Recensione Forrest Gump

Rivive per il ventesimo anniversario il classico moderno di Robert Zemeckis

Recensione Forrest Gump
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È l'inizio degli anni '80, e su una panchina ai lati della strada un buffo quarantenne con evidenti carenze intellettive di nome Forrest Gump intrattiene/infastidisce i suoi vicini di posto con la storia della sua vita. Comincia a raccontare di quando, da bambino, veniva preso in giro da tutti per il suo poco acume e per i suoi problemi deambulatori, almeno fino a quando non ha fatto amicizia con la decisa coetanea Jenny e ha scoperto di avere, in realtà, un inaspettato talento per la corsa. Sarà solo la prima di un'incredibile sequela di scoperte ed incontri che si avvicenderanno per i successivi trent'anni, mentre Forrest incontrerà numerose celebrità dello spettacolo e della politica (da Elvis a John Lennon, da Kennedy a Nixon), diverrà una stella del football e del ping-pong, un eroe di guerra e un multimilionario. Ma tutto grazie, diversamente a quanto sarebbe lecito aspettarsi, al suo buon cuore e alla sua ingenuità: di gran parte delle imprese che ha compiuto, Forrest serba il ricordo e il piacere di raccontarlo, ma sta ai suoi ascoltatori capire la vera importanza di questi straordinari accadimenti di cui divengono testimoni indiretti.

Mamma diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni


Sei premi Oscar su tredici nomination, tre Golden Globe e fama imperitura presso il grande pubblico: questo l'exploit di Forrest Gump, apice della carriera di un Robert Zemeckis che già aveva regalato alla Settima Arte capolavori quali la saga di Ritorno al Futuro e Chi ha incastrato Roger Rabbit. Sono passati ormai vent'anni dall'uscita del film ma l'eco delle citazioni tratte da esso non accenna ad estinguersi: Forrest (e il suo interprete Tom Hanks, in uno dei suoi ruoli più iconici) inanela una lunga sequenza di frasi ad effetto che tutti ricordano e, a volte, utilizzano anche. E quando succede una cosa del genere vuol dire che il film in questione ormai trascende a memoria pubblica, al di là di tutto il resto.
Forrest Gump è un film che affascina, intrattiene e, soprattutto, commuove. Il che è un suo grande pregio ma, al contempo, anche il suo più grande difetto. Inutile dire che la melensaggine di alcuni passaggi lo ha reso inviso a una fetta di pubblico poco propenso ad accettare simili “favole” intrise di buonismo e patriottismo a buon mercato (sebbene Zemeckis non risparmi poco velate critiche alla società americana tramite il suo innocente protagonista). Quel che accade a Forrest è davvero eccessivo, impossibile, assurdo... e per questo è un personaggio che si ama o si odia, e che di certo ha segnato anche una certa tendenza (relativamente latente fino ad allora ma successivamente sempre più marcata grazie anche ai personaggi portati su schermo da Tom Hanks) dell'Academy a premiare film con protagonisti ai margini della società che vivono avventure “larger than life”. Vedasi Vita di Pi, 12 anni schiavo, The Millionaire... il pubblico vuole sognare di grandi riscatti e tifare per gli outsider. E se scegliamo di farlo, non possiamo non schierarci in primis dalla parte del tenero Forrest.

Forrest Gump Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Winston Groom, Forrest Gump è un classico moderno che vanta le toccanti interpretazioni di attori di ottimo calibro come Robin Wright, Gary Sinise e Sally Field, oltre naturalmente a Tom Hanks, che trionfa vincendo il Premio Oscar come migliore attore per il secondo anno consecutivo proprio grazie al film di Zemeckis (l'anno precedente fu per Philadelphia). È vero, le vicende sono assolutamente surreali e in fondo Forrest è solo un eroe per caso che “diventa multimilionario solo facendo tutto quello che gli altri gli dicono di fare” ma è a suo modo un vincente e rimarrà sempre nei nostri cuori.

7.5

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