Recensione Franklyn

Quattro storie, quattro vite, due realtà.

Recensione Franklyn
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"Questa notte ucciderò un uomo"

La Fine.
Per analizzare Franklyn a pieno dobbiamo iniziare dalla fine (non preoccupatevi, non la sveleremo), ma tramite essa, e in particolare con il dolly finale (macchina da presa montata su un carrello e/o braccio estensibile) lo spettatore riesce a cogliere l'essenza e l'anima di Franklyn.
Si potrebbe pensare che in quella scena, e in generale per tutto il resto del film, il regista Gerald McMorrow stipuli un forte debito citazionistico con Blade Runner.
Ma come ci insegna lo stesso autore, tutto è apparenza e bisogna scavare per cogliere il vero significato delle cose.
E allora scaviamo.
Franklyn ha due potenti forze genitrici alle spalle alle quali deve le sue principali caratteristiche.
La prima è il regista (anche sceneggiatore) che ha saputo trasmettere ad ogni frame la sua verve senza oscurare gli attori, ma anzi rapendoli dalla realtà per inserirli nella sua immaginazione. Encomiabile.
La seconda "Forza Genitrice" risiede in una persona che forse non ha nemmeno visto la pellicola, che non ha contattato nessuno e che forse ora si sta chiedendo "cosa è successo?".
Intendiamo Alan Moore.
Quelli che lo conoscono solo tramite i film tratti dalle sue Graphic Novel, se ne facciano una ragione: non lo conoscete.
Ma per i fortunati che hanno potuto seguire la carriera di Moore, si accorgeranno presto durante la visione di Franklyn di quanto il clima che si respira nel film sia una ode al suo lavoro.
Lo stesso Johnathan Preest (sottigliezza linguistica inglese, Preest si pronuncia come Priest, prete.) unico ateo in un mondo governato dalla religione, sembra sfuggito alla mente di Moore.
Guardando la pellicola, tuttavia, un altro artista letterario giunge al livello conscio, tanto numerose (e sicuramente involontarie) sono le citazioni che lo riguardano.
Franklyn riesce a evocare le stesse emozioni angoscianti del (sottovalutato) scrittore italiano Valerio Evangelisti, creatore del famoso personaggio Nicholas Eymerich e pioniere del "Fantasy Italiano".
Le due forze si combinano per generare una creatura deforme, malinconica, ma al contempo stupefacente.

"Sei un cane Sciolto"

Quattro storie, Quattro vite, due realtà.
Preest, un vigilante mascherato (Ryan Philippe).
Esser un uomo alla ricerca del figlio (Bernard Hill).
Milo,un uomo alla ricerca del primo amore (Sam RIley) e Emilia una giovane pittrice depressa (Eva Green).
Dei protagonisti solo Preest vive in una Londra alternativa governata da una tirannia religiosa, un mondo senza giustizia e oppresso.
Mentre gli altri conducono le loro vite nella Londra di tutti i giorni; trame che si intrecciano, si sfiorano, ma non si legano.
I protagonisti sembrano destinati alla sofferenza, ma un proiettile, cambierà le loro vite.
A volte la risposta ai quesiti più grandi è molto semplice.

"La Distopia"

Franklyn è una pellicola ingannevole, ma questo non è un male.
Da principio suggerisce un tono di lettura completamente diverso rispetto alle pieghe prese dalla trama al centro e sul finale del film. Un insieme di emozioni scure che si alternano a momenti di grigiore, scenografie che strappano lo spettatore dal luogo nel quale ha sempre creduto di vivere e lo trascinano (contro la sua volontà, Franklyn è così) in un universo psicotico, non terrorizzante, ma curioso.
Musiche in crescendo che evitano la semplice retorica dell'epicità per puntare più in alto, per riuscire a sfiorare la sinfonia.
Le note scritte da Joby Talbot (Guida galattica per Autostoppisti, Son of Rambow) trascendono lo spettacolare, non per l'enfasi, non per l'esecuzione, ma per l'incredibile alchimia che riescono a creare con le immagini, in particolare nella scena finale.
Gerald McMorrow ci illustra la sua nuova distopia (che, lo ricordiamo, è il contrario di utopia) ispirata al suo primo cortometraggio del 2002 Thespian X, e già al suo film d'apertura primeggia.
Forse ha ancora uno stile "rozzo", ma come opera prima Franklyn rimane di un arguzia fenomenale.
Nonostante alcune lievi cadute di stile (un ralenty inutile nell'unico combattimento del film) McMorrow riesce sempre a cadere in piedi, dimostrando (come fece ai tempi Shyamalan con il suo ottimo Unbreakble) che i migliori film dal clima fumettistico non sono quelli tratti dagli stessi.
Il cast è ben nutrito, e l'impressione che trasmette è quella di "credere nel progetto": si impegnano tutti, ma con diversi risultati.
La bella Eva Green, risulta maturata rispetto alle sue precedenti interpretazioni, dimostrando al pubblico non solo di essere eclettica, ma anche di riuscire nei ruoli malinconici e drammatici.
Sam Riley, al suo primo film, non spicca per particolari abilità, ma sicuramente riesce a farsi ricordare, dato che probabilmente interpreta un personaggio molto simile alla sua indole.
Ryan Phillippe (il ruolo doveva essere di Ewan McGreror ma poi ha rifiutato per un incidente alla spalla) risulta l'unico un po' legnoso, quasi al limite della naturalezza, ma riesce a salvarsi all'ultimo con la performance finale.
Niente da dire invece del "grande vecchio" Bernard Hill (Re Theoden di Rohan in "The Lord of the Rings") che ci regala un'interpretazione ottima, forse un po' "sacrificata", ma sicuramente credibile.

Franklyn Franklyn è una pellicola molto complicata, richiede una forte profondità d'animo per essere compresa con pienezza. La stessa profondità che il cast e lo staff hanno messo in ogni scena. Franklyn con poche possibilità diventerà un successo al botteghino, ma sicuramente per alcuni diverrà un film da ricordare.

7.5

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