Recensione Frontiers - Ai Confini dell'Inferno

L'orrore senza frontiere

Recensione Frontiers - Ai Confini dell'Inferno
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Farà molto male

Arrivato in Italia un anno dopo il suo debutto in Francia e in versione non censurata, Frontiers è un horror sadico e malato vietato ai minori di anni 18; brutale esponente francese del genere survival hardcore. Il regista, nonché sceneggiatore della pellicola, non ha un volto conosciuto, ma, per i fanatici dell'assassino Hitman, videogioco di successo firmato IO interactive, il suo nome non passerà comunque inosservato.
Xavier Gens ha iniziato la sua carriera di cineasta realizzando, in collaborazione con Europa Corp. - società di produzione di Luc Besson - un horror politico di difficile gestazione, deliberatamente splatteriano e spiccatamente citazionistico. Dopo aver diretto più di 30 video musicali, le proposte per film potenzialmente di successo non sono mancate. Tuttavia Gens rispetta le sue inclinazioni personali, soprattutto nel modo di fare cinema viscerale e propugna un sostanziale cambiamento della cinematografia francese, la quale non vede di buon occhio pellicole di matrice violenta. Così Frontiers nasce tra mille difficoltà economiche nonostante il cast tecnico e artistico dietro al progetto creda fortemente in esso. Alla fine si concretizza con un budget misero - appena tre milioni di dollari - e in Francia viene acclamato dalla critica come uno dei migliori horror degli ultimi anni. Nella tradizione di film quali Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi, Frontiers è, in effetti, truculento e vomitevole (nel senso più "stimolante" del termine) e richiama a gran voce i classici del passato che hanno scritto la storia del genere.

L'ostello dell'orrore

Una banda di ragazzi compie un furto per scappare da una condizione sociale insostenibile. Il candidato dell'estrema destra sta per vincere le elezioni presidenziali e ciò causa continue rivolte. La Francia non è più un luogo sicuro dove poter vivere e riprodursi - Yasmine, unica ragazza presente nel gruppo, aspetta un bambino - così decidono di trasferirsi in Belgio. Preso il malloppo, fuggono inseguiti dalla polizia ma sono costretti a dividersi. Due ragazzi si dirigono verso la frontiera riuscendo a rifugiarsi in un ostello semi abbandonato mentre gli altri due portano in ospedale un compagno ferito. L'atmosfera del caseggiato è particolare, si respira un'aria malsana e chi lo gestisce, non sembra preoccuparsi molto del dare massima ospitalità. L'ostello è gestito da due sorelle di bella presenza, di poche parole e decisamente ambigue. La situazione provoca inizialmente una reazione spavalda nei confronti di quelle persone così strane fino a quando i malcapitati non scoprono un orribile segreto che li convincerà a scappare al più presto. Ma ormai è troppo tardi...

Non c'è fuga senza coraggio

Il torture porn è rinato (sia in termini di linguaggio che di violenza) con l'avvento della serie Saw - L'enigmista la quale ha poi suggerito a Eli Roth la strada da seguire per Hostel. Entrambi i film fanno leva sull'orrore scenografico, sulla violenza fine a se stessa e la raccontano attraverso un uso smodato di sangue contrapposto alla bellezza di giovani attori. La sostanziale differenza che allontana Frontiers dalle restanti pellicole menzionate è l'inusuale incipit, che sembra voler rinnegare la sua stessa natura. Durante la prima sequenza, la voce narrante di una donna lancia quello che poi diventerà il motore scatenante di una crudeltà inaudita:

“Mi chiamo Yasmin. Sono incinta di tre mesi. Si dice che ognuno di noi è nato uguale secondo la legge. Non è quello che succede nel mio mondo. Chi vorrebbe nascere tra caos e odio? Ho deciso di proteggere il mio bambino dal male.”

L'amore di una madre nei confronti del proprio pargolo è una forza centrifuga capace di sottostare a certe regole fino a un certo punto, superate le quali la sopravvivenza, rivolta alla salvaguardia del proprio fisico, collima con la salvezza del proprio figlio. Se ciò determina un valore emozionale, la violenza esagerata ne soffoca il potenziale, compromettendone in parte il messaggio. Situazioni di cattivo gusto non mancheranno di inorridire: tendini recisi, martellate sulla testa e bagni nelle feci saranno solo un primo antipasto, che verrà comunque servito dopo una prima parte che si preoccupa di raccontare ciò che motiva i personaggi a continuare il loro folle cammino.
L'ostello della morte è un luogo entro il quale l'insensatezza comportamentale non solo regna sovrana ma si nutre della curiosità dei suoi visitatori. Rappresenta inoltre l'orrore fascista dello sterminio, personificata dal patriarca dittatore. Quello inscenato dal cineasta francese è un divertimento apertamente cattivo e sovversivo, a tratti claustrofobico e destabilizzante. Adatto agli stomaci forti e a coloro i quali sappiano ben interpretarne la violenza insita nel suo concept nei limiti dell'entertainment scenografico.

Frontiers Tra continui rimandi a opere di Tobe Hooper, Wes Craven, David Cronemberg, Paul Verhoeven, George Romero, Rob Zombie e Pier Paolo Pasolini, Xavier Gens sviluppa un film inclassificabile, che si nutre di storia cinematografica passata e presente ma che finisce per dimenticare più volte la sua vera identità. Frontiers è comunque un film teso e coinvolgente, ricco di spunti interessanti soffocati da uno script superficiale, incapace di raccontarsi con originalità. Farà la gioia dei fanatici del torture porn sebbene cada nell'errore più grande di incastrare goffamente tematiche sociali e politiche che di fatto ne banalizzano il risultato.

6

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