il contrasto caldo freddo dei colori, di un autunno che abbraccia convinto i tratti invernali meglio conosciuti sei anni fa, il film tira fuori il meglio della sua estetica, regalando alcuni scorci evocativi interamente da contemplare ma anche intensi momenti d'intimità emotiva o spassosi e divertenti. Al contrario, quando si scende nell'anima più dark e combattiva del titolo, Il segreto di Arendelle sfrutta Elsa come motore per alimentare un impianto epico qui più marcato rispetto al predecessore, mettendo la protagonista direttamente al centro del pericolo e dell'azione, rendendola vera supereroina, indomabile e valorosa regina guerriera.

Si alza l'asticella dello spettacolo e dell'azione per lasciare che il franchise si spogli ancora di più di quello strato di leggerezza che continua comunque a cadere sulle spalle della produzione, che non rinuncia infatti a sfruttare il simpatico Olaf e lo sbadato Kristoff come perni principali per far leva sul sorriso dell'audience, grande o piccola che sia.
Frozen II resta una storia aperta a ogni età, che non si prefigge un obiettivo strettamente e fastidiosamente pedagogico o moralizzante ma che usa i propri personaggi, le diverse relazioni e i vari sviluppi narrativi della trama per elaborare un ragionamento efficace sulle interconnessioni e le ambiguità che ci rendono umani, tutto ben veicolato dal solito e leggero impianto espositivo della Disney.

Il problema di questa ambizione resta il paragone con il primo capitolo. Frozen II: Il segreto di Arendelle è sì più grande, esplorativo, forse persino più corale e vario, ma sembra quasi disperdere un minuto dopo l'altro molta della magia dell'opera che l'ha preceduto. Non si avverte la stessa sensazione di meraviglia e stupore ed è soprattutto la prima parte a risultare quasi un elemento obbligato di raccordo.

Tutto molto bello e incisivo, anche se l'aggiunta di situazioni molto più complesse e organizzate e il bisogno di andare oltre Arendelle, di superare le già note dinamiche approfondite in un lungometraggio e due corti, hanno costretto Lee e Buck ad allargare spazi e volume della saga, a creare anche otto nuove canzoni originali che potessero andare a sfidare quelle ormai iconiche e amatissime di Frozen, quasi fosse un obbligo verso il pubblico e verso se stessi.

Ebbene, quelle veramente penetranti per arrangiamento, concezione, esecuzione e testo sono quattro, di cui una è la già conosciuta Into the Unknown, accompagnata da Some Things Never Change, Lost in the Woods (il taglio da scadente videoclip è voluto e dissacrante) e in particolar modo dalla meravigliosa Show Yourself cantata da Idina Menzel ed Evan Rachel Wood (la nuova Let It Go, segnatevelo). Pur nella loro bontà, le altre tracce risultano presto dimenticabili, mentre quelle annoverate sopra riescono a combattere più o meno ad armi pari con quelle di sei anni fa, anche se dal paragone ne escono al massimo allo stesso livello.
Nel bene e nel male, dunque, Il Segreto di Arendelle porta avanti la tradizione classica e fiabesca di Frozen, ampliando enormemente la mitologia di natura norrena dei territori danesi e restando fedele all'anima dei suoi personaggi, lasciando che una sferzata d'autunno colori con tinte pastello la primavera caratteriale dei quattro protagonisti figli dell'inverno, tra popoli della nebbia, spiriti incantati, segreti celati e un cuore pulsante di musica, buoni sentimenti e passione.

Frozen II - Il segreto di Arendelle Oltrepassando i confini a Nord del Regno di Arendelle, alla scoperta della culla e tomba della magia norrena, in un viaggio irto di pericoli e volto alla crescita personale e alla salvezza del Fiordo, con Frozen II - Il segreto di Arendelle, Jennifer Lee e Chris Buck riescono a confezionare un sequel più grande e ambizioso del predecessore, con un impianto tecnico fisiologicamente migliore ed evoluto, un'epica più adulta e matura e il solito mix funzionale di commedia, emozioni e ricercati momenti musicali. Stiamo parlando di un secondo capitolo che prende pregi e difetti di uno dei film più amati e cantati degli ultimi anni e li porta al livello successivo, senza risultare mellifluo e fuori forma ma nemmeno capace di superare l'incanto e il fascino del predecessore. Delle nuove canzoni, soprattutto quattro riescono a imprimersi nel cuore e nella mente per composizione, esecuzione, arrangiamento e testo (per noi Show Yourself è la nuova Let It Go); le restanti sono più che altro funzionali alle tematiche e agli sviluppi narrativi, comunque incisivi e molto attuali come la co-dipendenza, il rapporto uomo-natura e la paura del cambiamento, del futuro, spauracchio principale dei millennials e della Generazione Z. Un abbraccio autunnale dai colori pastello che sferza con decisione la primavera caratteriale dei quattro protagonisti figli dell'Inverno, che lascia ancora una volta che siano passione, musica ed emozioni a parlare al grande pubblico.

7.5

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