Recensione Forza Maggiore

Dalla svezia un dramma sentimentale che mette in luce tutta la fragilità dell'equilibrio relazionale

Recensione Forza Maggiore
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Una bella famiglia svedese parte per una settimana bianca sulle Alpi francesi con l'obiettivo di distrarsi e (soprattutto) trascorrere un po' di tempo insieme lontano dal lavoro e dagli impegni di sempre. Il clima, le piste, l'albergo, tutto sembra perfetto e il quadretto famigliare è presto fotografato in tutto il suo idillio. Eppure, durante una delle consuete pause pranzo presso uno chalet d'alta montagna dotato di spettacolare vista panoramica sulle piste, una potenziale valanga minaccerà di travolgere l'intera famiglia. Ma se di fronte all'imprevisto, all'evento di forza maggiore, lei (Ebba) si precipiterà verso i figli per metterli al riparo, sarà invece lui, il capo famiglia, l'uomo di casa (Tomas) a fuggire a gambe levate dopo aver velocemente raccolto le sue cose (occhiali e cellulare). La valanga, infine, si dissolverà in un'enorme nube bianca, ma saranno la relazione e il suo presupposto di fiducia a venir, invece, letteralmente travolti dall'evento. Fermi su due posizioni discordanti e opposte (Ebba colpevolizza Tomas di esser fuggito senza preoccuparsi di lei e dei figli, mentre Tomas tende a minimizzare/rimuovere l'accaduto), i due coniugi precipiteranno dunque in una profonda crisi, davanti agli occhi smarriti e spaventati dei due figli. Sarà poi l'arrivo di una coppia di amici ad ampliare il dibattito sull'evento in una discussione molto più generica sulle alternative del maschio solidale o menefreghista.

La crisi di coppia come una valanga

Lo svedese Ruben Östlund firma con Forza Maggiore (presentato nella sezione Un certain regard al Festival di Cannes 2014) una sorta di dramma famigliare che esplora tutte le fragilità di un rapporto di coppia messo in crisi da un improvviso crollo di fiducia nel partner e dalla messa in discussione della figura genitoriale/maschile nel suo ruolo di protettore della famiglia. Östlund realizza un film energico, sospeso tra il freddo accogliente della splendida località sciistica e il raggelante senso di perdita di quell'armonia famigliare che si è cercato di costruire mettendo in campo anni di sacrifici ed energie. All'interno dei dialoghi, taglienti ma anche sottilmente ironici, che si andranno sviluppando tra i due (e poi quattro) adulti, s'inserisce poi il dramma ancora più forte dell'occhio bambino che percepisce con grande senso di minaccia ("Ho paura che divorziate") la rottura improvvisa dell'armonia genitoriale. Ma è proprio tramite il dialogo, insinuante e doloroso, che il regista svedese tratteggia con grande forza (e anche) realismo, la complessità di un iter mentale capace di prendere derive (quasi) irrisolvibili. Nella parole di Ebba così come nei dinieghi e nei silenzi di Tomas, scava così il tarlo di una crisi che metterà poi in discussione non solo (nello specifico) la solidità dei rapporti, ma anche (soprattutto) i valori alla base di essi. Il 41enne regista svedese dimostra dunque grande abilità nel raccordare le fila di un ‘materiale umano' assai delicato e fragile, conducendolo attraverso il terreno dissestato di un fuori pista emotivo. Al di là di quello che sarà poi l'esito degli eventi, Turist lascia comunque sospeso nell'aria un generico senso di smarrimento legato a doppio filo alla realtà di un equilibrio relazionale/famigliare sempre troppo facilmente (e velocemente) incrinabile.

Forza Maggiore Il regista svedese Ruben Östlund racconta il processo di crisi relazionale/famigliare cui andranno soggetti due giovani coniugi dopo che un evento di ‘forza maggiore’ avrà messo a repentaglio le loro vite. Proprio come una valanga Östlund descrive con grande forza e linearità l’avvento di uno stato di crisi indotto da un crollo di reciproca fiducia che i protagonisti dovranno attraversare nella speranza di riemergerne lentamente. Una sorta di thriller dei sentimenti con un’ottima tenuta narrativa e dialogica.

7

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